Dal 13 novembre cambiano le regole d’ingaggio per le manifestazioni no-green pass che da più di 16 fine settimana consecutivi stanno animando le vie e le piazze di diverse città italiane. Una situazione insostenibile per negozi e ristoranti che, anche in vista dello shopping natalizio, non vogliono perdere altro fatturato a causa delle proteste. Per questo motivo, e per arginare episodi di violenza e limitare le possibili occasioni di contagio, il ministero degli Interni guidato da Luciana Lamorgese ha messo nero su bianco le nuove linee guida inviate ai prefetti dal momento che «tanti cittadini che si sono vaccinati e che osservano le regole hanno diritto ad avere spazi di vita sicuri». Quindi: cortei contro la certificazione verde solo se concordati con la prefettura che in caso può obbligare la manifestazione «in forma statica» (sit-in), centri storici vietati, obbligo di mascherina anche se all’aperto per i partecipanti.
Le nuove regole per manifestare
Le regole previste dal Viminale sono contenute in una circolare diretta ai prefetti che punta a mettere a regime le linee guida utilizzate durante il G20 di Roma e la decisione del prefetto di Trieste, Valerio Valentini che ha vietato l’utilizzo di piazza Unità d’Italia per le manifestazioni fino al 31 dicembre 2021. Le disposizioni valgono per le manifestazioni di protesta di ogni tipo, sebbene sia chiaro che nascono per mettere un freno alle proteste no green pass. Contestualmente, verranno potenziati i controlli sul green pass in tutti i luoghi dove è richiesto. Con la collaborazione di ristoratori e commercianti. Ecco, dunque, le nuove regole per le manifestazioni:
- Cortei concessi solo se il percorso viene condiviso con i prefetti che hanno comunque la facoltà di consentirne lo svolgimento solo sotto forma di sit-in in luoghi designati lontani da zone sensibili e d'interesse (per evitare che si ripropongano le scene della manifestazione di Roma che hanno portato all'assalto della sede della Cgil a inizio ottobre);
- Stop all'utilizzo delle piazze nei centri storici così da alleviare il peso delle manifestazioni sui commercianti;
- Maggiore attenzione all'utilizzo della mascherina da parte dei manifestanti così come del rispetto del distanziamento interpersonale.
In particolare, tocca ai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica, organi istituiti presso tutte le prefetture italiane in cui si riuniscono il sindaco del capoluogo di provincia, il presidente della provincia, il questore e i rappresentanti delle forze dell’ordine stabilire, caso per caso, quali siano le aree sensibili e, di conseguenza, le misure da mettere in atto.
Vie e piazze interdette
Per quanto riguarda i centri storici, la lista di vie e piazze interdette va di ora in ora allungandosi a seguito delle decisioni dei diversi prefetti. Ad oggi, secondo quanto risulta ai media, l’elenco comprende:
MILANO: Piazza Duomo, Piazza Fontana, Brera
ROMA: Piazza del Popolo
FIRENZE: Santa Croce, Santa Maria Novella
TRIESTE: Piazza Unità d’Italia
NAPOLI: lungomare, Piazza Dante, Piazza Plebiscito
BOLOGNA: Piazza Maggiore
BARI: Piazza del Ferrarese
LECCE: Piazza Sant’Oronzo
CAGLIARI: Piazza Garibaldi
PALERMO: Piazza Verdi
TRENTO: Piazza Dante
GENOVA: Piazza della Vitoria
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A cantar vittoria sono innanzitutto le associazioni di categoria del commercio e della ristorazione che, con l'avvicinarsi del Natale, non possono perdere ulteriori fine settimana di shopping e consumi dopo un anno e mezzo difficile segnato dalla pandemia. Come già affermato da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che ha riporta un calcolo dell’Ufficio Studi di Milano, «gli ultimi tre sabati hanno comportato perdite per più di 10 milioni di euro a esercizi commerciali e ristorazione nelle zone interessate dai blocchi dei manifestanti. Senza considerare che una città percorsa ogni sabato da cortei che bloccano anche il traffico diventa certamente meno vivibile e attrattiva». La posizione espressa da Sangalli è stata condivisa anche da Confesercenti che indica nelle proteste del weekend la causa per il calo del 30% del fatturato dei negozi coinvolti nei cortei. Anche perché, proprio il sabato (giorno in cui avvengono il maggior numero di manifestazioni no-green pass) vale circa il 25% del fatturato settimanale del commercio e della ristorazione. Settori a cui, peraltro, il Viminale ha chiesto maggiore collaborazione in tema di controllo del green pass dei clienti.
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