Silb Toscana scrive
a Speranza
«Aiuti del Governo?
Solo palliativi»
Alessandro Trolese |
In una lettera aperta al ministro della Salute, il presidente dell’associazione che riunisce i titolari di locali da ballo fa notare le ripercussioni negative della chiusura delle discoteche, anche nel lungo periodo.
Si torna a parlare di discoteche e locali di intrattenimento. A far sentire la propria voce è stavolta Alessandro Trolese, presidente di Silb-Confcommercio (associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo) Toscana, il quale ha inviato oggi una lettera aperta al ministro della Salute Roberto Speranza.
Di seguito e in allegato il testo integrale della lettera.
“
Caro ministro Speranza,
come potrà immaginare i Suoi ultimi provvedimenti ancora più restrittivi in merito all’attività dei locali da ballo hanno frantumato definitivamente le speranze - e direi anche il coraggio - di un intero settore economico che in Italia rappresenta migliaia di imprese e di occupati.
Se comprendiamo le ragioni che l’hanno portata a tali provvedimenti, non ne comprendiamo però nella maniera più assoluta gli strumenti: per tutelare la salute pubblica non serve infatti demonizzare il divertimento notturno. Sarebbe bastato pretendere da tutti i gestori e dai loro clienti la più rigorosa osservanza delle prescrizioni di sicurezza già in essere e sufficienti a contenere ed evitare la pandemia.
Punire quanti eventualmente contravvenivano alle regole sarebbe stato meglio che condannare all’inattività completa (in base a semplici supposizioni) un’intera categoria di operatori seri e responsabili. Del resto chiudere i locali da ballo non è servito tout court ad evitare la malamovida, anzi: gli assembramenti in luoghi pubblici e feste private, senza mascherina o rispetto delle distanze sociali, che ne sono la logica conseguenza, continuano ad essere all’ordine del giorno. Perché non si è optato allora per un aumento di controlli e multe, richiamando tutti i cittadini alla responsabilità?
Si è invece preferita la via breve: mettere al bando la nostra categoria. Ma noi non ci stiamo! Ce ne deriva un danno di immagine che, anche passata l’emergenza Covid-19, sarà lungo e difficile da recuperare. Le conseguenze immediate? Oltre ai fatturati in crollo delle nostre aziende, una crisi occupazionale che metterà in ginocchio il settore, visto che gli aiuti individuati dal Governo sono ad oggi semplici palliativi incapaci di incidere davvero in positivo nelle sorti delle nostre imprese e dei nostri lavoratori.
Ma sul lungo periodo ci sarà anche uno stravolgimento epocale nel mondo dell’entertainment, che nei nostri locali ha sempre trovato una sponda di legalità e sicurezza e che ora invece si trova abbandonato a se stesso e privo di regole. Non è questo il domani che vogliamo soprattutto per i nostri giovani, per i quali abbiamo sempre cercato di costruire un divertimento responsabile e sicuro.
Caro ministro Speranza, ci dia delle risposte, un segnale di attenzione. Perché qui di speranza ne è rimasta davvero poca.
”
Di seguito e in allegato il testo integrale della lettera.
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Caro ministro Speranza,
come potrà immaginare i Suoi ultimi provvedimenti ancora più restrittivi in merito all’attività dei locali da ballo hanno frantumato definitivamente le speranze - e direi anche il coraggio - di un intero settore economico che in Italia rappresenta migliaia di imprese e di occupati.
Se comprendiamo le ragioni che l’hanno portata a tali provvedimenti, non ne comprendiamo però nella maniera più assoluta gli strumenti: per tutelare la salute pubblica non serve infatti demonizzare il divertimento notturno. Sarebbe bastato pretendere da tutti i gestori e dai loro clienti la più rigorosa osservanza delle prescrizioni di sicurezza già in essere e sufficienti a contenere ed evitare la pandemia.
Punire quanti eventualmente contravvenivano alle regole sarebbe stato meglio che condannare all’inattività completa (in base a semplici supposizioni) un’intera categoria di operatori seri e responsabili. Del resto chiudere i locali da ballo non è servito tout court ad evitare la malamovida, anzi: gli assembramenti in luoghi pubblici e feste private, senza mascherina o rispetto delle distanze sociali, che ne sono la logica conseguenza, continuano ad essere all’ordine del giorno. Perché non si è optato allora per un aumento di controlli e multe, richiamando tutti i cittadini alla responsabilità?
Si è invece preferita la via breve: mettere al bando la nostra categoria. Ma noi non ci stiamo! Ce ne deriva un danno di immagine che, anche passata l’emergenza Covid-19, sarà lungo e difficile da recuperare. Le conseguenze immediate? Oltre ai fatturati in crollo delle nostre aziende, una crisi occupazionale che metterà in ginocchio il settore, visto che gli aiuti individuati dal Governo sono ad oggi semplici palliativi incapaci di incidere davvero in positivo nelle sorti delle nostre imprese e dei nostri lavoratori.
Ma sul lungo periodo ci sarà anche uno stravolgimento epocale nel mondo dell’entertainment, che nei nostri locali ha sempre trovato una sponda di legalità e sicurezza e che ora invece si trova abbandonato a se stesso e privo di regole. Non è questo il domani che vogliamo soprattutto per i nostri giovani, per i quali abbiamo sempre cercato di costruire un divertimento responsabile e sicuro.
Caro ministro Speranza, ci dia delle risposte, un segnale di attenzione. Perché qui di speranza ne è rimasta davvero poca.
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