Inostri luoghi, bar e ristoranti, sono luoghi della socialità e dell’incontro e non certo degli eccessi o del vizio. È importante dirlo per far comprendere all’opinione pubblica e al legislatore come il pubblico esercizio si senta e abbia una responsabilità sociale, abbia a cuore i clienti, la loro salute e il loro benessere. Si avvale di competenze e professionalità in cucina, al banco, all’accoglienza che sono una garanzia in questo senso. Dico questo con la consapevolezza che chi viene alla tavola di un ristorante o a uno dei nostri caffè, viene per stare insieme, per trascorrere momenti piacevoli.
Eccedere costa tanto, ma è importante inquadrare al meglio il fenomeno della distribuzione di alcool in Italia. Oltre il 70% è riconducibile, infatti, alla vendita e solo poco meno del 30% è legato alla somministrazione. Questo dà la dimensione per comprendere che gli eccessi e gli abusi sono spesso legati a forme di vendita dell’alcool diverse da bar e ristoranti. E vediamo gli effetti anche e soprattutto sulle fasce più giovani della popolazione.
Il cibo e il vino, la tavola, il ristorante, lo stile di vita italiano non si fondano sugli eccessi, ma sulla salute e sul consumo equilibrato. Anche il nuovo Codice della strada, in questo senso, non modifica i limiti. Lo 0,5 che c'era in precedenza, rimane tale e non intacca la bottiglia in due che ci si può bere al ristorante, abbinata al pasto. Si sta tranquillamente all’interno dei limiti e lo stile italiano a tavola è salvo, lo è sempre stato.
Cosa fare, allora? Serve rassicurare il consumatore in questa direzione e come Fipe ci stiamo organizzando per accompagnare tutti i pubblici esercizi, per esempio, con gli etilometri, per creare consapevolezza affinché ognuno possa comprendere e misurare i propri limiti. Sono tanti i fattori che agiscono, ma se il cliente viene supportato per lui è più facile comprendere i limiti, capire come non superarli e regolarsi di conseguenza. Il bere responsabile era ed è nei limiti di legge.
C'è poi un discorso da fare legato ai giovani. Non si può impedire ai giovani di vivere la proprio giovinezza: la responsabilità degli adulti è fare in modo che tutto si svolga in sicurezza, fornendo per esempio la possibilità di una mobilità alternativa. Permettere loro di non prendere auto o motorini, ma di avere a disposizione un servizio pubblico, che oggi purtroppo nelle fasce di tarda serata non è quasi mai garantito. Se inaspriamo le condizioni con l'obiettivo di creare consapevolezza dei rischi per sé stessi e per gli altri, serve fornire anche alternative.
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