Movida, poche
le mascherine
E le discoteche
si riorganizzano
A Milano l'ordinanza del ministro della Salute non è ancora stata del tutto recepita. E mentre ci si attrezza per intensificare i controlli, i gestori dei locali da ballo iniziano a cambiare attività.
L’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha chiuso le discoteche da lunedì 17 agosto e reintrodotto l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto dalle 18 alle 6 nei luoghi suscettibili al formarsi di assembramenti, non è stata ancora del tutto recepita.
Non parliamo dei locali da ballo che, giocoforza, hanno dovuto chiudere i battenti, ma piuttosto di coloro che animano la movida, soprattutto in grandi città come Milano. In queste sere sui Navigli, pochi si sono adeguati alle nuove norme, per questo si sta discutendo di come intensificare ulteriormente i controlli in chiave anti-contagio già nei prossimi giorni. Il timore è che con il rientro dalle ferie e il ripopolarsi dei navigli e delle altre zone della movida milanese, la situazione possa di nuovo sfuggire di mano.
E così, con l’altalena dei contagi che continua a seguire un trend in rialzo, ormai, da un paio di settimane, sembra inevitabile che la scadenza del 7 settembre fissata dall’ordinanza del ministro della Salute, possa essere prorogata. Settembre e ottobre, al pari di maggio e giugno, sono infatti i mesi più caldi della movida all’ombra della Madonnina e il rischio di assembramenti fuori controllo è più che concreto.
Intanto le forze dell’ordine stanno monitorando tutti i segnali che arrivano dal territorio, così da prevenire eventuali criticità ed evitare pericolosi focolai. Il problema dell’obbligo delle mascherine sta però anche nei termini utilizzati dal Governo. L’ordinanza, infatti, fa riferimento a luoghi “all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti”; il tutto, però, senza dare indicazioni più precise in merito zone in cui l’obbligo è vigente, località per località. Specifiche, queste, che dovrebbero essere demandate ai sindaci, attraverso ordinanze locali, ma nessuno finora ci ha pensato e così i giovani della movida fanno un po’ quello che vogliono.
E mentre il problema, oggi, riguarda soprattutto le località di villeggiatura, tra qualche giorno, come si diceva, la questione si sposterà nelle città. Nel frattempo, per “aggirare” legalmente il divieto dell’ordinanza sulle discoteche, alcuni gestori milanesi hanno già fatto richiesta di riconvertire la loro attività in lounge bar, per ospitare una tipologia di serate, almeno sulla carta, non a rischio. Si tratta di un’istanza legittima e prevista dalla normativa, che va nella direzione di una progressiva scomparsa delle discoteche tradizionali. Perché se oggi c’è l’emergenza Covid, domani a mettere a rischio questo tipo di attività, potrebbe subentrare una diversa attitudine da parte dei giovani, non più propensi a un certo tipo di divertimento. E allora, meglio attrezzarsi e provare da subito a cambiare aria.
A Milano sui Navigli, con e senza mascherina
Non parliamo dei locali da ballo che, giocoforza, hanno dovuto chiudere i battenti, ma piuttosto di coloro che animano la movida, soprattutto in grandi città come Milano. In queste sere sui Navigli, pochi si sono adeguati alle nuove norme, per questo si sta discutendo di come intensificare ulteriormente i controlli in chiave anti-contagio già nei prossimi giorni. Il timore è che con il rientro dalle ferie e il ripopolarsi dei navigli e delle altre zone della movida milanese, la situazione possa di nuovo sfuggire di mano.
E così, con l’altalena dei contagi che continua a seguire un trend in rialzo, ormai, da un paio di settimane, sembra inevitabile che la scadenza del 7 settembre fissata dall’ordinanza del ministro della Salute, possa essere prorogata. Settembre e ottobre, al pari di maggio e giugno, sono infatti i mesi più caldi della movida all’ombra della Madonnina e il rischio di assembramenti fuori controllo è più che concreto.
Intanto le forze dell’ordine stanno monitorando tutti i segnali che arrivano dal territorio, così da prevenire eventuali criticità ed evitare pericolosi focolai. Il problema dell’obbligo delle mascherine sta però anche nei termini utilizzati dal Governo. L’ordinanza, infatti, fa riferimento a luoghi “all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti”; il tutto, però, senza dare indicazioni più precise in merito zone in cui l’obbligo è vigente, località per località. Specifiche, queste, che dovrebbero essere demandate ai sindaci, attraverso ordinanze locali, ma nessuno finora ci ha pensato e così i giovani della movida fanno un po’ quello che vogliono.
E mentre il problema, oggi, riguarda soprattutto le località di villeggiatura, tra qualche giorno, come si diceva, la questione si sposterà nelle città. Nel frattempo, per “aggirare” legalmente il divieto dell’ordinanza sulle discoteche, alcuni gestori milanesi hanno già fatto richiesta di riconvertire la loro attività in lounge bar, per ospitare una tipologia di serate, almeno sulla carta, non a rischio. Si tratta di un’istanza legittima e prevista dalla normativa, che va nella direzione di una progressiva scomparsa delle discoteche tradizionali. Perché se oggi c’è l’emergenza Covid, domani a mettere a rischio questo tipo di attività, potrebbe subentrare una diversa attitudine da parte dei giovani, non più propensi a un certo tipo di divertimento. E allora, meglio attrezzarsi e provare da subito a cambiare aria.
di Sergio Cotti
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