L’arte
di acchiappare
l’ospite
per
la gola
Cibo e vino di qualità, internazionalmente
riconosciuti, si propongono sempre più come punto imprescindibile dell’ampia
gamma di contenuti turistici. Poi magari ci scappa un brindisi a corte. Slavonia
orientale: tra gli splendidi colori di questa Regione nascono vini fntastici.
L'offerta enogastronomica si sta rivelando sempre più una delle carte vincenti del turismo croato che ha raccolto esiti positivi alla Fiera internazionale del turismo a Berlino (ITB), la maggiore fiera e mercato d’affari dell’industria dell’ospitalità. Con oltre 180.000 visitatori tra cui 108.000 operatori dal mondo del turismo e 10.000 espositori da 180 paesi l’ITB è uno degli appuntamenti fondamentali prima del via della stagione: il posto in cui devi esserci per presentare i tuoi contenuti per la stagione a venire. È il posto giusto per un’eccellente opportunità di analisi delle tendenze del mercato grazie anche alla presenza di tutti gli anelli della catena. Fra cui l’enogastro magari non sarà il primo, ma resta uno dei più importanti e per cui un Paese si rende riconoscibile a chi lo visita.
“Nel 2019 - ha annunciato il ministro croato del
Turismo, Gari
Cappelli - contiamo di accogliere almeno tre milioni di ospiti
provenienti dalla Germania, e per questo verrà data particolare
attenzione ai collegamenti aerei. Oltre 20 nuove tratte
collegheranno infatti i due Paesi nei 12 mesi previsti dalla
stagione. La tendenza nei primi mesi 2018 è positiva e quindi
possiamo guardare con ottimismo a un’altra annata record”.
Cappelli - contiamo di accogliere almeno tre milioni di ospiti
provenienti dalla Germania, e per questo verrà data particolare
attenzione ai collegamenti aerei. Oltre 20 nuove tratte
collegheranno infatti i due Paesi nei 12 mesi previsti dalla
stagione. La tendenza nei primi mesi 2018 è positiva e quindi
possiamo guardare con ottimismo a un’altra annata record”.
Portorose e Gallignana
Fra gli ospiti l’offerta enologica è sempre più apprezzata grazie a un
settore vivace e sempre più al passo con i tempi. Nella vicina Portorose il
tradizionale Festival della Malvasia, l’enosimbolo dell’ Istria, ha
celebrato il suo 20esimo anniversario. Nato come ode al vino simbolo del
territorio istriano ha visto la partecipazione delle cantine vinicole più
prestigiose. La Medaglia d’oro è stata attribuita ai Vini Zaro per la malvasia
macerata Pivol. Durante il Festival è stato possibile degustare malvasie di
colori e sapori svariati, da quelle fresche a quelle macerate presentate oltre
che da produttori sloveni, anche da italiani e croati.
Malvasia e tanto altro ancora (moscato, teran, refosco, ecc.) potrà venir
assaggiato il 2 aprile, lunedì dell’Angelo, durante l’ormai storica Mostra
dei vini dell’Istria centrale di Gallignana (Gračišće), giunta alla
25.esima edizione. La consegna dei campioni dei vini è stata ultimata, ora
tutto è nelle mani della giuria che proclamerà i migliori: l’anno scorso furono
235 in rappresentanza di 15 specie di vino diverse. Con 107 la malvasia era la
più rappresentata nel 2017, poi a seguire il teran con 35, merlot 20, cabernet
sauvignon 12, e con 11 (chardonnay, moscato, rosé, rosso da tavola), nonché
refosco (6), tre bianchi da tavola, e due campioni a testa di pinot grigio,
moscato rosé, cabernet franc un campione infine di frizzantino e uno di
borgogna. Quest’anno Gallignana accoglierà gli amanti di Bacco più ricca del
Museo del vino e dell’enologia che va dal Palazzo della famiglia Salamon alla
piazza centrale del luogo e a quel degno esempio di architettura gotica che è
la Chiesa di Santa Maria in piazza... Ancora un motivo in più per visitare il
borgo istriano
Michelin, stelle e
raccomandazioni
L’accoppiata vincente gastronomia-turismo funziona a patto che la qualità
dell’offerta sia di alto livello. Che anche in questo senso si stanno facendo
enormi passi in avanti lo confermano le due stelle Michelin, attribuite,
dopo al rovignese Monte, anche a due ristoranti dalmati, il sebenzano
“Pelegrini” (sede dal 18 al 20 marzo dello Chef’s stage) e il “360°”
incastonato nelle antiche mura della splendida Dubrovnik. Non solo: la lista
dei locali raccomandati dagli ispettori della guida Michelin si arricchisce
di 24 nuovi luoghi del “buon mangiare”, risultato eccellente dopo le visite
top-secret in tutto il Paese nel corso del 2017. Oggi la Croazia conta tre
locali stellati (una a testa per il momento) e 55 raccomandazioni Michelin. “Di
fronte alla bellissima cattedrale di San Giacomo, alcuni tavolini estivi
apparecchiati sugli scalini, del locale ricavato all’interno del palazzo antico
che dà nome al ristorante; ambienti che miscelano antico e nuovo, ma in maniera
leggera, smart, come l’ottimo servizio. Rudolf Rudi Štefan, lo
chef-patron, da autodidatta, ci mette molta energia per esprimere il meglio di
sé e del territorio, di cui presenta in chiave moderna i migliori sapori, di
terra e di mare. Si sceglie il menu degustazione per definire il numero di
portate, quindi, a piacimento i piatti con cui comporre il percorso”, sono le
parole della guida... Lo chef è una persona rispettata dai concittadini, non
solo per le indiscutibili abilità culinarie, ma soprattutto per passione e
umanità che mette nei piatti e nel delicato rapporto con l’ospite. La stella è
arrivata a coronamento di 10 anni di lavoro intenso e certosino, alla ricerca
della valorizzazione della gastronomia e dei prodotti locali. Al “360°”
basterebbe la location fra le antiche mura a guadagnarsi un posto di merito, ma
lo chef Marijo Curić ha portato l’espressione gastronomica del locale ai
massimi livelli degno dei locali internazionali più in voga. Lo ha fatto
frequentando stage di aggiornamento in ristoranti con una o due stelle in cui
il raggiungimento della perfezione è quasi un culto. Qualche nome di
quest’anno: Philip Howard, Yu Sugimoto, Marcus Wereing, Enrico Bartolini. Curić
in una cucina che ogni sera serve fra 120 e 150 persone si avvale della
collaborazione di 18 aiuto-cuochi e uno chef pasticcere. La Carta dei
vini, invece, è nelle mani, e guai a chi gliela tocca, del manager Rudolf
Papac: in “cantina” si trovano 450 etichette in gran parte di grandi produttori
mondiali, più una nutrita selezione dei migliori produttori nazionali i cui vini,
sapientemente abbinati, vengono offerti e valorizzati nel menu degustazione.
Per la Carta dei vini il “360°” è stato premiato dall’autorevole magazine “Wine
Spectator”.
Da IIok alla corte di
Elisabetta II
Le strade del buon mangiare e, vedi il caso in particolare, del bere, ci
portano in territori che gradualmente si stanno proponendo sulla carta
gastronomica del Paese. Strade del vino che ci portano nella parte
orientale della Slavonia dove è facile perdersi tra gli splendidi colori di
questa regione, girando fra cantine storiche per assaggiare vini unici e piatti
gourmet, tipici del posto in un confondersi di gusti e cucine, passeggiando tra
lussureggianti vigneti: un’esperienza unica per gli amanti del vino, specie in
autunno anche più in là quando col freddo si tiene la tradizionale vendemmia
ghiacciata: uva dalla quale esce la dolce pregiatissima “Graševina- ledena
berba”.
È un terroir capace di offrire le migliori
condizioni climatiche per la produzione di ottimi vini: freschi, piacevoli e
armoniosi bianchi, come Graševina appunto,
Riesling, Chardonnay e Traminer a cui si aggiungono validi rossi
Franconia, Pinot nero e Zweigelt. Nell’epoca delle grandi migrazioni (dal VI al
XII secolo), in queste zone transitarono Longobardi, Ostrogoti e Avari, per cui
anche la viticoltura ne ha subito le conseguenze. Il merito per la
continuazione della produzione di uva e vino in questo periodo, ma anche
successivamente, va dato alla popolazione slava che si stabilì in questo
territorio già nel VI secolo d.C. Nell’epoca successiva all’occupazione
ottomana hanno avuto un importante ruolo nel rinnovamento della viticoltura le
grandi casate, come gli Odescalchi a Ilok e gli Eltz a Vukovar, e i grandi
possedimenti, come quelli appartenenti alla famiglia Turković a Kutjevo e al
vescovato a Đakovo (i vescovi Anton Mandić e Josip Juraj Strossmayer).
Oggi a Ilok, Palazzo Odescalchi è sede delle Antiche
cantine dove si produce il Traminer che verrà servito a Buckingham Palace in
occasione del banchetto per il matrimonio del principe Harry e Meghan Markle,
come è successo in occasione del pranzo per l’incoronazione di Elisabetta II il
2 giugno 1953. “È un fil-rouge particolare che ci lega alla corte del
Regno Unito – afferma con malcelato orgoglio Diana Spajić, responsabile del
settore marketing delle Antiche cantine di Ilok –. Non abbiamo alcuna certezza
su come e perché la scelta sia caduta sul nostro vino, un Traminer vendemmia
1947. Direi che meglio non si poteva fare. Oltre che per purezza e qualità sono
in molti a pensare che possa essere risultato decisivo l’anno, lo stesso in cui
Elisabetta II ha sposato Filippo. È da parecchio che dura la collaborazione con
Buckingham Palace, abbiamo inviato anche una scorta in occasione del matrimonio
fra William e Kate (Traminer, vendemmia ghiacciata 2007), proclamato vino
mondiale dell’anno per il 2010-2011 sbaragliando una concorrenza di 30mila
etichette.
E poi lo ha potuto gustare il principe
Carlo durante la sua visita in Croazia. I vini delle cantine di Ilok sono stati
serviti durante la cena ufficiale con la presidente Kolinda Grabar Kitarović ed
è stato allora che abbiamo pensato di donargli il Traminer 1947 servito per il
matrimonio di sua madre. Tutti motivi – continua la Spajić– per cui anche
quest’anno abbiamo deciso di addolcire il prossimo matrimonio fra Harry
e Meghan (19 maggio). Anche in questo caso si tratta di un vino speciale: è un
traminer CRU vendemmia 2015, linea boutique, una categoria di vini di
predicato di alta qualità prodotti nei vigneti Principovac, bottiglie
particolari scelte per l’occasione dal nostro primo enologo Vera Zima, lo
stesso ‘vino di predicato’ che nel 2011 ha conquistato la medaglia di Platino del magazine Decanter battendo 17mila
campioni di altri vini di livello”. Il pacchetto regalo in “confezione lusso”
con stampa in oro sarà inviato a Londra in aprile. L’azienda mantiene stretto
riserbo sulla quantità, ma è noto che contengono mezzo litro di traminer che
nelle migliori enologie sono acquistabili a 142,99 kune.”Un vino da ricordare”,
lo chiamano nelle cantine di Ilok.
Fabio Sfiligoi
Nessun commento:
Posta un commento