Non è una banale
influenza
Ma non è
nemmeno
la peste...
La paura sta mettendo a soqquadro il nord Italia. È più che giuisto isolare e prevenire il contagio, ma occorre mantenere la calma. È nei momenti bui che serve la serenità .
Il 23 Febbraio sarà una data da ricercare. Il Coronavirus ha messo letteralmente a soqquadro il nord d’Italia, tanto da aver creato una situazione totalmente surreale. Sembra di stare dentro un libro di storia, di leggere notizie di Paesi lontani; eppure eccoci qui. Sui giornali e sui social è gia una guerra a chi cerca il colpevole, come se fosse sempre doveroso e giusto trovarne uno.
Un'immagine ipotetica del Coronavirus
Basta entrare in qualche sito, o in qualche profilo Facebook per leggere di negozi cinesi bruciati, di politici che si accusano a vicenda per capire che con il Coronavirus è arrivata anche la paura. Già la paura; un sentimento talmente involontario e talmente ingestibile che forse è quello che più ci accomuna agli altri animali. La paura tira fuori la bestialità degli esseri umani, la paura genera l’egoismo, il pregiudizio, l’allontanamento. La paura genera l’odio. E il tuo nuovo nemico può diventare anche quello che fino a ieri era tuo fratello.
Eppure può tornare in mente una frase che a scuola tutti abbiamo sentito, ma che abbiamo preso sempre come una frase fatta, come un modo di dire, come una banalità. La storia si ripete. Ed è proprio vero, infatti eccoci qui, con concittadini rinchiusi, reclusi e in quarantena, avvolti nella paura, avvolti nell’incertezza. La storia si ripete: eccole passare davanti ai nostri occhi le pagine dei libri con le immagini della peste nera a Venezia, dei Promessi sposi con la peste a Milano, dell’influenza spagnola. Gli untori sono diventati i pazienti zero, gli appestati sono diventati i cinesi.
Forse saremo superficiali o sciocchi a dire: è soltanto un influenza! Ogni giorno nella settimana di punta muoiono in Italia 270 persone di influenza, di comune e banalissima influenza. Ogni anno circa 8 milioni di italiani restano a letto con la febbre alta per una comune influenza.
Ora questa "influenza" rischia veramente di fare più danni con la paura che con il suo decorso infettivo. Siamo di fronte ad un'epidemia che va prevenuta ma che sembra attivare un altro istinto dell’uomo: quello della sopravvivenza. Non cediamo agli istinti; pensiamo. Cerchiamo di essere prudenti, non drastici. Cerchiamo di curare questa malattia, non di alimentarne un’alta: l’odio.
Per quelle persone che oggi sono in quarantena forzata, per quelle cittadine isolate, bloccate e in stato di totale paura non possiamo che dire:
«La serenità la si può trovare anche nei momenti più bui, sempre che qualcuno si ricordi di accendere la luce».
Un'immagine ipotetica del Coronavirus
Basta entrare in qualche sito, o in qualche profilo Facebook per leggere di negozi cinesi bruciati, di politici che si accusano a vicenda per capire che con il Coronavirus è arrivata anche la paura. Già la paura; un sentimento talmente involontario e talmente ingestibile che forse è quello che più ci accomuna agli altri animali. La paura tira fuori la bestialità degli esseri umani, la paura genera l’egoismo, il pregiudizio, l’allontanamento. La paura genera l’odio. E il tuo nuovo nemico può diventare anche quello che fino a ieri era tuo fratello.
Eppure può tornare in mente una frase che a scuola tutti abbiamo sentito, ma che abbiamo preso sempre come una frase fatta, come un modo di dire, come una banalità. La storia si ripete. Ed è proprio vero, infatti eccoci qui, con concittadini rinchiusi, reclusi e in quarantena, avvolti nella paura, avvolti nell’incertezza. La storia si ripete: eccole passare davanti ai nostri occhi le pagine dei libri con le immagini della peste nera a Venezia, dei Promessi sposi con la peste a Milano, dell’influenza spagnola. Gli untori sono diventati i pazienti zero, gli appestati sono diventati i cinesi.
Forse saremo superficiali o sciocchi a dire: è soltanto un influenza! Ogni giorno nella settimana di punta muoiono in Italia 270 persone di influenza, di comune e banalissima influenza. Ogni anno circa 8 milioni di italiani restano a letto con la febbre alta per una comune influenza.
Ora questa "influenza" rischia veramente di fare più danni con la paura che con il suo decorso infettivo. Siamo di fronte ad un'epidemia che va prevenuta ma che sembra attivare un altro istinto dell’uomo: quello della sopravvivenza. Non cediamo agli istinti; pensiamo. Cerchiamo di essere prudenti, non drastici. Cerchiamo di curare questa malattia, non di alimentarne un’alta: l’odio.
Per quelle persone che oggi sono in quarantena forzata, per quelle cittadine isolate, bloccate e in stato di totale paura non possiamo che dire:
«La serenità la si può trovare anche nei momenti più bui, sempre che qualcuno si ricordi di accendere la luce».
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