Analisi
sensoriale
o scienze sensoriali?
di Luigi Odello*
Assaggio, degustazione, valutazione sensoriale, analisi sensoriale o
scienze sensoriali: è il mondo che cambia nome alla stessa cosa per
contrabbandare per vera una falsa innovazione o c’è differenza?
Facciamoci una riflessione
Parole
grosse, tanto da rendere oscuro il loro significato anche ai più forbiti. In
realtà quando si parla di sensorialità si intende
qualcosa che
appartiene a tutti, da sempre, e non solo agli umani.
Di fatto questa parola indica semplicemente l’attività di relazione compiuta attraverso il sistema sensoriale, quindi organi di senso e cervello.
Di fatto questa parola indica semplicemente l’attività di relazione compiuta attraverso il sistema sensoriale, quindi organi di senso e cervello.
Di
conseguenza con il termine “analisi sensoriale” si indicano le operazioni che
portano alla descrizione oggettiva di una realtà,
sia essa
costituita da un prodotto, un servizio, un ambiente, una persona o uno stato d’animo.
La descrizione può essere realizzata con immagini, parole, parole e numeri o più
semplicemente comparando due o più
realtà
simili per discriminarle.
Ed ecco il
primo problema: che cosa è oggettivo? La chimica e la fisica hanno risolto bene
il problema utilizzando misure che, per quanto convenzionali, nel momento in cui
vengono ripetute restituiscono risultati
analoghi se
non identitici. Questo dà costanta tranquillità da portare il mondo a usarle
anche impropriamente, come accade per esempio quando utilizziamo il livello di acidità
misurata strumentalmente per definire la percezione che ne avremo.
Per
l’analisi sensoriale l’oggettività è tanto ardua che fior fiore di studiosi ci
hanno sbattuto la testa senza risolvere il rompicapo. Però nel tempo, con
l’aiuto delle nuove conoscenze derivate dagli studi di psicologia, fisiologia,
statistica, biometria e sociologia ci si è avvicinati molto a descrivere in
modo oggettivo ciò che per sua natura è soggettivo.Di fatto l’assaggio (e la
degustazione, termine che in questo caso può essere considerato sinonimo) ha
fatto la comparsa addirittura prima dell’uomo, con l’atto discriminante di una
realtà compiuto attraverso gli organi di senso sulla
base di un valore edonico, nutrizionale o igienco.
L’analisi
sensoriale è molto più giovane, perché non solo presuppone l’uso del linguaggio,
ma anche di metodi che consentano di verificare la ripetibilità del responso.
A complicare
la questione è intervenuto, negli ultimi decenni, un fenomeno curioso determinato
da recensori di vini e formatori che, per staccarsi dal passato e dare un tocco
innovativo a quanto stavano e stanno
facendo,
hanno cominciato a parlare di analisi sensoriale anche quando eseguono una semplice
degustazione.Se vogliamo parlare di analisi sensoriale con proprietà di
linguaggio dobbiamo quindi rifarci al metodo scientifico e dunque utilizzare
tutti gli strumenti atti a ottenere una risposta affidabile, attendibile ed
esaustiva.
Quindi
l’impostazione di ogni attività non può prescindere dalla risposta attesa, da
un congruo disegno sperimentale e da una procedura che consenta la valutazione
della coerenza del risultato in base ai tre parametri
citati.
citati.
La questione
è relativamente semplice quando si tratta di discriminare due o più realtà che
si suppone siano differenti, ma si complica in modo esponenziale quando vogliamo
descrivere attraverso parole e numeri
un certo
oggetto. Qui entrano in ballo il linguaggio, l’esperienza, la cultura, lo
schema mentale e altre variabili ancora.
Ecco che
l’oggettività comprovata statisticamente deve essere ben delimitata, per lo meno
alla cultura di riferimento, altrimenti ci viene a mancare l’affidabilità. È
infatti improbabile che un americano e un giapponese valutino lo stesso livello
di dolcezza pur essendo la stessa soluzione zuccherina, o che un brasiliano
trovi la liquirizia nel caffè, non
appartendo
questo vegetale al suo mondo e quindi alle sue espressioni analogiche . Nel
nuovo millennio a rafforzare la nostra disciplina sono intervenuti nuovi metodi
statistici, il miglioramento della correlazione tra dati strumentali e dati
sensoriali e la biometria.
Parallelamente
però all’analisi sensoriale si chiede sempre di più,facendola così uscire dall’alveo
tipico delle misurazioni per proporla quale primario strumento di comunicazione.
Alla base una considerazione: il modo migliore per fidelizzare un consumatore è
comunicare un carattere che può
percepire.
Così scatta
il meccanismo della fiducia, la credibilità e l’autorevolezza del produttore. Se
questo succede con la lettura dell’etichetta quando si sta sorseggiando il vino
da essa rappresentato, immaginiamo quanto efficace diventa lo strumento
nell’ambito di incontri di persona. Ed ecco allora fiorire, con il supporto
dell’analisi sensoriale, tutta una serie di giochi
che
stravolgono le modalità e i palinsesti delle degustazioni, delle visite ai
territori, delle atmosfere da creare nei punti vendita e nei locali di
accoglienza. Dal vino agli aerei, dal caffè ai negozi per parrucchieri,
dalla
gastronomia alla moda l’analisi sensoriale segue il prodotto o il servizio
dalla sua nascita al suo consumo, senza soluzione di continuità.
Per questo è
forse giunto il momento di parlare di scienze sensoriali, che comprendono
ovviamente l’analisi sensoriale, ma vanno oltre.
*direttore de "L'Assaggio"
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