O’Break nella city
di Napoli
Menu tipico
influenze
mitteleuropee
Adue passi da quelle entità che statutariamente esistono nelle città capoluogo, e a due passi dal porto, dalla metro e dal Teatro San Carlo, si erge, elegante ed imponente, l’Hotel Mediterraneo.
Siamo nella city di Napoli. Il Centro direzionale propriamente detto è ben distante in negletta periferia. Inserito nel network Marriott, dalla rete ricavando visibilità worldwide e clientela cosmopolita, l’amorevole cura del quotidiano e le azioni volte al miglioramento continuo ed all’apertura verso la città, si devono alla costante attenzione del titolare Salvatore Naldi e del direttore Pasquale Noli.Nel plesso, al piano ammezzato, il ristorante O’Break. Arredo elegante e confortevole, servizio in coerenza con lo standing di un albergo di tale elevato livello, in cucina il prode Pasquale De Simone, dalla penisola Sorrentina proveniente. E la penisola Sorrentina, gli effluvi degli agrumeti ed il pescato del Golfo soprattutto, il cuoco sa deliziosamente portarli in tavola a beneficio di una clientela variegata: ospiti dell’albergo in prevalenza la sera e clientela business della zona, ancorché signore in shopping, a pranzo.
Pasquale De Simone
Pranzo che ha suo valore aggiunto e sua virtuosa unicità nella proposta: una pietanza, acqua e caffè al prezzo di dodici euro. Sì, ma che pietanza. Menu che cambia tutti i giorni e di cui si ha contezza addirittura mese per mese.Meditati assaggi ed acquisita consapevolezza che in cucina c’è maestria nel preparare piatti che sanno essere leggeri e saporiti nel contempo. Memorabile il Risotto mantecato con gamberi, fiori di zucca e limoni della penisola Sorrentina. Delizioso il Babà. Buoni vini campani serviti al calice.
Risotto mantecato con gamberi, fiori di zucca e limoni della penisola Sorrentina
A cena menu alla carta: si amplia l’offering a fronte di una qualità che permane molto alta. O’ Break è un “case study” per Napoli. Sì, qui si dimostra che anche nella ristorazione Napoli con naturalezza sa porsi come realtà in cui suadentemente l’anima mediterranea vive insieme con l’anima mitteleuropea.
di Vincenzo D’Antonio
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