Lollobrigida, se beve non guida, ma contesta il calo dei consumi
di vino al ristorante
Il ministro dell'Agricoltura assicura che tendenzialmente prova a bere il giusto se si mette alla guida (come se fosse una scoperta epocale...). Intanto, minimizza anche il crollo del consumo di vino che ristoratori e produttori subiscono ogni giorno. Insomma, mentre il comparto arranca in cerca di risposte e soluzioni, lui “spara alto”
«Io bevo, molto volentieri, quando vado a cena, ma provo a bere il giusto, senza esagerare. E tendenzialmente non guido quando bevo». Che il ministro Francesco Lollobrigida abbia “sparato alto” è evidente fin dal suo candido «provo a bere il giusto», per non parlare del «tendenzialmente». Verrebbe da dire che la scelta di evitare di mettersi al volante dopo aver alzato un po' il gomito dovrebbe essere scontata, non certo materia da dichiarare come se fosse una rivelazione. E forse, giusto per lanciare un consiglio di stile, sarebbe stato meglio parlare di un semplice e imprescindibile impegno personale, anziché di una "tendenza". Ma tant'è: l'ovvio spesso fa notizia nel nostro Paese.
Calo dei consumi di vino: Lollobrigida contesta ristoratori e produttori
In compenso, la parte un po' confusa della sua dichiarazione arriva quando prova a minimizzare il calo nei consumi di vino a seguito del nuovo Codice della strada. Sostenere che «i dati così allarmistici non corrispondono alla realtà» e che «non ci sono stati cambiamenti così significativi» sembra contraddire ciò che gli esercenti, da Nord a Sud, stanno vivendo sulla propria pelle. Basta ascoltare i ristoratori - in particolare quelli che hanno subito un contraccolpo pesante da quando sono partiti i controlli più serrati - per capire che, almeno nelle prime settimane, il “crollo” c'è stato eccome. In tutta Italia, infatti, si è registrato un calo sensibile nel consumo di bottiglie intere a tavola, mentre il servizio al calice ha rapidamente guadagnato terreno. Alcuni locali hanno addirittura escogitato “wine bag” (le borse del vino, ndr) per consentire ai clienti di portarsi a casa il vino avanzato, un po' come già si faceva con il cibo, oppure hanno offerto l'alloggio in loco per evitare ai clienti di mettersi in viaggio a tarda sera ed evitare i controlli.
Per Lollobrigida i consumi di vino non sono crollati
A innescare questo "terrorismo psicologico", ricordiamo, è stata soprattutto la confusione comunicativa che ha accompagnato l'approvazione del nuovo Codice della strada, entrato in vigore il 14 dicembre 2024, su spinta del ministro Matteo Salvini. Vale la pena ricordare, come ha chiarito Salvini stesso, che i limiti di consumo di alcol alla guida non sono stati modificati e restano gli stessi di prima. Le nuove norme puntano invece a rafforzare la sicurezza stradale e a ridurre il numero di incidenti. Ma se da una parte il chiarimento istituzionale dovrebbe rassicurare i consumatori, dall'altra il timore per i controlli più frequenti (e per alcuni annunci fatti un po' superficialmente) ha allarmato gli avventori e, di conseguenza, i ristoratori.
Lollobrigida e le banalità sul vino
Certo, fa sorridere che Lollobrigida commenti: «Se uno beve una bottiglia di vino o mezza bottiglia da 15 gradi non poteva guidare né prima né adesso». Ci si chiede: davvero dobbiamo ragionare su quanta gradazione alcolica abbia la bottiglia che il ministro si concede quando sa di non dover guidare? O si vuole sottolineare un'ovvietà ancora più scontata? Qualunque sia la chiave di lettura, è chiaro che la questione non si risolve né con le banalità né con i dati contraddittori. Eppure, un calo c'è stato e oggi, secondo molte associazioni di categoria, risulta ancora più marcato nelle regioni storicamente vocate al vino. In Piemonte, per esempio, il 2024 si è chiuso con un calo dei consumi del 15%, un dato che non può certo essere derubricato a piccola flessione.
Adesso la sfida è quella di ritrovare un equilibrio, conciliare il sacrosanto principio di sicurezza con il piacere della convivialità a tavola, baluardo di un certo stile di vita tutto italiano. Noi di Italia a Tavola, per esempio, abbiamo proposto di mettere a disposizione dei clienti un etilometro, in modo che chi ha bevuto possa verificare in prima persona la propria idoneità alla guida. Sarebbe un accorgimento utile, magari da integrare con una migliore informazione e con una comunicazione più chiara e priva di annunci roboanti.
D'altra parte, è proprio la confusione - unita alla paura di sanzioni - ad aver innescato l'ansia nei consumatori, inducendoli a ridurre sensibilmente i consumi di vino e a preferire le soluzioni più prudenti. Se poi aggiungiamo il crescente disinteresse per l'informazione tradizionale, sostituita dal rapido scorrere di post sui social, ecco spiegato perché molti si sono spaventati e hanno preferito non ordinare la “seconda bottiglia”.
Resta dunque il fatto che la ristorazione, insieme ai produttori di vini di qualità, ha accusato il colpo e sta ancora rimettendo ordine tra conti e magazzini. Sorprende, dunque, che Lollobrigida minimizzi gli effetti di una crisi che invece per alcune realtà si è rivelata piuttosto seria. In futuro, forse, sarebbe più opportuno che i nostri rappresentanti istituzionali puntassero su dichiarazioni meno ambigue e più orientate a rassicurare e a informare correttamente. L'Italia, patria del buon bere e della convivialità, ha bisogno di rispettare la legge e di tenere le strade più sicure, senza per questo demonizzare un bicchiere di vino in compagnia. E, possibilmente, senza cadere nell'ovvio o nello scivolone comunicativo che fa "più male" di un controllo con l'etilometro.
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