giovedì 20 agosto 2020

Cameriere al ristorante Un mestiere sottovalutato

Cameriere al ristorante
Un mestiere 

sottovalutato


Spesso quando ci si lamenta del proprio lavoro si esclama “meglio fare il cameriere”. Ma si tratta di una professione più complessa e faticosa di quanto sembri.

Giorni fa guardavo un simpatico film alla tv. Ad un certo punto l’aitante protagonista, costretta per necessità a fare la fattorina e bloccata in bici fra le vetture di uno stressante traffico infernale, afferma: “Ma non era meglio fare la cameriera?!”. Il messaggio è chiaro, il nostro mestiere è culturalmente un mestiere “di ripiego”, da persone “poco erudite” e mi vengono in mente tantissime altre affermazioni pubbliche che certificano questa visione. Tuttavia non è comunque l’unico ad essere da sempre categorizzato tra i mestieri “bassi”. E allora apriamo le danze menzionando affermazioni quali: “preferisco fare lo scaricatore di porto” o “meglio fare il muratore”, ecc.



Insomma, volendo cambiare il punto di vista, il mondo è apparentemente pieno di persone che vorrebbero fare questi mestieri! Idealmente, vorrebbero farli in alternativa al loro mestiere più illustre, magari come necessità di scrollarsi di dosso una mole esasperante di stress o le crescenti responsabilità: ma anche nei sopra citati mestieri ci sono tante responsabilità... Molti preferirebbero fare un tale mestiere per liberarsi dell’eccessiva burocrazia o della presenza di un capo stressante: ma anche nel fare il cameriere si devono affrontare capi, clienti e standard professionali. Insomma, tutti vorrebbero fare il cameriere per garantirsi un minore impiego di materia cerebrale con conseguente miglioria del proprio ritmo biologico: sarebbe bello, ma non è così!
La realtà è che il cameriere è un mestiere poco scelto perché richiede sforzo fisico, oltre che mentale, e predisposizione alla socializzazione. Anche se può essere più divertente e più remunerativo di altri, si sceglie poco come mestiere perché manca il fisico da un lato, e la predisposizione a “servire” il prossimo dall’altro. Fare il cameriere non è per tutti; non è per gracili timidi, tanto meno per chi desidera una vita “comoda” trascorrendo ad esempio festività e ricorrenze in vacanza; non è per quelli che prediligono un comodo lavoro d’ufficio, in poltrona, e con la penna che cade dalle mani alle 17 spaccate. Gli stessi poi però devono ovviare alla sedentarietà e alla mancanza di attività andando in palestra... È un po’ un controsenso, no? Si fanno corsi di meditazione per migliorare le relazioni sociali e fare del bene al prossimo, mentre nel nostro mestiere tutto questo è gratuito! Forse scopriamo che il cameriere è il mestiere più completo del mondo? Lascio quindi al pubblico la scelta di sposare, o meno, il detto “meglio fare il cameriere”.
italiaatavola
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