domenica 21 luglio 2019

Convegno finale del progetto Merlara Green Vision

Convegno finale 
del progetto Merlara
Green Vision


L’ex Monastero di San Salvano – Museo delle antiche Vie, Urbana (PD), ha ospitato il convegno di chiusura del progetto
Merlara Green Vision, un percorso della durata di 18 mesi che ha visto come focus la tutela e sviluppo della biodiversità funzionale e salubrità del territorio vitivinicolo di Merlara.


Progetto nato grazie alla partecipazione ad un bando indetto dal GAL
Patavino (Gruppo di azione locale), uno strumento promosso dall’UE
per sviluppare piani e programmi di interventi al miglioramento
socio – economico delle comunità rurali.
Un esperimento ben riuscito 
Merlara Green Vision è un progetto sperimentale che ha coinvolto protagonisti di diverse realtà. Durante la serata gli esecutori del
progetto hanno raccontato il lavoro svolto durante questo periodo, i risultati ottenuti e quali saranno le opportunità future da poter
cogliere.
 Il convegno è stato moderato da Aldo Lorenzoni, Direttore del Consorzio di Tutela Vini Merlara DOC. A rompere il ghiaccio è stato
l’intervento di Collis Group rappresentante di oltre 2400 viticoltori che curano quotidianamente quasi 800 ettari.
A esporre Mirko Trevisi il quale ha presentato un breve riepilogo
dell’annata trascorsa, spiegando quali sono state le condizioni
climatiche e la loro influenza sulla produzione da un maggio molto
freddo, alle piogge torrenziali fino alla grandinata del 13 luglio.
Facendo un excursus ha comparato anche i diversi anni, constatando
che l’andamento del 2019 è stato simile a quello del 2013. La
produzione è tardiva, ma non sono previsti ulteriori problemi.

Un supporto tecnico
Mattia Zorzan successivamente ha sottolineato il supporto nelle
attività di coordinamento e interfaccia con le realtà locali in più ha
fornito le attrezzature tecniche utili alla realizzazione del progetto.
Le difficoltà riscontrate sono state principalmente due: la gestione
degli insetti, si presentano sempre nuove specie, le limitazioni dei
fitosanitari sia per le tecniche (antibotrici), ambientali (nocivi per
l’ambiente), normative e vinicoli commerciali. Il loro obiettivo era
quello di incentivare la migliore gestione degli insetti.
Il progetto
Per il progetto è stato preso come campione un ettaro di terreno che è
stato diviso in tre fasce differenti, una neutra, una dove è stato
applicato un Sovescio Autunnale e un Sovescio
Primaverile. (Sovescio: Pratica agraria che consiste nel concimare un
terreno sotterrandovi piante o parti di esse allo stato fresco –
enciclopedia Treccani.)
L’obiettivo del sovescio è stato quello di incrementare la biodiversità
funzionale, inserendo delle piante nettarifere (che producono
polline) tra gli interfilari, queste piante hanno la funzione di
incrementare la biodiversità e quindi apportare una maggiore
quantità di insetti in questi terreni.
Laura Guidolin del dipartimento di biologia dell’università di Padova,
con il suo gruppo di ricerca ha sempre prediletto studi con focus
ambientale e di conservazione ambientale. Hanno quindi sposato
volentieri questo progetto fornendo la loro esperienza e i loro studi,
collaborando con WBA onlus e WBA project. Ciò che li ha attratti
maggiormente di questo progetto sono stati gli approcci innovativi
alle problematiche del territorio: l’indirizzo di studio verso la
viticoltura di pianura con l’intuizione di considerare tutto
l’ecosistema e non una singola vigna e il fatto che  si è iniziato a

misurare la biodiversità e di confrontarla con la sostenibilità del territorio e di chi lo utilizza.


Delle "bestioline" utili
A parlare di biodiversità nello specifico è stato proprio l’entomologo
Enrico Marchesini di AGREA, un appassionato ed esperto di
insetti.  Nonostante sia andato a trattare un argomento per molti
considerato “disgustoso”, attraverso un perfetto storytelling ha fatto
capire a tutta la platea l’importanza delle “Bestie utili” che creano
una Biodiversità Funzionale. “In un agro-ecosistema: maggiori sono
la biodiversità e la sostenibilità, più il territorio tende a essere un
climax” questo avviene naturalmente in un ambiente come la foresta
equatoriale, ma non può realizzarsi nei vigneti dove i terreni sono
stati completamente modificati dall’uomo, le piante sono una distesa
di cloni che condividono lo stesso DNA, la biodiversità di base esiste
ma non è molto varia. Proprio per questo motivo è stato fatto il
sovescio, le piante hanno attirato una quantità sorprendente di
insetti predatori che andavano a intaccare quelli maligni come la
tignoletta.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Uno degli obiettivi era quello di sensibilizzare i viticoltori verso un
Turismo sostenibile. Negli ultimi anni sono nate nuove forme di
turismo: dal volon - turismoall’agriturismofino ad arrivare all’ormai
noto turismo esperienziale.  Tutte queste tipologie si possono
trasformare in un’opportunità per cogliere l’occasione e di rilanciare
questo progetto come si deve. Riguardo a questo tema ne ha parlato
Chiara Maria Mattiello.
I fiori delle piante nettarifere nei periodi di fioritura offronospettacoli mozzafiato, proprio per questo motivo queste terre devono
cavalcare l’onda di queste nuove forme di turismo proponendo oltre agli itinerari guidati per le vigne e le cantine e le degustazioni anche
laboratori inerenti alla biodiversità, facendo conoscere l’importanza fondamentale che ogni microorganismo che opera in queste terre
può offrire.
Ringraziamenti
Vorremmo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa
grande sfida per la valorizzazione del territorio in cui viviamo, nella
speranza che venga colta e diffusa in territori ben più estesi.
"Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte
che si possa desiderare."

Nessun commento:

Posta un commento