E a scuola arrivano i brutti voti
È il texting: in media i ragazzi inviano e ricevono 167
messaggi al giorno, anche in classe.
Uno studio spagnolo del 2014 ha scoperto che più tempo gli studenti passano su
Facebook più bassi sono i loro voti in matematica. Nessun allarmismo, fino a oggi.
Un altro studio mostra che gli studenti del college che mandano messaggi mentre
fanno i compiti hanno voti peggiori. E ancora, c’è un’altra ricerca che collega la
connessione a internet e ai social ai problemi di sonno. Se tutto questo non bastasse, la conferma della relazione pericolosa tra connessione al cellulare e rendimento scolastico arriva dalla ricerca più recente pubblicata su Psychology of Popular Media Culture.
Inviare messaggi con il telefonino ha superato ogni altro mezzo di comunicazione
con gli altri, incluso l’incontro faccia a faccia al di fuori dalla scuola, per gli adolescenti, che ricevono e mandano in media 167 messaggi al giorno. Polpastrelli letteralmente consumati sullo schermo del cellulare. Chat su WhatsApp, messaggi, email, inbox di Facebook. Su Facebook si chatta, su WhatsApp si chatta, tutto online, tutto gratis, tutto a portata di clic (e di tasca), sul telefono. Il comportamento, tra i
ragazzi, è diventato compulsivo e, appunto, influisce sul rendimento scolastico in
modo inversamente proporzionale: più chattano, peggio vanno a scuola. In fondo,
come si può essere concentrati se l’attenzione è rivolta a una risposta via messaggio
che aspettiamo? Il circolo è vizioso. Potenzialmente dura in eterno. Almeno da
quando ci sono le chat e non si pagano più i singoli sms. E non c’è più nemmeno il
mistero sull’autore del testo del messaggio ricevuto: ora si vede il nome sullo
schermo.
La ricerca ha preso in considerazione 403 ragazzi di una città del Midwest
americano, a cui è stato sottoposto un questionario, modellato su una scala
patologica di dipendenza dalle scommesse per individuare il comportamento
compulsivo. Gli autori hanno somministrato domande del tipo: “Ti arrabbi se
qualcuno si lamenta mentre scrivi al cellulare?”, “Usi i messaggi più a lungo di quanto
intendi fare?”, oppure ancora “Ci provi, ma non riesci a smettere?”. Dei 403 ragazzi,
47 hanno dichiarato di non usare i messaggi ogni giorno. E sono stati esclusi
dall’analisi. Degli altri 356, le ragazze si sono rivelate le “messaggiatrici” più
compulsive. Il 12% di loro (una su otto) ha detto di inviare più di 100 messaggi al
giorno.
Questo fenomeno dovuto all’uso problematico che i teenager fanno di internet è
descritto come una sindrome “multidimensionale”: si manifesta con sintomi
comportamentali e cognitivi che, dice la ricerca, portano a una riduzione delle
performance in campo accademico e professionale. Circa il 4% dei ragazzi
americani è considerato un utilizzatore “problematico” di internet. Ciò è diventato
fonte di preoccupazione per genitori e insegnanti perché la dipendenza da internet
e da mobile e le sue conseguenze negative nella vita quotidiana non si limitano ai
brutti voti: riguardano il cibo, le scommesse, il gioco online, lo shopping, il sesso e
non a caso si parla di “sexting”, e l’uso di internet in generale.
Lo studio spiega la correlazione tra texting e problemi scolastici, ma non spiega se il
texting è una causa diretta di scarse performance a scuola, che possono essere
provocate da una serie di concause. Sono comunque le ragazze a pagarne il prezzo
più alto. Un po’ perché di base vanno meglio a scuola, in media, e un po’ perché si
lasciano coinvolgere emotivamente dai messaggi e l’ansia danneggia il loro
rendimento.
NB PanoramaEdit
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