Breganze,
la prima Doc
vicentina
Torcolato
e Vespaiolo,
i simboli
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La Pedemontana Vicentina è da sempre terra di grande tradizione viticola e dal 1969 si fregia della Doc Breganze, la prima del vicentino. Dal punto di vista enologico, la Doc Breganze raggruppa quindici tipologie di vini.
Tra questi il più famoso e rappresentativo è sicuramente il Breganze Torcolato, ottenuto dai più bei grappoli appassiti di Vespaiola, la varietà autoctona di Breganze. La Vespaiola è un’uva a buccia bianca coltivata esclusivamente nella zona Doc Breganze. È una varietà di uva che ha un ciclo vegetativo molto lungo e che matura abbastanza tardi. Ha bisogno di una potatura lunga, in quanto i germogli che escono dalle prime gemme non sono fertili e i grappoli sono piccoli.Il nome Vespaiola deriva dal fatto che l’uva esercita un’attrazione particolarissima sulle vespe, sedotte dal suo profumo e dall’alto contenuto in zuccheri del mosto. Alla fine di settembre quando i grappoli diventano gialli e dorati l’uva viene vendemmiata. Il Breganze Doc Vespaiolo presenta un limpidissimo colore giallo paglierino con riflessi verdolini in gioventù. Il profumo è di buona intensità con sentori di fiori, frutta matura e mandorla. In bocca presenta una notevole freschezza per la presenza di una naturale spiccata acidità. Ha buona persistenza aromatica e dimostra un’interessante predisposizione all’invecchiamento.
Proprio la sua acidità naturale lo rende un vino molto adatto ai piatti impegnativi, anche se grassi e salati: a Vicenza si sposa da sempre con il Bacalà alla vicentina e l’Asparago bianco di Bassano Dop. È prodotto anche nella versione Spumante Doc, ideale per un aperitivo. Nella pedemontana vicentina su un totale di 600 ettari vitati 60 circa vengono coltivati a vespaiola. Nel 2016 sono state prodotte circa 310mila bottiglie di Breganze Doc Vespaiolo di cui 180mila Vespaiolo fermo, 80mila Vespaiolo Spumante e circa 50mila di Torcolato.
Il Torcolato si presenta con un colore giallo oro carico. Il suo gusto dolce-non dolce, armonico, vellutato, pieno e rotondo ricorda la frutta matura, il miele e l’uva sultanina. Guardandolo in trasparenza, si ammira un colore giallo dorato, carico e caldo. Tale colore è frutto della scelta di grappoli giunti alla perfetta maturazione, selezionati da vigneti di contenuta produttività. I grappoli di vespaiola più belli, sani e spargoli vengono vendemmiati separatamente e riposti, attorcigliati (“torcolati”, nel dialetto locale) ad una corda, appesi a travi di legno, nelle soffitte ben aerate delle case contadine nelle colline breganzesi, in modo da scongiurare la possibilità che possano ammuffire, dove rimangono ad appassire per circa quattro mesi fino al gennaio successivo.
Durante questo periodo gli acini perdono gran parte dell’acqua contenuta, favorendo un elevata concentrazione degli zuccheri. È il momento di torchiarli, ed è proprio questa pratica a dare nome al vino: Torcolato significa, infatti, torchiato. Ciò non implica, però, che l’uva venga strizzata sino all’ultima goccia di succo, come il termine torchiatura può lasciare intendere. Vuol dire, meno drammaticamente, separare, ma sofficemente, il mosto dalle bucce e dai vinaccioli, in modo che questi non trasmettano sostanze tanniche al vino. Dopo un lenta fermentazione il vino soggiorna in piccole botti anche per più di due anni e, comunque, non può essere immesso al consumo prima del 31 dicembre dell'anno successivo alla vendemmia.
Eccellente a fine pasto con dolci secchi, come crostate e altra pasticceria da forno, ma anche con preparazioni al cucchiaio, il Torcolato è perfetto per accompagnare formaggi erborinati come il Gorgonzola naturale, il Roquefort e gli altri tipi di Bleu, o in abbinamento a del foie gras. Ma è anche un ottimo vino da meditazione, da sorseggiare a fine pasto. In passato, era apprezzato anche per le sue doti terapeutiche: il suo nome appariva addirittura nei manuali di medicina dei medici condotti. In uno di questi si può leggere, infatti, che il vino giova ai “flussi delle interiora”, e più precisamente dello stomaco, dell’intestino e anche del sangue. Un codice del XIV secolo elenca quali siano da considerare vini medicinali, capaci, cioè, di curare la tosse e l’asma, quali diuretici, quali indicati per i cardiopatici, i collerici, i melanconici e il Torcolato, in quanto passito, rientrava in questo novero.
Un tempo, disporne era privilegio riservato soltanto ai nobili, e il viticoltore che riusciva ad appropriarsi di una bottiglia la custodiva nella credenza come una medicina da somministrare con parsimonia ai convalescenti e alle puerpere, così come prescriveva il medico del paese. Dal 1996 i vignaioli breganzesi celebrano il loro vino d’eccellenza attraverso la “Prima del Torcolato”, la pigiatura pubblica delle uve comunitarie. Sotto l'occhio vigile della Magnifica Fraglia del Torcolato, un sodalizio che si propone di valorizzare il vino Breganze Torcolato Doc, vengono torchiati i primi grappoli appassiti di uva Vespaiola conferiti da tutte le cantine del Consorzio subito dopo la cerimonia di investitura dei nuovi confratelli della Fraglia.
Per informazioni: www.breganzedoc.it
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