Contagi, nessuna tutela
per i locali
Ristoratori toscani:
servono aiuti
Sempre più titolari di bar e ristoranti, costretti in quarantena, rischiano di dover chiudere di nuovo le loro attività. L'associazione chiede al Governo rassicurazioni su indennizzi e regole più chiare.
Con la curva dei contagi da Covid 19, cresce anche il numero dei casi di titolari di bar e ristoranti in quarantena. Molti di questi, seppure negativi, sono costretti all’isolamento per essere entrati in contatto con qualcuno che invece è risultato positivo al tampone. E qui arriva il problema: come fare nel caso l’attività commerciale sia a conduzione familiare? Il rischio è quello di dover tornare a chiudere il locale, come se non bastassero i tre mesi di stop di questa primavera.
L’associazione Ristoratori Toscana interviene sul tema, portando alcuni esempi in provincia di Livorno: quattordici giorni di quarantena per il titolare di un noto ristorante di Piombino. La figlia è risultata positiva al tampone, il resto della famiglia negativo. Ma nonostante questo, anche il ristoratore e la moglie dovranno stare in isolamento per due settimane. Nel frattempo, chi porterà avanti il locale? «Ho dovuto assumere una persona e per fortuna ho una squadra in gamba, altrimenti sarei stato costretto a chiudere in piena stagione - spiega il ristoratore, Davide Goi - Il mio lavoro, comunque, non lo può fare nessuno. Sto cercando di fare il possibile da casa, ma non è la stessa cosa. Non parliamo del danno di immagine. Meno male che lavoriamo con i turisti, perché, appena la notizia si è diffusa, sono fioccate le disdette e si è dimezzato il lavoro».
Caso simile a Venturina, dove i titolari di un bar ristorante sono in quarantena perché il figlio è risultato positivo al tampone. Nel frattempo, l'attività viene portata avanti dai dipendenti. «Quando io e mia moglie potremo tornare a lavorare? - si chiedere il ristoratore - Non lo so. L'Asl dice quando il tampone di mio figlio sarà negativo. Nel frattempo, la voce si è sparsa e la gente ha paura di venire nel mio locale: ho perso un terzo della clientela, già ridotta a causa del Covid».
Altro caso, ancora più grave, in Umbria, sul lago Trasimeno, dove il sindaco con un'ordinanza ha chiuso un locale storico in via precauzionale perché un membro dello staff è risultato positivo. Situazioni come queste sono probabilmente destinate a moltiplicarsi, in vista dell'autunno. Da qui l’intervento dell’associazione: «Quali tutele ci sono per chi sarà costretto a chiudere l'attività in nome della salute pubblica? Nessuna». A lanciare l'allarme è Pasquale Naccari, presidente di Ristoratori Toscana. «Se viene rilevato un contagio in un locale, finiamo tutti in quarantena, lo staff, i proprietari, i familiari, e l'attività viene chiusa in via precauzionale. Ma per quanto? E dovremo richiamare tutti i clienti che sono stati a cena o pranzo nelle ultime due settimane? Chi lo sa. Regna la più totale incertezza. Ci saranno conseguenze economiche, per i dipendenti, per i proprietari dell'attività, per le loro famiglie».
«Il governo, però – prosegue Naccari – non ha previsto nessun risarcimento, né per i titolari è prevista la malattia. Cosa succederà se ci si ritroverà a stare 14 giorni isolati a casa? Chi lavorerà? Per non parlare dei danni di immagine per i locali. Il nostro indotto, a livello nazionale, supera i 100 miliardi di euro. Senza interventi rischiamo di perdere, tra lavoratori diretti e indiretti, 2 milioni di posti di lavoro».
A rischio c’è la stabilità di decine di migliaia di famiglie in Toscana. Il 50% dei ristoratori vive con gli incassi della giornata. Ci sono attività, sopratutto nelle città d’arte, che non fatturano da marzo. Alcune non hanno ancora riaperto e lo faranno a settembre, con questa spada di Damocle, ovvero la possibile chiusura dell’attività per contagi da Covid. «Intanto la clessidra dei costi continua a girare: ci sono da pagare affitto, tasse, luce, costi fissi. Chi pensa a queste famiglie? - si chiede ancora Naccari - Quanto potranno andare avanti in questo modo? Per questo chiediamo al Governo norme chiare, indennità di malattia per chi non ce l'ha e indennizzi per tutte quelle attività che saranno costrette a chiudere per tutelare la salute di tutti. Chiediamo anche chiarezza rispetto alle procedure da seguire. Se non avremo risposte saremo costretti a scendere di nuovo in piazza». italiaatavola
Mancano gli indennizzi per i ristoranti che chiudono per la quarantena
L’associazione Ristoratori Toscana interviene sul tema, portando alcuni esempi in provincia di Livorno: quattordici giorni di quarantena per il titolare di un noto ristorante di Piombino. La figlia è risultata positiva al tampone, il resto della famiglia negativo. Ma nonostante questo, anche il ristoratore e la moglie dovranno stare in isolamento per due settimane. Nel frattempo, chi porterà avanti il locale? «Ho dovuto assumere una persona e per fortuna ho una squadra in gamba, altrimenti sarei stato costretto a chiudere in piena stagione - spiega il ristoratore, Davide Goi - Il mio lavoro, comunque, non lo può fare nessuno. Sto cercando di fare il possibile da casa, ma non è la stessa cosa. Non parliamo del danno di immagine. Meno male che lavoriamo con i turisti, perché, appena la notizia si è diffusa, sono fioccate le disdette e si è dimezzato il lavoro».
Caso simile a Venturina, dove i titolari di un bar ristorante sono in quarantena perché il figlio è risultato positivo al tampone. Nel frattempo, l'attività viene portata avanti dai dipendenti. «Quando io e mia moglie potremo tornare a lavorare? - si chiedere il ristoratore - Non lo so. L'Asl dice quando il tampone di mio figlio sarà negativo. Nel frattempo, la voce si è sparsa e la gente ha paura di venire nel mio locale: ho perso un terzo della clientela, già ridotta a causa del Covid».
Altro caso, ancora più grave, in Umbria, sul lago Trasimeno, dove il sindaco con un'ordinanza ha chiuso un locale storico in via precauzionale perché un membro dello staff è risultato positivo. Situazioni come queste sono probabilmente destinate a moltiplicarsi, in vista dell'autunno. Da qui l’intervento dell’associazione: «Quali tutele ci sono per chi sarà costretto a chiudere l'attività in nome della salute pubblica? Nessuna». A lanciare l'allarme è Pasquale Naccari, presidente di Ristoratori Toscana. «Se viene rilevato un contagio in un locale, finiamo tutti in quarantena, lo staff, i proprietari, i familiari, e l'attività viene chiusa in via precauzionale. Ma per quanto? E dovremo richiamare tutti i clienti che sono stati a cena o pranzo nelle ultime due settimane? Chi lo sa. Regna la più totale incertezza. Ci saranno conseguenze economiche, per i dipendenti, per i proprietari dell'attività, per le loro famiglie».
«Il governo, però – prosegue Naccari – non ha previsto nessun risarcimento, né per i titolari è prevista la malattia. Cosa succederà se ci si ritroverà a stare 14 giorni isolati a casa? Chi lavorerà? Per non parlare dei danni di immagine per i locali. Il nostro indotto, a livello nazionale, supera i 100 miliardi di euro. Senza interventi rischiamo di perdere, tra lavoratori diretti e indiretti, 2 milioni di posti di lavoro».
A rischio c’è la stabilità di decine di migliaia di famiglie in Toscana. Il 50% dei ristoratori vive con gli incassi della giornata. Ci sono attività, sopratutto nelle città d’arte, che non fatturano da marzo. Alcune non hanno ancora riaperto e lo faranno a settembre, con questa spada di Damocle, ovvero la possibile chiusura dell’attività per contagi da Covid. «Intanto la clessidra dei costi continua a girare: ci sono da pagare affitto, tasse, luce, costi fissi. Chi pensa a queste famiglie? - si chiede ancora Naccari - Quanto potranno andare avanti in questo modo? Per questo chiediamo al Governo norme chiare, indennità di malattia per chi non ce l'ha e indennizzi per tutte quelle attività che saranno costrette a chiudere per tutelare la salute di tutti. Chiediamo anche chiarezza rispetto alle procedure da seguire. Se non avremo risposte saremo costretti a scendere di nuovo in piazza». italiaatavola
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