giovedì 15 dicembre 2016

STORIA (MINIMA) DELLA PENSIONE NEL MONDO


Storia (minima) 
della pensione 
nel mondo
Il moderno sistema previdenziale che oggi è entrato in crisi
in tutta Europa è stato inventato solo 123 anni fa e ha raggiunto il suo assetto definitivo attorno al dopoguerra
Il primo statista a promulgare una legge che assicurava un trattamento previdenziale al termine della vita lavorativa fu il cancelliere prussiano/tedesco Otto von Bismarck, nel 1889. L’obiettivo di questo primo esempio di Stato assistenziale era quello di alleggerire le tensioni sociali con la classe operaia. Tuttavia, altre forme di assistenza pensionistica da parte dello Stato, sia pure informali e non regolamentate in modo preciso, furono erogate ai reduci della guerra di indipendenza americana (1775-1783) e poi di quella di civile (1861-1865). In Francia l’assicurazione obbligatoria per tutti i lavoratori dipendenti con meno di 3.000 franchi di salario risale al 1910, ma il sistema giunse a una completa generalizzazione solo nel 1947. Nel Regno Unito nel 1909 venne concessa a tutti i settantenni una pensione di 5 scellini a settimana, elevata a 7 scellini e 6 pence per le coppie sposate: una cifra intenzionalmente bassa per incoraggiare a integrare con assicurazioni private, mentre un sistema di contribuzione pensionistica obbligatoria generalizzato è stato introdotto nel 1946.
Negli Stati Uniti tuttora governo federale e governi statuali assicurano solo le pensioni dei dipendenti pubblici: il resto dipende un po’ dai datori di lavoro e un po’ dalle assicurazioni private, e una legge del 1974 si limita a prescrivere i requisiti minimi. In Spagna l’Instituto nacional de previsión è stato creato nel 1908, ma un sistema nazionale nasce soltanto nel 1963. A questo lungo ciclo di sviluppo del sistema delle pensioni universali e garantite partecipa anche l’Italia. Nel 1898 viene istituita la Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia, ma solo facoltativa. L’obbligatorietà per tutti i lavoratori dipendenti da privati con stipendio sotto alle 350 lire mensili verrà invece stabilita nel 1919, con un’età pensionabile fissata a 65 anni (l’aspettativa media di vita era in Italia di trent’anni). Risalgono però al 1952 l’integrazione al minimo, al ’57 l’estensione dell’assicurazione obbligatoria per invalidità, vecchiaia e per i superstiti e i coltivatori diretti. La creazione del sistema di copertura pensionistica universale si conclude solo nel ’59 (artigiani) e ’66 (commercianti).
Il moderno sistema pensionistico che oggi è entrato in crisi in tutta Europa è dunque stato inventato solo 123 anni fa e ha raggiunto il suo assetto definitivo attorno al dopoguerra.
Com’era la vecchiaia, prima dell’invenzione pensione?
Un primo dato da considerare è che una volta la gran parte delle persone moriva prima della vecchiaia. In Italia l’età media di morte resta ostinatamente attorno ai sei anni e mezzo fino al 1890 e solo negli anni 20 si arriva a 43 anni. Statisticamente, è solo dopo il 1951 che la maggioranza degli italiani arriva a vivere abbastanza da aver bisogno della pensione.
Secondo dato: prima che si inaugurasse l’era della pensione generalizzata, la gran parte dell’umanità, anche nell’Europa dopo la rivoluzione industriale, era contadina. In Italia solo dopo il 1900 gli addetti all’agricoltura scendono sotto la metà del totale, ma nel 1921 sono ridiventati il 55,7. Caratteristica delle famiglie contadine era quella di generare molti figli. Ciò permetteva di avere più manodopera da inserire nel sistema economico famigliare e inoltre, all’interno di un ciclo sociale e biologico “naturale”, che ci fosse poi chi potesse prendersi cura dei genitori anziani. In termini economici, un figlio era un investimento.
Se le classi agiate, i cosiddetti possidenti, di pensione non avevano bisogno, vivendo di rendite, era invece il ceto medio imprenditoriale, in particolare commercianti o artigiani agiati, che investiva parte dei guadagni per costituirsi rendite per la vecchiaia: un modo classico era quello di acquistare case che avrebbero poi dovuto mantenere il proprietario attraverso l’affitto. Dunque, anche nei secoli passati, il problema di garantirsi economicamente per la vecchiaia era più urgente, e meno facilmente risolvibile, per le classi medio-basse urbane, o comunque inserite nel sistema industriale. Dal medioevo fino al ’700 gli artigiani meno facoltosi erano inquadrati nelle corporazioni, che tra l’altro provvedevano anche ad autogestire la previdenza per i propri soci.
Il sottoproletariato senza copertura
Senza copertura era invece il sottoproletariato urbano. Abituato a vivere di espedienti, se e quando arrivava alla vecchia aveva in genere come unica risorsa su cui contare le opere di beneficienza della chiesa: dalle mense per i poveri agli ospizi di vecchiaia. In Inghilterra, ad esempio, dopo l’espropriazione dei beni della chiesa dovuta alla riforma anglicana il sistema venne meno all’improvviso, con conseguenze devastanti. 

Per questo Elisabetta I, nel 1536, fece adottare le Poor Laws: un sistema che durò sostanzialmente fino alla legge del 1909, e che garantiva agli indigenti assistenza all’interno di “workhouses” che erano però una via di mezzo tra l’ospizio e il carcere, e in cui si poteva essere costretti a lavori forzati. E senza copertura finirono per trovarsi dopo la Rivoluzione industriale gli operai: non più protetti dalle corporazioni, che anzi da un certo punto in poi, in nome del liberismo, finirono per essere vietate. Non a caso, i primi sindacati ebbero spesso anche funzioni previdenziali simili appunto a quelle delle antiche corporazioni. E la storia delle Società di mutuo soccorso, che in Italia arrivarono nel 1904 alla punta massima di 924.000 soci.
Senza copertura rischiavano di trovarsi soprattutto i dipendenti pubblici: e in quel caso doversi affidare alla carità avrebbe rappresentato una perdita di status non solo per loro, ma anche per le amministrazioni che avevano servito. Proprio per loro, infatti, furono inventate le pensioni. Se in epoca antica Augusto istituì un “aerarium militare”, finanziato con 860 milioni di sesterzi del patrimonio confiscato a Cleopatra, oltre un millennio dopo fu sempre a beneficio dei militari che nacquero le prime pensioni statali dell’età moderna, a partire dalla fine del ’500. In Italia, dopo la legge che nel 1862 regolò sia l’attività assistenziale della chiesa sia la previdenza autogestita dai sindacati operai nelle Società di mutuo soccorso, nel 1881 fu istituita una Cassa delle pensioni civili e militari a carico dello stato, e un Monte pensioni per gli insegnanti elementari. Sostanzialmente, è dall’estensione agli operai di questo modello per i dipendenti pubblici che nasce il sistema pensionistico moderno.
Panaroma edit


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