via libera dall’Ue
Cavallette fritte e larve di ape, grilli
saltati e cicale lesse... con le loro qualità nutrizionali dovremmo iniziare a
considerarli una buona alternativa a carne e pesce
Il Parlamento
europeo ha di recente approvato le nuove regole per l’introduzione e la vendita
di alimenti non “usuali” destinati alle nostre tavole: grilli, formiche,
ma anche alghe e cibi costruiti in laboratorio, con lo scopo di svecchiare la regolamentazione dei cosiddetti “Novel food”, una categoria alimentare sulla quale non si legiferava da quasi 20 anni. L’11 novembre è arrivato anche il parere positivo del Consiglio Ue e la normativa (UE 2015/2283) entrerà quindi in vigore. Uno degli alimenti che entrerà a far parte dell’elenco dei “Novel food” è proprio quello più lontano dalla nostra concezione di “buono” e “commestibile”: gli insetti.
ma anche alghe e cibi costruiti in laboratorio, con lo scopo di svecchiare la regolamentazione dei cosiddetti “Novel food”, una categoria alimentare sulla quale non si legiferava da quasi 20 anni. L’11 novembre è arrivato anche il parere positivo del Consiglio Ue e la normativa (UE 2015/2283) entrerà quindi in vigore. Uno degli alimenti che entrerà a far parte dell’elenco dei “Novel food” è proprio quello più lontano dalla nostra concezione di “buono” e “commestibile”: gli insetti.
E se
la prospettiva non vi entusiasma, l’ostacolo è soltanto culturale. L’aragosta,
che non sempre è stata apprezzata come cibo, oggi è considerata una
prelibatezza. Eppure, secondo le ricerche presentate alla Society for
Integrative and Comparative Biology, è una cugina degli insetti e lei stessa
pare un insetto gigante, irto di zampe e di antenne.
Storcete
il naso? Allora aggiungiamo che in passato la dieta degli europei contemplava
gli insetti propriamente detti: il filosofo greco Aristotele scriveva nella sua
Historia animalium che le cicale hanno un ottimo sapore, sono uno spuntino di
lusso; e Plinio il Vecchio sosteneva che gli antichi Romani consideravano le
larve di scarabeo una prelibatezza. Di fatto, il sospetto nei confronti degli
insetti si sviluppò di pari passo con l’agricoltura, quando essi vennero
considerati “parassiti” per i raccolti. Non ovunque però: in 112 nazioni al
mondo, soprattutto in Africa, America Latina, Australia, Asia e Pacifico, cioè
per circa 2 miliardi di esseri umani, gli insetti di circa 1.900 specie
rappresentano una grassa fetta della dieta quotidiana. E anche in Europa
ristoranti di Londra, nei Paesi Bassi, a Berlino e Francoforte comprendono nel
menù pietanze a base di questa classe di animali.
Anche
il palato infatti gioca la sua parte: i cultori sostengono che le locuste,
saltate con aglio, limone e sale, sanno di gambero; le tarme della farina hanno
il gusto di nocciole tostate; quanto ai grilli ricordano i popcorn... Un mondo
di sapori tutti da scoprire.
Proteine
nobili
Ma
l’entomofagia, cioè il nutrirsi di insetti, non è una semplice curiosità
culinaria. È da sempre la soluzione a basso costo per la sopravvivenza nei
Paesi privi di altre proteine animali. Uno sciame di locuste, infatti, contiene
da 16 a 20 milioni di esemplari pari a circa 30-40 tonnellate di proteine
nobili. Non stupisce allora che, anziché limitarsi ad aspettare l’arrivo di uno
sciame, da qualche parte ci si sia ingegnati ad allevare gli insetti. In
Thailandia sono oltre 20 mila le aziende, spesso a gestione familiare, che li
allevano e forniscono in questo modo proteine nobili a milioni di consumatori;
e così pure nel Laos e in Sudafrica. L’Europa è buona ultima, ma Paesi Bassi,
Francia e Germania si sono già dati a questa nuova zootecnia.
Vitamine
volanti
Ma sono ben più pressanti i motivi per i quali organismi
internazionali come la Fao (Food and agriculture organization) invitano a
superare la naturale riluttanza e a cibarsi di insetti. Nel 2030 la popolazione
mondiale sarà di 9 miliardi di abitanti e nutrire tutti potrebbe aggravare i
problemi ambientali. Gli insetti rappresentano, almeno in parte, una soluzione.
A parità di massa edibile, contengono fino all’80% di
proteine contro il 24% del pollo e il 13-16% del bovino. Sono ricchi di grassi
“sani”, paragonabili a quelli del pesce: 1/3 di grassi saturi e 2/3 di grassi
mono e polinsaturi. Ancora: la maggior parte degli insetti commestibili
contiene una quantità di ferro uguale se non superiore alla carne di manzo; 100
grammi di locuste racchiudono da 8 a 20 mg di ferro contro i 6 mg del manzo.
Alcuni insetti, come le larve gialle delle tarme della farina, sono anche
ricchi di vitamine e minerali, mentre i grilli hanno alte concentrazioni di
aminoacidi, vitamina B12, riboflavina, vitamina A.
A fronte
di tutti questi vantaggi gli insetti inquinano meno di qualsiasi altro animale
di allevamento: producono meno gas serra e meno ammoniaca, usano meno spazio,
richiedono meno acqua, meno cibo e soprattutto riciclano biomasse di scarto,
un’opera meritoria se si considera che circa l’80% dell’ammoniaca prodotta
negli Stati Uniti proviene dagli escrementi animali. Insomma, se gli insetti in
tavola dopotutto vi fanno ancora schifo, avete almeno qualche anno per
abituarvi all’idea...
PANORAMA EDIT
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