lunedì 24 agosto 2020

La Sardegna non è Codogno Non si cerchino capri espiatori

La Sardegna 

non è Codogno
Non si cerchino 

capri espiatori


È giusto controllare i contagi, ma va chiarito che i casi di queste settimane, seppure da non sottovalutare, non sono come quelli di mesi fa. Il clima di terrore rischia di vanificare i segnali di recupero del turismo, mentre per alberghi e ristoranti resta la preoccupazione per una ripresa dell’attività ancora lontana.

Da isola Covid-free a incubatoio di contagi da esportare sul continente? Secondo una stampa un po’ troppo sensazionalista, in neanche un mese la Sardegna sarebbe passata dalle stelle alle stalle per quanto riguarda la gestione dell’epidemia. Eppure, al di là di alcuni focolai circoscritti, al momento non c’è stato alcun ricorso alle terapie intensive e i pur motivati allarmi per la crescita dei contagi non sono certo da zona rossa. Non è Codogno e nemmeno Nembro. Ci sono tanti asintomatici, ma come in tutta Italia, e non sono certo situazioni paragonabili ai malati seri accertati a marzo. È vero che la Regione ha collezionato alcuni fra gli esempi forse più negativi a livello nazionale per quanto riguarda l’emergenza sanitaria. Ma gli assembramenti sulle spiagge e il troppo affollamento nelle discoteche non sono certo i peggiori esempi di questa estate italiana un po’ anarchica.

La Sardegna è ingiustamente balzata alle cronache negative nazionali - La Sardegna non è Codogno Non si cerchino capri espiatori
La Sardegna è ingiustamente balzata alle cronache negative nazionali

Eppure, poche notizie hanno affossato il primato positivo che l’isola si era conquistata nei tempi del lockdown. Quasi che la terra dei Nuraghi possa diventare una nuova Wuhan. E tutto questo perché è l’unica regione italiana oltre alla Sicilia in cui in teoria è possibile controllare chi entra o chi esce perché si deve per forza passare da porti e aeroporti.
Il comportamento dei sardi è stato in realtà ineccepibile: dalla Nurra a Cagliari, distanziamento, mascherine e file per entrare nei negozi erano e sono ancora la regola. Quel che ha permesso il diffondersi di tanti piccoli focolai è stata forse la mancanza di un controllo più rigoroso delle istituzioni sul comportamento dei turisti, a partire dalla Costa Smeralda, dove è stato come se nei mesi scorsi non fosse accaduto nulla. Su tutti la vicenda del Billionaire, un esempio da manuale di come affossare l’immagine di un territorio e quello di pubblici esercizi come le discoteche, a torto o a ragione nell’occhio del ciclone.

In effetti va detto che se la Sardegna è ingiustamente balzata alle cronache negative nazionali lo si deve alla supponenza di un personaggio come Briatore, negazionista e irresponsabile, che alla fine ha chiuso il locale perché pieno di dipendenti contagiati: non si sa se per la presenza di troppa gente rispetto a quanto consentito dalle normative o per la scarsa tutela dei dipendenti. Altro che inventare piazzate da tv populista contro il sindaco di Arzachena che aveva “corretto” in senso più restrittivo il via libera della Regione sulle discoteche.

Ma per il Billionaire e tante discoteche si sarebbe potuto evitare questo epilogo se solo si fossero fatti dei controlli. Altro che dare la colpa ai giovani. Se il Governatore che nei mesi scorsi voleva essere il più rigoroso di tutti ha poi aperto le discoteche senza regole, perché i giovani non avrebbero dovuto frequentarle? Parliamo di un Governatore che mesi fa voleva imporre un passaporto sanitario senza basi scientifiche per accedere all’isola, salvo poi trasformarlo in una app di cui praticamente nessuno ha controllato l’utilizzo all’ingresso dell’isola in aeroporti o porti. È stata solo una grande operazione di pura immagine e scarsa sostanza, come del resto è la pretesa adesso di fare tamponi alle decine di migliaia di persone che lasceranno l’isola in questi giorni.

Tamponi a chi proviene da Paesi a rischio Covid, ma solo per chi viaggia in aereo - La Sardegna non è Codogno Non si cerchino capri espiatori
Tamponi a chi proviene da Paesi a rischio Covid, ma solo per chi viaggia in aereo

Un’operazione impossibile che fa il paio solo con quella decisa in poche ore dal Governo per fare tamponi a chi proviene da Paesi a rischio Covid, ma solo per chi viaggia in aereo. Una vera buffonata per il ritardo con cui ci si è mossi e per alcune modalità che dovrebbero fare riflettere sulla superficialità di certi scienziati o politici. Premesso che, se servono test per eventuali contagi, li devono fare a tutti e non solo a chi si prenota, perché questo dovrebbe valere solo per chi viaggia in aereo? Chi viene in auto o in treno da Grecia, Croazia o Spagna perché non dovrebbe fare il tampone? Obiettivamente sarebbe difficile intercettarli... ma allora a che serve questo teatrino solo negli aeroporti? E perché non abbiamo posto restrizioni per andare in quei Paesi?

È più che giusto controllare i contagi, ma bisogna che qualcuno chiarisca che i casi rilevati finora, pur facendo salire la soglia di allarme, non sono come quelli di mesi fa, quando si facevano pochi tamponi e solo a persone quasi in fin di vita. Ora i malati seri sono molto meno e si fanno test più ampi e mirati che accertano tantissimi asintomatici, soprattutto fra i giovani. Bisognerebbe distinguere meglio la situazione, anche se non si può sottovalutare il pericolo, anzi. Ed è da irresponsabili sia enfatizzare la situazione sia banalizzarla ad invenzione giornalistica.

Purtroppo ci sono troppe domande senza risposta su questa estate dove sembra che ci si interessi solo della follia dei banchi delle scuole. Alla fine questo clima di paura forse un po’ esagerata rischia di riportarci indietro e di vanificare quei pochi segnali positivi di recupero che ha dato il nostro turismo, mentre per alberghi e ristoranti resta sempre la preoccupazione per una ripresa dell’attività ancora lontana. Speriamo solo che dopo settembre, smaltita l’inevitabile crescita di contagi col rientro dalle ferie, si possa tornare a quel rigore che ci aveva caratterizzato, evitando l’incubo di un nuovo lockdown che si aggiungerebbe alla inevitabile crisi economica già attesa.
ITALIAATAVOLAdi Alberto Lupini
direttore
Alberto Lupini

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