La qualità, l'identità del Conegliano Valdobbiadene, la sostenibilità anche sociale con attenzione alle giovani generazioni sono i valori fondanti della famiglia Follador, attiva da due secoli a Col San Martino di Farra di Soligo, nella zona storica del Prosecco Superiore, Patrimonio Unesco. A guidare l'azienda trevigiana sono i quattro fratelli: Cristina, Michele, Emanuela e Francesca in qualità di enologa. Li abbiamo incontrati a Roma, in una degustazione a margine del torneo internazionale femminile di tennis Atv Open Wta125, di cui sono sponsor.
Follador, una storia di famiglia
«La nostra è una storia di famiglia, di terra e di valori che diventano vino - ha detto Cristina Follador, sales & marketing manager - e per noi è motivo di orgoglio essere sponsor ormai da 5 anni di un evento così importante, oltre che sostenere varie onlus e progetti in chiave sostenibile. È importante avvicinare i giovani ai principi dello sport, della cultura e del buon vivere».
Con il sostegno della madre Italia e del padre Gianfranco, precursore di un progetto e di un protocollo innovativo di vinificazione, i fratelli, cresciuti tra i vigneti, guidano una realtà enologica dinamica, tra i protagonisti dell'ascesa della denominazione, che racconta una storia di eleganza, passione e territorio.
Alla scoperta del Metodo Follador
Se la loro storia inizia nel 1769, quando il Doge di Venezia Alvise IV Mocenigo certificò la qualità dei vini prodotti dall'avo Giovanni Follador, 9 generazioni fa, già alla fine degli anni '60 l'azienda era all'avanguardia nell'applicazione della macerazione a freddo per le uve Glera, per l'intuizione di Gianfranco Follador che decise di puntare sull'allora innovativo metodo Martinotti-Charmat, poi rivisto e personalizzato col suo nome.
«Un tempo - racconta Michele - ci si limitava a schiacciare l'uva a mano, lasciandola fermentare così com'era. Poi arrivarono le presse pneumatiche, che però privavano il vino di sapori e profumi. L'alternativa fu la criomacerazione, lasciando il mosto a contatto con le bucce a freddo, senza avviare la fermentazione.
Una scelta coraggiosa, quasi un'eresia, ma che poteva restituire carattere, identità e memoria al vino. Sempre per far meglio provammo poi a vinificare senza macerazione, usando solo la pressa, ma ci accorgemmo subito che quei vini non ci somigliavano, non erano i nostri. Mio padre aveva ragione». Da lì ripartì tutto, togliendo l'ossigeno durante la pigiatura, il momento più delicato. Con un ingegnere ideammo una macchina capace di proteggere il mosto dall'ossidazione e oggi il "Metodo Gianfranco Follador" ci consente di distinguerci in un panorama sempre più omologato con un processo che dona freschezza, eleganza e qualità costante».
Follador, la degustazione
L'identità forte e coerente dei Follador è emersa nella degustazione di tre etichette rappresentative della gamma degli spumanti: l'XZero Extra Brut Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore Millesimato, il Brut Foselios Docg e il Cru Torri di Credazzo millesimato Docg Extra Dry, ognuno rappresentativo di una propria identità territoriale.
La prima, Valdobbiadene Prosecco Superiore senza zuccheri aggiunti (Glera + 5% di Chardonnay), ha mostrato verticalità, finezza e mineralità, con profumi di fiori bianchi, pera e un'impronta del terreno gessoso di origine. Nel secondo vino, Foselios Brut, c'era persistenza, intensità e finezza con note di pesca, mela verde e pistacchio, mentre il Torri di Credazzo, millesimato Extra Dry, si è rivelato più morbido ed avvolgente per il leggero aumento del residuo zuccherino.
Il portafoglio dell'azienda, che comprende 50 ettari vitati, ha varie linee: Superiore, degli spumanti millesimati, Prosecco Doc Treviso, Rosé e i Frizzanti, gli spumanti più tradizionali del territorio, poi Cabernet Ca' dei Noni e Grappa. Notevole l'export, soprattutto in Europa e Asia. È una realtà interamente ecosostenibile certificata Equalitas, ma tutta l'attività è guidata da un approccio integrato, dalle etichette certificate FSC (Forest Stewardship Council) alla riforestazione globale con Treedom, dalla riduzione del vetro fino al welfare aziendale e alla gestione del personale.
Nessun commento:
Posta un commento