martedì 16 marzo 2021

Concours Mondial de Bruxelles, 64 medaglie ai vini rosati italiani

 

Concours Mondial 

de Bruxelles, 

64 medaglie 

ai vini rosati 

italiani


In prima posizione la Francia e terza la Spagna. Tra le regioni che hanno ottenuto maggiori riconoscimenti guidando la “carica” dei rosati tricolore brillano il Veneto, l’Abruzzo, la Puglia e il Friuli Venezia Giulia

Sempre più versatile e amato, sia dai consumatori sia dai grandi chef. Stiamo parlando del vino rosato. In particolare quello italiano. La prima edizione della Selezione Rosé del Concours Mondial de Bruxelles ha, infatti, incoronato l’Italia seconda al mondo per numero di medaglie conquistate (complessivamente 64) dietro la Francia (135 medaglie ottenute) e davanti la Spagna (42).

Sono stati 225, in totale, i vini tricolore in gara su oltre mille etichette partecipanti (tra rosé tranquilli, spumanti, frizzanti e liquorosi) arrivate da 27 Paesi e valutate nel pieno rispetto delle regole sanitarie da una giuria selezionata composta da 40 degustatori belgi tra sommelier, giornalisti, opinion leader e Master of Wine.

Veneto in testa alle regioni rosa
Tra le regioni del Bel Paese che hanno ottenuto maggiori riconoscimenti guidando la “carica” dei rosati tricolore, brillano il Veneto (20 medaglie), l’Abruzzo (16), la Puglia (9) e il Friuli Venezia Giulia (6).

Ma nel novero dei campioni - che hanno permesso all’Italia di portare a casa complessivamente 2 Gran Medaglie d’Oro, 20 Medaglie d’Oro, 42 Medaglie d’Argento e 1 Trofeo “Rivelazione” (Terzini Rosato Cerasuolo d’Abruzzo Doc della cantina Terzini, Abruzzo, eletto Rivelazione Vino Italiano 2021) - rientrano anche etichette provenienti da Toscana, Sicilia, Sardegna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Campania e Basilicata. Regioni punte di diamante del drink pink che hanno sancito a livello mondiale il ruolo da protagonista dello Stivale, quarto al mondo per produzione (circa 2,5 milioni di ettolitri all’anno), dopo Francia, Stati Uniti e Spagna.

Il rosa che piace a tutti
Arriva, dunque, dai banchi d’assaggio della prima edizione della Selezione Rosé del Concours Mondial de Bruxelles, dedicata ai pink wine di tutto il mondo, la fotografia aggiornata dei consumi di vini rosati per il 2021.

Secondo un sondaggio realizzato presso i giudici degustatori e gli opinion leader, chiamati a giudicare oltre mille pink label in gara da 27 paesi nel corso di una quattro giorni che si è svolta a Bruxelles eccezionalmente in modalità “lockdown” dall’1 al 5 marzo scorsi, infatti, l’80% degli attuali consumi di questa tipologia sono spinti soprattutto dalla fama del brand e dell’etichetta, a prescindere dal vitigno. A vincere tra i consumatori è soprattutto la riconoscibilità del territorio di produzione a dimostrazione di una scelta “emozionale” che esula dalla conoscenza tecnica del vino in sé e che si basa essenzialmente sull’idea di moda, sulle sensazioni gusto-olfattive e su un approccio edonistico.

Pink label: un fenomeno
«Superato il concetto di vino puramente al femminile – ha spiegato Thomas Costenoble, direttore del Concours Mondial de Bruxelles – le pink label sono ormai un vero e proprio fenomeno in ascesa a prescindere dall’età e dal genere dei consumatori, che oggi sempre più spesso optano per una bottiglia di rosé sia nel caso di un evento particolare sia se sono semplicemente a caccia di relax e momenti di convivialità. Da ciò emerge che si tratta di una scelta principalmente funzionale allo scopo del consumo, in testa la ricerca del piacere e della socialità, e soprattutto dettata dai gusti personali che spesso non coincidono con una conoscenza oggettiva del vino o del vitigno. Anzi quasi sempre si preferiscono le etichette del proprio territorio di appartenenza, in quanto godono semplicemente di fama e conoscenza di prossimità. In altre parole, ciò che evidenzia la nostra indagine interna è che per otto consumatori su dieci i vini rosati sono amati in quanto tali, sono visti come un mezzo per il soddisfacimento dei propri sensi, simboleggiano uno stato emotivo del momento, sono fortemente caratterizzati da un connotato fashion e il loro consumo è trainato essenzialmente dai brand famosi».

Rosé sempre più amato da consumatori e chef
Un identikit, quello dei rosati tracciato dall’unico concorso itinerante al mondo, che non trascura di certo il fattore versatilità, oggi sempre più oggetto di rinnovata e crescente attenzione da parte dei consumatori ma anche dei grandi chef.

A L’Aquila appuntamento con il settore
Non a caso gli organizzatori del Concours Mondial de Bruxelles danno appuntamento a L’Aquila dal 4 al 6 giugno per una tre giorni – riservata agli addetti ai lavori - che punterà i riflettori proprio sul foodparing e dunque sugli abbinamenti vino rosato-cibo più in voga del momento. Si tratta di un evento fortemente voluto dalla Regione Abruzzo, territorio tra i più vocati alla produzione di vini rosati, nella persona del vice presidente Emanuele Imprudente. Il passo indietro fatto dalla Regione Abruzzo, per motivi di sicurezza legati alla pandemia, nell’ospitare la sessione del Concorso svoltasi poi a Bruxelles, trova una magnifica seconda occasione nell’appuntamento di giugno prossimo.

«Si tratta di una sorta di concorso nel concorso - spiega Baudouin Havaux, presidente del Concours Mondial de Bruxelles – che coinvolgerà tutti i vini rosati italiani e degli altri Paesi partecipanti che hanno conquistato le Gran Medaglie d’Oro e quelle d’Oro, quindi i massimi riconoscimenti previsti dalle nostre competizioni. Saranno loro i protagonisti di sessioni di degustazioni guidati in forma totalmente anonima da giudici esperti che valuteranno i vini in gara non dal punto di vista organolettico tradizionale, ma sulla base del loro potenziale abbinamento migliore con delle specifiche categoria di piatti, che vanno dai crostacei agli arrosti, passando per i primi piatti e il dolce. Gli abbinamenti più votati saranno elaborati da uno chef stellato di fama internazionale e chiaramente il vino vincitore sarà decretato proprio sulla base del più riuscito abbinamento sensoriale con il piatto. Il tutto sempre nel rispetto delle più rigorose misure anticovid per garantire grande professionalità e sicurezza sanitaria».


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