martedì 6 febbraio 2018

Scarti alimentari nei supermercati

Scarti alimentari 

nei supermercati
Banane e insalata 

tra i più sprecati


Oltre a banana e insalata, anche mele, pomodori, peperoni, pere ed uva: sono queste le categorie ortofrutticole che più contribuiscono agli sprechi alimentari nella Grande distribuzione. Per ridurre lo spreco di cibo, si potrebbe concentrare l'attenzione solo su questa ristretta serie di alimenti. 

Ad affermarlo è uno studio svedese della Karlstad University, pubblicato sulla rivista Resources, Conservation and Recycling. A quanto si evince dalla ricerca, i sette prodotti sopra elencati contribuirebbero da soli a quasi la metà degli scarti di frutta e verdura fresche nei negozi.

(Scarti alimentari nei supermercati Banane e insalata tra i più sprecati)

Se appunto si prendessero misure ad hoc concentrate soltanto attorno a queste categorie alimentari, gli sprechi potrebbero essere ridotti con indubbi vantaggi per l'ambiente e per le tasche dei rivenditori.

Il team ha analizzato gli sprechi di frutta e verdura di tre grandi supermercati svedesi sulla base di tre fattori: quantità, costi economici e impatto sul clima. Le banane sono risultate di gran lunga il prodotto peggiore, poiché maturano molto rapidamente e finiscono così più spesso nella spazzatura rispetto ad ogni altro prodotto, inoltre sono il frutto con l'impatto ambientale maggiore. Guardando esclusivamente alle ricadute economiche degli sprechi, i prodotti peggiori sono invece lattuga ed erbe aromatiche fresche.

L'85% dei costi associati agli sprechi è risultato legato ai prodotti in sé, che finiscono nella spazzatura; i costi gestionali, legati alla rimozione degli scarti, ammontano a circa il 6%. Un altro 9% è legato alle ore perse dai commessi per rimuovere i prodotti, registrare le perdite e smaltire gli scarti. Secondo l'analisi costi-benefici condotta dai ricercatori, ai rivenditori converrebbe investire di più nell'aumento di ore che il personale dedica alla gestione degli scarti, con l'obiettivo di ridurli. Una migliore supervisione del reparto ortofrutta aiuterebbe inoltre i supermercati a calibrare meglio gli ordini ai grossisti.

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