sabato 14 aprile 2018

Cibo in scena, dal '600 alla fotografia Il Premio IaT

Cibo in scena, 

dal '600 alla fotografia
Il Premio IaT 

lascia il segno 

alla Carrara




Cibo e arte, due mondi che sono stati spesso al centro di eventi organizzati nel corso del Premio Italia a Tavola. A Bergamo, dove si è appena conclusa la 10ª edizione, è stata inaugurata la mostra “Il Cibo in scena” che rimarrà in allestimento all'Accademia Carrara fino al prossimo 2 maggio. 

Il taglio del nastro alla storica sede museale è avvenuto alla presenza dell’assessore alla Cultura del comune, Nadia Ghisalberti, dei curatori della mostra, il critico d’arte Enrico De Pascale e la giornalista e storica Silvia Tropea Montagnosi, del direttore di Italia a Tavola, Alberto Lupini, e dei tanti ospiti della manifestazione, personaggi premiati dal sondaggio e protagonisti del mondo della ristorazione e dell’accoglienza. A fare da guida tra i quadri esposti, la direttrice dell’Accademia Carrara, Maria Cristina Rodeschini. Prima di entrare in Accademia alla scoperta della mostra, gli ospiti sono stati deliziati dai suoni prodotti da Dudu Kouate, musicista senegalese, che ha dato vita alle pentole di rame facendole "suonare" con melodie a tratti ipnotizzanti.

Mariuccia Passera, Maria Cristina Rodeschini, Nadia Ghisalberti, Alberto Lupini, Silvia Tropea Montagnosi e Enrico De Pascale (Mostra sul cibo e le foto del concorso Il Premio IaT lascia il segno alla Carrara)
Mariuccia Passera (editore Italia a Tavola), Maria Cristina Rodeschini, Nadia Ghisalberti, Alberto Lupini, Silvia Tropea Montagnosi ed Enrico De Pascale

Il cibo ha sempre ispirato l’arte in tutte le sue forme, sia per il suo ruolo nella quotidianità che per il suo significato simbolico e sociale, dai graffiti delle caverne alle sontuose nature morte di fiori e frutta, fino alle famose creazioni di Arcimboldo.  Al centro della mostra di Bergamo tre opere: la prima, simbolo ispiratrice, è il dipinto di Evaristo Baschenis “Cucina con rami e fantesca” (1660 circa), che raffigura una cucina con un tavolo su cui sono accatastate delle lucidissime pentole in rame. Gli altri dipinti sono: “Il mercato del pesce” di Giacomo Legi (o Liegi), del 1630 e la “Natura morta con paiolo, vasetto, verza, granchio, funghi e cipolle” di Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto,  databile intorno al 1740.

(Mostra sul cibo e le foto del concorso Il Premio IaT lascia il segno alla Carrara)

Ma è il quadro di Baschenis a polarizzare l’attenzione per la splendida luminosità delle pentole e dei bacili in rame posati su un tavolo al centro di una grande cucina. Di lato, decisamente in secondo piano, c’è la fantesca intenta a lucidare uno spiedo, con aria assente, come spesso avviene nelle azioni ripetitive. E sembra anche che con lo stesso straccio la donna abbia finito da poco di lucidare le pentole e i tegami, messi capovolti ad asciugare sul tavolo. Era probabilmente la vera fantesca del pittore, sacerdote, che viveva solo, e sono pochissimi i dipinti dell’artista con una figura umana, come ha detto Enrico De Pascale. L’artista infatti, considerato il precursore del genere delle nature morte, raffigurava oggetti, soprattutto strumenti musicali, di cui sarebbe stato collezionista.

(Mostra sul cibo e le foto del concorso Il Premio IaT lascia il segno alla Carrara)

Fu il Caravaggio ad inaugurare il genere delle nature morte, con la sua “Canestra di frutta”. Solo allora fu coniato il termine “Still Leben”, letteralmente “vita ferma” poi cambiato in natura morta. Così come alle opere di Evaristo Baschenis a tema musicale esposte in passato ad una mostra al Metropolitan di New York furono affiancati strumenti musicali, davanti a questa dell’Accademia è stato posto un tavolo con accatastate pentole, bacili tortiere e leccarde di rame della stessa epoca appartenenti a collezioni di privati, come in un gioco di specchi.

«Erano molto rovinate - hanno raccontato Silvia Tropea Montagnosi ed Enrico De Pascale - e invece che pulirle con metodi meccanici, abbiamo scelto Fulvia, 80 anni che come la fantesca ritratta nel quadro del Baschenis in tre giorni le ha portate a nuovo utilizzando farina di mais, sale e aceto».



L’inaugurazione della mostra è stata anche l’occasione per premiare i vincitori del concorso fotografico “La cucina e il cibo simboli di accoglienza”, ideato da Italia a Tavola in occasione di questa ultima edizione del Premio. Le tre foto sono state scelte dalla giuria che le ha selezionate tra le numerose giunte da tutta Italia. I vincitori sono Brigida Tullo, nella categoria “Miglior fotografia categoria studenti”, dedicata agli allievi delle scuole d’arte, delle accademie o dei licei artistici; Pietro Amendolara, categoria “Miglior fotografia in bianco e nero” (alla premiazione non è potuto intervenire lui direttamente, ma ha ritirato il premio la nipote, Claudia Massari); infine Riccardo Moretti categoria “Miglior fotografia a colori”.

Brigida Tullo (Cibo in scena, dal '600 alla fotografia Il Premio IaT lascia il segno alla Carrara)
Brigida Tullo

«Non si parla solo di cibo - ha detto il direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini - ma di accoglienza e per estensione di cultura. Attorno al cibo, attorno alla convivialità del tavolo c'è tutto un mondo, c'è una filiera intera che non possiamo permettere venga banalizzata dai Masterchef di turno: questo non serve all'Italia e non serve nemmeno alla cultura». Un atto artistico di Italia a tavola, contributo per l’Anno del Cibo Italiano, è stato quello di donare all’Accademia una versione ridimensionata del Tavolo Pangea, ricevuto in dono da Maurizio Riva dell’omonino mobilificio brianzolo che interiorizza in sé il senso dell'arte attraverso l'unione dei popoli, l'importanza del cibo e della convivialità. L'arrivo del tavolo in Accademia è previsto per la fine di quest'estate.

Claudia Massari (Cibo in scena, dal '600 alla fotografia Il Premio IaT lascia il segno alla Carrara)
Claudia Massari

La versione originale del tavolo di 80 mq era stata esposta al Padiglione Zero di Expo con un testimonial del prestigio come di Gualtiero Marchesi. «Ricordo ancora - ha detto Maurizio Riva - quando ad Expo sul Tavolo "Pangea" tutti i Paesi portarono il loro pane più tipico. Diventò subito il simbolo del pane e dell'alimentazione di tutto il mondo». «Italia a Tavola - ha detto Alberto Lupini - ha deciso di donare quest’opera d'arte all'Accademia Carrara di Bergamo per ricordare anche quanto la testata stessa, che sempre opera su scala nazionale, non dimentichi le sue radici: 33 anni con sede proprio nella sua città, Bergamo».

Riccardo Moretti (Cibo in scena, dal '600 alla fotografia Il Premio IaT lascia il segno alla Carrara)
Riccardo Moretti

Ispirato al supercontinente che teneva unite tutte le terre emerse, il tavolo - progettato da Michele De Lucchi - è fabbricato in un pregiato legno millenario recuperato dal sottosuolo della Nuova Zelanda e vuole essere metafora di unione di tutti i popoli intorno al tema universale del cibo. Composto da 19 pezzi sagomati che si intersecano gli uni con gli altri, il tavolo è stato sottoposto ad un procedimento di sabbiatura che mette in evidenza le venature del prestigioso legno.

Il Premio Italia a Tavola di quest'anno è stato patrocinato da Regione Lombardia, Comune di Bergamo, Camera di Commercio di Bergamo, Università degli Studi di Bergamo e L'Eco di Bergamo; a fare da main sponsor invece Consorzio Grana PadanoTrentodocConsorzio Mozzarella di Bufala campana Dop e Pentole Agnelli.

foto: Giulio Ziletti, Modestino Tozzi e Riccardo MelilloHashtag: #premioiat

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