Storia
(minima)
della pensione
nel mondo
della pensione
nel mondo
Il moderno
sistema previdenziale che oggi è entrato in crisi
in tutta Europa è stato inventato solo 123 anni fa e ha raggiunto il suo assetto definitivo attorno al dopoguerra
in tutta Europa è stato inventato solo 123 anni fa e ha raggiunto il suo assetto definitivo attorno al dopoguerra
Il primo statista a
promulgare una legge che assicurava un trattamento previdenziale al termine
della vita lavorativa fu il cancelliere prussiano/tedesco Otto von Bismarck,
nel 1889. L’obiettivo di questo primo esempio di Stato assistenziale era quello
di alleggerire le tensioni sociali con la classe operaia. Tuttavia, altre forme
di assistenza pensionistica da parte dello Stato, sia pure informali e non
regolamentate in modo preciso, furono erogate ai reduci della guerra di
indipendenza americana (1775-1783) e poi di quella di civile (1861-1865). In
Francia l’assicurazione obbligatoria per tutti i lavoratori dipendenti con meno
di 3.000 franchi di salario risale al 1910, ma il sistema giunse a una completa
generalizzazione solo nel 1947. Nel Regno Unito nel 1909 venne concessa a tutti
i settantenni una pensione di 5 scellini a settimana, elevata a 7 scellini e 6
pence per le coppie sposate: una cifra intenzionalmente bassa per incoraggiare
a integrare con assicurazioni private, mentre un sistema di contribuzione
pensionistica obbligatoria generalizzato è stato introdotto nel 1946.
Negli Stati Uniti
tuttora governo federale e governi statuali assicurano solo le pensioni dei
dipendenti pubblici: il resto dipende un po’ dai datori di lavoro e un po’
dalle assicurazioni private, e una legge del 1974 si limita a prescrivere i
requisiti minimi. In Spagna l’Instituto nacional de previsión è stato creato
nel 1908, ma un sistema nazionale nasce soltanto nel 1963. A questo lungo ciclo
di sviluppo del sistema delle pensioni universali e garantite partecipa anche
l’Italia. Nel 1898 viene istituita la Cassa nazionale di previdenza per
l’invalidità e la vecchiaia, ma solo facoltativa. L’obbligatorietà per tutti i
lavoratori dipendenti da privati con stipendio sotto alle 350 lire mensili
verrà invece stabilita nel 1919, con un’età pensionabile fissata a 65 anni
(l’aspettativa media di vita era in Italia di trent’anni). Risalgono però al
1952 l’integrazione al minimo, al ’57 l’estensione dell’assicurazione
obbligatoria per invalidità, vecchiaia e per i superstiti e i coltivatori
diretti. La creazione del sistema di copertura pensionistica universale si
conclude solo nel ’59 (artigiani) e ’66 (commercianti).
Il moderno sistema
pensionistico che oggi è entrato in crisi in tutta Europa è dunque stato
inventato solo 123 anni fa e ha raggiunto il suo assetto definitivo attorno al
dopoguerra.
Com’era la vecchiaia,
prima dell’invenzione pensione?
Un primo dato da
considerare è che una volta la gran parte delle persone moriva prima della
vecchiaia. In Italia l’età media di morte resta ostinatamente attorno ai sei
anni e mezzo fino al 1890 e solo negli anni 20 si arriva a 43 anni.
Statisticamente, è solo dopo il 1951 che la maggioranza degli italiani arriva a
vivere abbastanza da aver bisogno della pensione.
Secondo dato: prima che si inaugurasse l’era
della pensione generalizzata, la gran parte dell’umanità, anche nell’Europa
dopo la rivoluzione industriale, era contadina. In Italia solo dopo il 1900 gli
addetti all’agricoltura scendono sotto la metà del totale, ma nel 1921 sono
ridiventati il 55,7. Caratteristica delle famiglie contadine era quella di
generare molti figli. Ciò permetteva di avere più manodopera da inserire nel
sistema economico famigliare e inoltre, all’interno di un ciclo sociale e
biologico “naturale”, che ci fosse poi chi potesse prendersi cura dei genitori
anziani. In termini economici, un figlio era un investimento.
Se le classi agiate, i
cosiddetti possidenti, di pensione non avevano bisogno, vivendo di rendite, era
invece il ceto medio imprenditoriale, in particolare commercianti o artigiani
agiati, che investiva parte dei guadagni per costituirsi rendite per la
vecchiaia: un modo classico era quello di acquistare case che avrebbero poi
dovuto mantenere il proprietario attraverso l’affitto. Dunque, anche nei secoli
passati, il problema di garantirsi economicamente per la vecchiaia era più
urgente, e meno facilmente risolvibile, per le classi medio-basse urbane, o
comunque inserite nel sistema industriale. Dal medioevo fino al ’700 gli
artigiani meno facoltosi erano inquadrati nelle corporazioni, che tra l’altro
provvedevano anche ad autogestire la previdenza per i propri soci.
Il sottoproletariato senza
copertura
Senza copertura era
invece il sottoproletariato urbano. Abituato a vivere di espedienti, se e
quando arrivava alla vecchia aveva in genere come unica risorsa su cui contare
le opere di beneficienza della chiesa: dalle mense per i poveri agli ospizi di
vecchiaia. In Inghilterra, ad esempio, dopo l’espropriazione dei beni della
chiesa dovuta alla riforma anglicana il sistema venne meno all’improvviso, con
conseguenze devastanti.
Per questo Elisabetta I, nel 1536, fece adottare le Poor Laws: un sistema che durò sostanzialmente fino alla legge del 1909, e che garantiva agli indigenti assistenza all’interno di “workhouses” che erano però una via di mezzo tra l’ospizio e il carcere, e in cui si poteva essere costretti a lavori forzati. E senza copertura finirono per trovarsi dopo la Rivoluzione industriale gli operai: non più protetti dalle corporazioni, che anzi da un certo punto in poi, in nome del liberismo, finirono per essere vietate. Non a caso, i primi sindacati ebbero spesso anche funzioni previdenziali simili appunto a quelle delle antiche corporazioni. E la storia delle Società di mutuo soccorso, che in Italia arrivarono nel 1904 alla punta massima di 924.000 soci.
Per questo Elisabetta I, nel 1536, fece adottare le Poor Laws: un sistema che durò sostanzialmente fino alla legge del 1909, e che garantiva agli indigenti assistenza all’interno di “workhouses” che erano però una via di mezzo tra l’ospizio e il carcere, e in cui si poteva essere costretti a lavori forzati. E senza copertura finirono per trovarsi dopo la Rivoluzione industriale gli operai: non più protetti dalle corporazioni, che anzi da un certo punto in poi, in nome del liberismo, finirono per essere vietate. Non a caso, i primi sindacati ebbero spesso anche funzioni previdenziali simili appunto a quelle delle antiche corporazioni. E la storia delle Società di mutuo soccorso, che in Italia arrivarono nel 1904 alla punta massima di 924.000 soci.
Senza copertura
rischiavano di trovarsi soprattutto i dipendenti pubblici: e in quel caso
doversi affidare alla carità avrebbe rappresentato una perdita di status non
solo per loro, ma anche per le amministrazioni che avevano servito. Proprio per
loro, infatti, furono inventate le pensioni. Se in epoca antica Augusto istituì
un “aerarium militare”, finanziato con 860 milioni di sesterzi del patrimonio
confiscato a Cleopatra, oltre un millennio dopo fu sempre a beneficio dei
militari che nacquero le prime pensioni statali dell’età moderna, a partire
dalla fine del ’500. In Italia, dopo la legge che nel 1862 regolò sia
l’attività assistenziale della chiesa sia la previdenza autogestita dai
sindacati operai nelle Società di mutuo soccorso, nel 1881 fu istituita una
Cassa delle pensioni civili e militari a carico dello stato, e un Monte
pensioni per gli insegnanti elementari. Sostanzialmente, è dall’estensione agli
operai di questo modello per i dipendenti pubblici che nasce il sistema
pensionistico moderno.
Panaroma edit
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