sabato 1 febbraio 2020

Venezia fa i conti con il virus «Se dura, a rischio 60 milioni»

Venezia fa i conti 

con il virus
«Se dura, 

a rischio 

60 milioni»


Prima il fenomeno dell'acqua alta che aveva allontanato i turisti dalla Laguna, ora - proprio mentre ci si preparava a recuperare il terreno perduto - ecco il virus cinese che rischia di rovinare i piani. Tutto dipende da quanto si estenderà l'onda del Coronavirus; si naviga a vista valutando quotidianamente la situazione.

Dopo il fenomeno acqua alta tra Natale e Capodanno che ha messo in ginocchio il turismo a Venezia ora ci si mette il Coronavirus a ridosso di Carnevale a far preoccupare gli addetti ai lavori che speravano di recuperare il terreno perduto proprio con il classico evento in maschera. Ne parla il vicedirettore di Federalberghi Venezia, Daniele Minotto.

Negli alberghi sono già arrivate alcune disdette (CoronavirusVenezia teme per il Carnevale)
Negli alberghi sono già arrivate alcune disdette
«La presenza cinese - spiega - pesa a Venezia per circa il 3% delle presenze complessive, è il quinto Paese di provenienza per il nostro turismo. Non ha un grande impatto economico, ma è sicuramente una presenza importante».

Qualche disdetta è già arrivata sia per motivi di prudenza, che per ovvie ragioni legate al blocco dei viaggi da e per la Cina. Quanto inciderà il Coronavirus sul turismo veneziano dipenderà da quanto sarà lunga l’onda del contagio.

«Se dovessimo ragionare sull’annualità e dovesse permanere una chiusura totale del mercato cinese - prosegue Minotto - si parla di circa 50-60 milioni di euro di fatturato in meno per la nostra categoria».

Non poco, ma diverse sono le chiavi di lettura di fronte ad un fenomeno così in divenire e tutto da comprendere. «Le dinamiche - spiega Minotto - sono difficili da comprendere perché o si genera una paura a viaggiare oppure è possibile che si recuperino altri mercati, ovvero quelli dei viaggiatori che non hanno potuto andare in Cina, perché chiusa. Potrebbe verificarsi un po’ quello che è accaduto nell’epoca degli attentati dove c’è stata una tendenza a muoversi a raggio più breve».
di Federico Biffignandi
Federico Biffignandi
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