Pasta al forno,
la preferita dei giovani
Piatto domenicale,
è anche
anti-spreco
Secondo una ricerca Doxa per Aidepi, la pasta al forno batte mostri sacri come la carbonara, gli spaghetti con le vongole e la pasta al pomodoro, conquistando soprattutto gli under 35, le donne e chi abita al Sud. Nasce come piatto di recupero: la pasta al forno può ridurre i 145 kg di cibo che ogni italiano spreca all'anno.
Il periodo di Carnevale è quello scelto da Aidepi, l’associazione dei pastai italiani presieduta da Riccardo Felicetti, per annunciare i risultati della ricerca affidata a Doxa i cui risultati pongono sul podio più alto, nelle preferenze degli under 35, la pasta al forno, nelle diverse declinazioni regionali e come piatto simbolo della condivisione in cucina.
Francesco Divella, Sonia Peronaci, Riccardo Felicetti e Piero Rigo
Regina della domenica, meglio se preparata al sabato e ripassata per creare una crosta croccante e saporita, la lasagna è una preparazione della tradizione, della famiglia, di un gruppo di amici, da specialità della nonna è diventato un trend gastronomico moderno. E Aidepi segue le aspettative dei consumatori dedicando alla pasta al forno anche una guida per orientarsi e cimentarsi nelle diverse preparazioni.Nel bello spazio di Sonia Peronaci a Milano, ne hanno parlato, e si sono cimentati in cucina, Riccardo Felicetti, Francesco Divella e Piero Rigo, esponenti della quarta generazione di grandi famiglie di pastai.
«La nostra campagna #welovepasta - ha esordito Felicetti - vuole comunicare il valore di un alimento buono, sano e genuino e sostenere le posizioni di scienziati, dietisti e dietologi, concordi sul posizionare la pasta in tutti i tipi di diete e alimentazioni, a partire da quella mediterranea».
«All’inizio di questo decennio, sopratutto in Nord America - ha proseguito il presidente Aidepi - abbiamo affrontato una pesante campagna a discapito della pasta, una azione di “carbofobia”, cui abbiamo replicato con la campagna che ha avuto ottimi risultati soprattutto all’estero. La pasta è un “mood” che riteniamo moderno e contemporaneo. Siamo molto presenti sui social, per portare questo messaggio ai più giovani magari oggi attratti da stili alimentari che considerano più consoni alla loro età e che noi consideriamo invece perfetti per il consumo di pasta».
Riccardo Felicetti e Piero Rigo
Durante l’incontro è stato ovviamente toccato il tema relativo al decreto legislativo che entrerà in vigore settimana prossima obbligando i produttori a scrivere in etichetta l’origine del grano utilizzato. Da tempo Felicetti ha espresso a nome dell’associazione forti perplessità sulla normativa: «Il grano può essere coltivato in moltissime aree del mondo con le giuste caratteristiche, senza impatti ambientali importanti e con la sostenibilità che noi pastai sviluppiamo sempre di più.
«Siamo perplessi - ha sottolineato - perché non è l’indicazione dell’origine della materia prima che dichiara la qualità. La provenienza non è qualità di per sè. Conoscere l’origine della materia prima è fondamentale e i pastifici italiani sono sempre stati trasparenti. La differenza sta nel saper fare il pastaio da generazioni con la competenza che famiglie come Felicetti, Barilla, Rigo, Divella ed altri mettono in campo. Ma le nostre idee e suggerimenti non hanno trovato accoglienza presso il legislatore, altre lobbies sono state più forti, ma ci siamo adattati. Le confezioni sono già con le nuove etichette e lo saranno tutte dopo lo smaltimento. Ma la spinta è stata troppo rapida».
Francesco Divella e Sonia Peronaci
Inoltre a breve entrerà in vigore una legge europea che prevede l’indicazione della materia prima con regolamenti diversi e in maniera volontaria. Di fatto la confusione c’è e ci sarà a discapito della reale trasparenza.
“Il cliente - hanno aggiunto Divella e Rigo - ha il fondamentale diritto di conoscere l’origine di ciò che mangia, ma nel caso della pasta l’origine non determina la qualità del prodotto. Il concetto “italiano è meglio” non è rappresentativo. Noi da generazioni mettiamo il nostro cognome in etichetta e se non sei certo della qualità costantemente controllata non ci metti la faccia».
Piero Rigo, Francesco Divella e Riccardo Felicetti
Si è poi passati al tema pasta al forno, oggetto della ricerca, commentando la declinazione dell’utilizzo di tanti formati, dagli ziti alle lasagne, una storia che risale alla cucina italiana dell’Ottocento e Novecento con i timballi di maccheroni, arricchiti da polpettine e uova. Una cucina identitaria, di cui parla già Orazio nella sesta satira.
«La pasta al forno è trendy - afferma Felicetti - un alimento molto contemporaneo, capace di adattarsi a ritmi e stili alimentari apprezzati dai millennials. Per la mia generazione è una preparazione della domenica, o meglio del sabato, per creare quella crosta diventata elemento principale di uno dei piatti più decantati di Bottura. È adatta anche a ingredienti vegetariani o vegani, da piatto casalingo a piatto di alta gastronomia».
Riccardo Felicetti
Anche il cosmonauta italiano Luca Parmitano, per i suoi sei mesi nello spazio, ha chiesto di portarsi le lasagne. L’ente spaziale italiano Esa le ha commissionate a Davide Scabin: una lasagna che è stata inserita in un involucro di alluminio e reidratata in orbita, l’ha chiamata “space lasagna”. «Un piatto che è buono e valido anche sulla terra ferma» chiosa Felicetti, che lo ha assaggiato.
E poi, infilato il grembiule con hashtag #welovepasta, tutti in cucina dove, sotto la guida di Sonia Peronaci, si sono cimentati nelle lasagne di Carnevale e nei conchiglioni ripieni al forno. Buona prova dei protagonisti che, inoltre a metterci la faccia, hanno messo con capacità le mani in pasta.
di Andrea Radic
vicedirettore
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