Youthquake:
il «terremoto giovanile»
È un tipo
di terremoto che fortunatamente non distrugge ma scuote le coscienze popolari,
soprattutto quelle degli adulti. È “youthquake” il terremoto, o meglio il
termine che il celebre Oxford Dictionary ha scelto di inserire
nel proprio vocabolario come parola dell’anno 2017. La parola “youthquake”, che
sta a significare un terremoto causato dai ragazzi, ha visto un incremento del
401% tra il 2016 e il 2017, anno in cui sono stati i giovani Millennials a
farsi promotori dei più importanti cambiamenti politici. Il termine è stato
infatti utilizzato per la prima volta in maniera massiccia dai media in
occasione del raduno dei giovani iscritti del Partito Laburista di Jeremy
Corbyn durante le elezioni generali di giugno.
“Youthquake
potrà non sembrare una scelta ovvia come parola dell’anno perché non si è
ancora affermata sul suolo americano, ma l’evidente caso del Regno Unito mostra
che è in crescita”, ha spiegato Casper Grathwohl, presidente di Oxford
Dictionaries.
La scelta
del 2017 risulta singolare anche per un altro motivo: mentre la parola
dell’anno è solitamente inserita ex-novo nel dizionario, “Youthquake” era già
presente nel volume, essendo stata creata nel 1960 dall’editore di Vogue Diana
Vreeland per descrivere come i giovani inglesi stessero cambiando il mondo
della moda e della musica. L’anno precedente, ad esempio, gli esperti del
celebre dizionario avevano optato per la parola “post-truth”, in seguito alla
Brexit e al successo di Donald Trump nelle elezioni americane.
Poco
«luminosi»
Secondo gli
esperti lessicografi del dizionario, la “shortlist” del 2017 ha denotato
comunque una mancanza di termini dal significato “luminoso”, dal momento che
anche parole quali “Antifa” (una di quelle a cui si è fatto più ricorso) fa
comunque riferimento a un contesto di utilizzo legato alla frustrazione e alla
sfiducia: a loro dire, invece, “Youthquake” fa eccezione dato che invece evoca
soprattutto la speranza nel potere di cambiare le cose e, cosa non secondaria,
porta con sé anche un gioco linguistico non disprezzabile: “Si tratta di un bel
modo di chiudere un anno difficile e divisivo” hanno spiegato.
Infine, per
quanto riguarda le altre parole presenti nella classifica stilata dall’Oxford
Dictionary vanno annoverate la già citata “Antifa” (abbreviazione appunto di
“anti-fascist”), ma anche “Kompromat” (l’azione di raccogliere informazioni per
ricattare, compromettere o screditare qualcuno), “Unicorn” (per definire
l’aggiunta di coloranti per rendere più accattivanti le cose, soprattutto il
cibo) e “White fragility” (disagio di una persona di razza bianca che si trova
di fronte a informazioni sulle differenze e le ingiustizie razziali);
“Broflake” (chi è sconvolto da atteggiamenti progressisti, e deriva da un uso
dispregiativo del fiocco di neve); “Milkshake duck” (letteralmente frullato di
latte alla papera, per indicare chi si costruisce sui Socials una immagine per
rendersi accattivante e interessante, ma si scopre poi essere poco attraente).
Cosa
dicono gli altri dizionari...
Secondo gli autori del celebre Collins Dictionary è “fake news” la
parola dell’anno 2017. Al primo posto – e la cosa non sorprende affatto – c’è
il termine entrato prepotentemente nel linguaggio tecnico dalle teorie sui
social network alla comunicazione politica. Il significato di questa locuzione
viene così descritto: “informazioni false, spesso dal tono sensazionale diffuse
come notizie”. Grazie a Trump, padrino della nuova espressione, la ricerca di
tale termine dal 2016 ad oggi, ha registrato un aumento del 365% nelle
ricerche, oltre a creare un intero filone a dir poco rivoluzionario, filone che
ha portato i grandi del social network a porre maggior attenzione alla
pubblicazione dei vari contenuti.
L’americano Merriam-Webster
incorona invece la parola “femminismo” come la più significatica del 2017: ha
evidenziato come nel 2017 la percentuale di ricerca della parola femminismo sia
cresciuta del 70%. La definizione del sostantivo recita: “Teoria di eguaglianza
politica, economica e sociale tra i sessi” e “Attività organizzata in nome dei
diritti e degli interessi delle donne”.
E quale potrebbe essere la parola che ha caratterizzato
il 2017 italiano? Aspettando che qualche dizionario ci illumini, l’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana Treccani
ha dedicato un interessante approfondimento a termini come “Caporetto ”
(proprio nel 2017 se ne è ricordato il centenario), “Waterloo”, “8 settembre” o
“11 settembre”, eventi tragici fagocitati dal linguaggio comune come sinonimo
di disfatta, di disastro epocale. Fatti ben precisi che sono diventati metafore.
“Dunque Caporetto (ormai lessicalizzato e con la minuscola) e soci
possono essere riferiti, specialmente nel linguaggio iper-espressivo dei media,
al crack finanziario come alla crisi di un’azienda, alla sconfitta di una
squadra di calcio come a una fallimentare stagione turistica”, si legge nella
nota dell’Istituto Italiano dell’Enciclopedia.
PANORAMA EDIT
Nessun commento:
Posta un commento