giovedì 27 febbraio 2020

Anche i parchi divertimento chiedono al Governo lo stato di cris

Anche i parchi 

divertimento
chiedono 

al Governo 

lo stato di crisi

Giuseppe Ira

I parchi divertimento sono sì in prima linea per tutelare la salute pubblica, ma sono anche uniti a richiedere aiuto alle istituzioni: la chiusura forzata mette a rischio 15mila posti di lavoro.

L'associazione Parchi permanenti italiani (Ppi), che raggruppa più di 230 parchi divertimento di carattere tematico, acquatico e faunistico, assicura già l'adozione di misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza coronavirus: queste misure consistono principalmente nella sospensione di tutte le attività in corso. E per quanto riguarda i parchi che avevano previsto l'apertura nelle prossime settimane? Tutto posticipato.

I parchi chiedono garanzie alle istituzioni - Anche i parchi divertimento chiedono al Governo lo stato di crisi

I parchi chiedono garanzie alle istituzioni

«Abbiamo a cuore la salute dei nostri ospiti, bambini, ragazzi e adulti - dichiara Giuseppe Ira, presidente dell’associazione Parchi Permanenti Italiani e del parco a tema Leolandia - per questo siamo perfettamente consci dell’emergenza e della necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari a contenerla. È tuttavia indubbio che la sospensione delle attività in corso per i parchi già aperti, la proroga delle aperture per i parchi ancora chiusi e l’annullamento di tutte le gite scolastiche stanno già avendo delle conseguenze gravi su tutto il comparto, specialmente in un periodo decisivo come quello primaverile che, con la Pasqua, rappresenta un terzo del fatturato dell’intera stagione. Per questo abbiamo già chiesto il riconoscimento dello stato di crisi per l’intero settore, a prescindere dalla localizzazione dei singoli parchi».

Il comparto nel 2019 ha generato ricavi pari a 420 milioni di euro (stimato) per un totale di 20 milioni di visitatori provenienti dall'Italia e 1,5 milioni di arrivi dall'estero. Cifre importanti anche sul fronte del lavoro: 25mila occupati diretti di cui 10mila fissi e 15mila stagionali, a cui si sommano le 60mila posizioni legate all'indotto.

In questi giorni le imprese erano alle prese con la fase di selezione dei migliaia di dipendenti stagionali, attualmente sospesa. I piani di assunzione dovranno purtroppo tenere conto delle criticità di questo periodo e di una stagione 2020 che subirà un calo nei ricavi di decine di punti percentuali.

«Il nostro scopo - prosegue Ira - è di ottenere garanzie specifiche a tutela del business dei nostri associati e dell’intero settore: agevolazioni fiscali, cassa integrazione straordinaria, moratoria per pagamenti fiscali e bancari e misure volte ad agevolare i pagamenti dell’Iva».
Italiaatavola
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