sabato 20 novembre 2021

Sicurezza alimentare, in Italia quasi un allarme al giorno nel 2020

 

Sicurezza alimentare, 

in Italia quasi un allarme 

al giorno nel 2020

Secondo i dati del Sistema di allerta europeo elaborati da Coldiretti, sono state 297 le segnalazioni di prodotti contaminati. Diversi i problemi e gli alimenti coinvolti, soprattutto quelli provenienti dall'estero


In Italia è scattato quasi un allarme alimentare al giorno con ben 297 notifiche inviate all’Unione Europea durante il 2020, delle quali solo 56 (19%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 160 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (54%) e 81 da Paesi extracomunitari (27%). Questo il quadro tracciato da Coldiretti durante il 19° Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione sulla base dei dati dell'ultimo rapporto del Sistema di allerta rapido europeo (Rasff). 

Dai residui chimici agli additivi, ecco la black list

Diversi i problemi riscontrati relativamente alla salubrità di alcuni alimenti a causa della presenza di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti. Soprattutto per quanto riguarda i prodotti importati: «In Italia - ha sottolineato la Coldiretti - oltre otto allarmi alimentari su dieci sono dunque scattati a causa di cibi pericolosi provenienti dall’estero». Dai semi di sesamo dell’India di moda per le insalatone salutiste alla carne di pollo low cost dalla Polonia, dalla frutta e verdura turca al pepe nero brasiliano salgono sul podio della “Black list” dei prodotti alimentari più pericolosi per la salute rilevati nella Ue, nella quale rientrano anche le arachidi dagli Usa, i pistacchi turchi e le ostriche francesi. 

 

In generale in testa alla classifica dei Paesi dai quali giungono i cibi più contaminati ci sono l’India, responsabile del 12% degli allarmi alimentari scattati in Europa, la Turchia con il 10% e la Polonia (10%) ma preoccupazioni arrivano anche dalla Francia (6%), dall’Olanda (6%) e dalla Cina (6%). L'allarme, quindi, «non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo ma che, per effetto della globalizzazione degli scambi e della competizione al ribasso sui prezzi, si estende anche a quelli più ricchi», ha osservato la Coldiretti.

Da non sottovalutare poi la questione delle quantità. L'Italia, per esempio, ha importato ben 7 milioni di euro di semi di sesamo dall’India nel 2020 per un totale di quasi 5 milioni di chili mentre dalla Polonia sono arrivati ben 14 milioni di chili di carne di pollo per un importo di oltre 20 milioni di euro e l’importazione di frutta e verdura dalla Turchia ha raggiunto addirittura 416 milioni di euro, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.  

Gli italiani chiedono uno stop all'import dei prodotti che non rispettano le regole Ue

Non sorprende, dunque, che l’87% degli italiani voglia il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue, secondo l’analisi Coldiretti/Censis. Secondo la stragrande maggioranza dei cittadini è inutile imporre alle imprese italiane leggi sempre più severe se poi si consente ad imprese spregiudicate o a interi settori produttivi di altri paesi senza legislazioni analoghe di invadere il mercato italiano con prezzi stracciati, magari sfruttando il ricorso a lavoro semischiavistico o minorile o, anche, a produzioni senza rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale. «Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza che l’Ue assicuri il principio di reciprocità nei rapporti commerciali. italiaatavola

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