martedì 12 agosto 2025

Patatine fritte: 3 porzioni a settimana=rischio diabete del 20%

 

Patatine fritte: 

3 porzioni a settimana 

aumentano il rischio 

di diabete del 20%

Secondo una ricerca della Harvard T.H. Chan School of Public Health, chi consuma patatine fritte tre volte a settimana ha un rischio di diabete di tipo 2 superiore del 20% rispetto a chi le mangia raramente

Croccanti, dorate e dall'aroma inconfondibile: le patatine fritte sono tra gli alimenti più amati e consumati al mondo. Ma il loro fascino ha un prezzo, e non solo sul girovita. Un nuovo studio internazionale, pubblicato sul British Journal of Medicine e condotto dagli epidemiologi della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Bostonlancia un messaggio importantetre porzioni settimanali di patatine fritte sono collegate a un rischio del 20% maggiore di sviluppare diabete di tipo 2 (T2D).

Patatine fritte: 3 porzioni a settimana aumentano il rischio di diabete del 20%

Patatine fritte: gusto irresistibile, ma tre porzioni a settimana aumentano il rischio di diabete

La ricerca sulle patatine fritte e il legame col diabete

La ricerca, durata oltre 30 anni, ha coinvolto 205.107 uomini e donne che hanno compilato regolarmente questionari alimentariindicando la frequenza di consumo di patatine frittepatate al fornobollite o in purè, oltre ad altri alimenti come cereali integrali. Parallelamente, i partecipanti hanno segnalato nuove diagnosi di malattieincluso il diabete di tipo 2, e fornito informazioni su fattori di salutestile di vita e dati demografici. Durante il periodo di studio, 22.299 persone hanno sviluppato il diabete di tipo 2.

Il dato più allarmante? Mentre patate al forno, bollite o in purè non sono risultate associate a un aumento del rischio, sostituire le patatine fritte con cereali integrali potrebbe ridurre il rischio fino al 19%. Una tendenza confermata anche da un'analisi più ampia: oltre 500mila partecipanti e 43mila diagnosi di diabete di tipo 2, distribuiti su quattro continenti, hanno mostrato risultati coerenti. «Il messaggio di salute pubblica è semplice e potentepiccoli cambiamenti nella dieta quotidiana possono avere un impatto importante sul rischio di diabete di tipo 2; limitare il consumo di patate, soprattutto di patatine fritte, e scegliere fonti sane e integrali di carboidrati potrebbe aiutare a ridurre il rischio nella popolazione» spiega l'autore corrispondente Walter Willett.

Il profilo nutrizionale delle patatine fritte

Oltre alla frequenza di consumo, anche la composizione nutrizionale gioca un ruolo clou. Infatti, secondo i dati medi riportati da Fatsecret.it e Dietabit.it, 100 grammi di patatine fritte commerciali forniscono circa 274-314 kcalcon 14-16 g di grassi (di cui circa 2-3 g saturi), 35-38 g di carboidrati e appena 3-4 g di proteine. La fibra alimentare si attesta intorno ai 3-3,5 gmentre il contenuto di sodio raggiunge mediamente 290-300 mg.

Patatine fritte: 3 porzioni a settimana aumentano il rischio di diabete del 20%

Calorie, grassi e sale: il profilo nutrizionale delle patatine fritte

A completare il quadro, circa 527 mg di potassio. Un profilo nutrizionale cheunito al metodo di cottura - spesso con oli ricchi di grassi poco salutari e talvolta riutilizzati - spiega in parte il legame con problematiche metaboliche e cardiovascolariGli esperti sottolineano che il problema non è la patata in sé, alimento ricco di carboidrati complessi e micronutrienti, ma il modo in cui viene preparataLa frittura ad alta temperatura, il sale in eccesso e le porzioni generose trasformano un cibo potenzialmente nutriente in una fonte concentrata di caloriegrassi e sodiocon un basso potere saziante a lungo termine.

Sia chiaro, la lezione di questo studio non è demonizzare un alimento iconicoma ricordarci che il gusto non deve diventare un'abitudine dannosa. Gustare un cartoccio di patatine può restare un piacere, a patto che sia saltuario e consapevole. Per il resto dell'anno, privilegiare cereali integrali e preparazioni più semplici è un investimento silenzioso ma potente sulla propria salute: un modo per continuare a godersi il cibo, senza pagarne il conto in termini di rischio metabolico.

Nessun commento:

Posta un commento