martedì 23 luglio 2019

Care vecchie amiche piante: cento milioni di anni in più!


Care vecchie 
amiche piante:

cento milioni 
di anni in più!




Un nuovo studio di un team di ricercatori britannici guidato dal Department of Earth Sciences dell’università di Bristol ha concluso che “le prime piante a colonizzare la Terra hanno avuto origine circa 500 milioni di anni fa: 100 milioni di anni prima di quanto si pensasse in precedenza”


Gli scienziati spiegano che “per i primi quattro miliardi di anni della storia della Terra i continenti del nostro pianeta sarebbero stati privi di ogni forma di vita eccetto i microbi. Tutto questo è cambiato con la comparsa delle prime piante terrestri che si sono evolute da quelle acquatiche, ricoprendo di verde i continenti e creando gli habitat che poi sarebbero stati invasi dagli animali”.

Basandosi sulle più antiche piante fossili conosciute, la comparsa delle piante terrestri era stata datata a circa 420 milioni di anni fa, ma il nuovo studio indica che “questi eventi si sono effettivamente verificati cento milioni di anni prima, cambiando le percezioni dell’evoluzione della biosfera terrestre”. 
Gli scienziati britannici fanno notare che “le piante contribuiscono in modo determinante alla degradazione chimica delle rocce continentali, un processo chiave nel ciclo del carbonio che regola l’atmosfera e il clima della Terra da milioni di anni”.

Migliorato il clima

Una delle autrici dello studio, Jennifer Morris, ha spiegato che “la diffusione globale delle piante e i loro adattamenti alla vita sulla terra ha portato ad un aumento dei livelli degli agenti atmosferici continentali che alla fine hanno portato a una drastica diminuzione dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera e nel raffreddamento globale. 
I precedenti tentativi di modellare questi cambiamenti nell’atmosfera hanno accettato il valore nominale del dato fossile delle piante, la nostra ricerca mostra che questi periodi fossili sottovalutano le origini delle piante terrestri, e quindi questi modelli devono essere rivisti”.

Un altro autore dello studio, Mark Puttick del Natural History Museum di Londra, ha descritto l’approccio del team per definire il periodo della comparsa delle piante sul nostro pianeta: “I reperti fossili sono troppo scarsi e incompleti per essere una guida affidabile per datare l’origine delle piante terrestri. Invece di fare affidamento solo sui reperti fossili, abbiamo usato l’approccio ‘orologio molecolare’ per confrontare le differenze nella composizione dei geni delle specie viventi: queste genetiche relative differenze sono state poi convertite in epoche utilizzando le età fossili. I nostri risultati dimostrano che l’antenato delle piante terrestri viveva nel periodo Cambriano medio, il che è simile all’età per i primi animali terrestri conosciuti”.

L’esplosione del Cambriano

Insomma, la comparsa delle piante coincide con il periodo in cui la vita è diventata più varia e abbondante nei mari: un evento noto come l’esplosione del Cambriano. Una delle difficoltà dello studio è stato il fatto che le relazioni tra le prime piante terrestri non sono note. Pertanto il team ha cercato di capire come e se relazioni diverse cambiassero il tempo di origine stimato per le piante terrestri. I due leader del team di studio, Philip Donoghue e Harald Schneider, sottolineano: “Abbiamo utilizzato diverse ipotesi sulle relazioni tra le piante terrestri e abbiamo scoperto che questo non ha avuto alcun impatto sull’età delle prime piante terrestri. Qualunque tentativo futuro di modellare i cambiamenti atmosferici nelle profondità del tempo dovranno includere l’intero range di incertezze che abbiamo usato qui”. Donoghue conclude: “Le piante terrestri sono emerse sulla terra mezzo miliardo di anni fa, sono decine di milioni di anni più vecchie dei reperti fossili. Questo cambia la percezione della natura dei primi ambienti terrestri, passando dalla melma dello stagno a favore di una flora che avrebbe solleticato le dita dei nostri piedi, ma non arrivava molto più in alto”.

... e quelle da fiore?


Tra 120 e 150 milioni di anni fa, le piante da fiore iniziarono a conquistare il mondo, portando alla straordinaria varietà di fiori e cibi che abbiamo oggi. Per capire quale sia il segreto del loro successo è necessario pensare in piccolo, guardando nel DNA. A dirlo è un nuovo studio condotto dal biologo Kevin Simonin della San Francisco State University. Secondo lo scienziato, in un determinato periodo della loro storia, le piante da fiore ridimensionarono il loro genoma in modo da avere cellule più piccole per “costruire” foglie con strutture più delicate ma al tempo stesso complesse. In termini di evoluzione, probabilmente ciò le ha rese più resistenti rispetto ai loro simili privi di fiori. “Quelle da fiore sono il gruppo più importante di piante sulla Terra, e ora sappiamo finalmente perché abbiano avuto tanto successo” ha detto il biologo.

Le piante da fiore, o angiosperme, costituiscono circa il 90% di tutte le specie di piante viventi, compresa la maggior parte delle colture alimentari. In epoche remote, esse hanno superato in numero le conifere e le felci ma come siano riuscite a farlo fino ad ora era un mistero. Avere una maggiore varietà di blocchi cellulari apparentemente ha dato loro il margine di cui avevano bisogno per elevarsi al di sopra delle felci e dei pini. Un fatto non di poco conto per la vita umana visto che molte di queste piante sono oggi il nostro cibo e e nutrono anche numerosi animali.

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