Negozi chiusi, Confcommercio:
«Così rischiano l’estinzione»
Il Coronavirus ha portato alcune Regioni a imporre la chiusura di una parte delle attività commerciali.
La messa in quarantena, allerta il presidente Carlo Sangalli, rischia però di mettere ko le stesse imprese.
Il presidente di Confcommercio Milano Carlo Sangalli mette in guardia il mondo del commercio sul provvedimento preso da alcune Regioni che hanno deciso di limitare il più possibile il lavoro delle attività commerciali per contrastare la diffusione del Coronavirus (leggi qui tutti i provvedimenti regione per regione).
Le associazioni di categoria si sono già mosse per limitare i danni alla salute delle imprese il più possibile. È stata chiesta la cassa integrazione per le aziende coinvolte dalla crisi e la sospensione dei pagamenti legati alle prossime scadenze fiscali. «La risposta del Governo - ha detto Sangalli al Corriere - è per ora in linea con il livello di emergenza. Si dovrebbe andare verso la sospensione delle scadenze contributive e fiscali, l’estensione del Fis (Fondo integrazioni salariali) alle micro e piccole imprese e l’attivazione della Cassa in deroga per le altre. Inoltre è importante il confronto con il sistema bancario per arrivare a una moratoria anche sul versante dei mutui».
Tra i settori maggiormente colpiti dall’effetto Coronavirus, il turismo: «I viaggi d’affari rischiano la paralisi, così come le centinaia di imprese legate all’organizzazione delle gite scolastiche. Dalla diffusione dell’epidemia l’allarme è rosso anche per il settore alberghiero. Da ieri a Milano i ristoranti registrano flessioni anche del 50%. Sul fronte degli alberghi si accusa una diminuzione dei fatturati di oltre il 15%. Perdite destinate a diventare più importanti con la riduzione degli eventi fieristici e di altre manifestazioni».
E ora, cosa bisogna aspettarsi? «Bisogna agire rapidamente per evitare che il sistema imprenditoriale entri in una fase di paralisi dalla quale è molto difficile uscire. Di fronte a una situazione eccezionale sono necessarie misure eccezionali. È fondamentale prevedere un’indennità anche per i lavoratori autonomi. Infine va tenuto presente che una crisi che investe tutto il mondo deve avere delle risposte a livello globale dei vari organismi preposti. A cominciare dal Fondo monetario internazionale». ITALIAATAVOLA
Il commercio si ferma nel weekend, bar chius dopo le 18 in Lombardia
Lombardia, Piemonte e Veneto, rappresentano il cuore industriale e finanziario dell’Italia, ma sono anche le regioni dove il Coronavirus ha infettato il maggior numero di persone. I commercianti pensano alle proprie attività e comprensibilmente iniziano anche a fare due conti. «Un’azienda obbligata a chiudere per quarantena che si tratti di un piccolo esercizio commerciale o di un grande megastore, significa azzerare il fatturato - ha detto Sangalli senza mezzi termini in un'intervista al Corriere - una situazione limite che non può essere protratta nel tempo, pena l’estinzione dell’attività imprenditoriale».Le associazioni di categoria si sono già mosse per limitare i danni alla salute delle imprese il più possibile. È stata chiesta la cassa integrazione per le aziende coinvolte dalla crisi e la sospensione dei pagamenti legati alle prossime scadenze fiscali. «La risposta del Governo - ha detto Sangalli al Corriere - è per ora in linea con il livello di emergenza. Si dovrebbe andare verso la sospensione delle scadenze contributive e fiscali, l’estensione del Fis (Fondo integrazioni salariali) alle micro e piccole imprese e l’attivazione della Cassa in deroga per le altre. Inoltre è importante il confronto con il sistema bancario per arrivare a una moratoria anche sul versante dei mutui».
Carlo Sangalli
Qualche pacata polemica è sorta anche sulla decisione di Regione Lombardia di disporre la chiusura dopo le 18 di tutti i luoghi commerciali di intrattenimento e svago, fatta eccezione per i ristoranti. «É una misura di prevenzione più flessibile della quarantena - ha osservato il presidente di Confcommercio Milano - ma che va ad incidere pesantemente su una situazione economica già difficile per migliaia di imprese. Ed è fondamentale che anche queste imprese rientrino nel sostegno eccezionale che sta mettendo in campo l’esecutivo. Resta un po’ difficile da comprendere perché dopo le 18 si alzi il rischio di contagio. Ma in questa fase è necessario attenersi alle disposizioni decise dalle autorità preposte».Tra i settori maggiormente colpiti dall’effetto Coronavirus, il turismo: «I viaggi d’affari rischiano la paralisi, così come le centinaia di imprese legate all’organizzazione delle gite scolastiche. Dalla diffusione dell’epidemia l’allarme è rosso anche per il settore alberghiero. Da ieri a Milano i ristoranti registrano flessioni anche del 50%. Sul fronte degli alberghi si accusa una diminuzione dei fatturati di oltre il 15%. Perdite destinate a diventare più importanti con la riduzione degli eventi fieristici e di altre manifestazioni».
E ora, cosa bisogna aspettarsi? «Bisogna agire rapidamente per evitare che il sistema imprenditoriale entri in una fase di paralisi dalla quale è molto difficile uscire. Di fronte a una situazione eccezionale sono necessarie misure eccezionali. È fondamentale prevedere un’indennità anche per i lavoratori autonomi. Infine va tenuto presente che una crisi che investe tutto il mondo deve avere delle risposte a livello globale dei vari organismi preposti. A cominciare dal Fondo monetario internazionale». ITALIAATAVOLA
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