TRY il più grande database
sui caratteri delle piante
sui caratteri delle piante
Il
mega catalogo
descrive nel dettaglio i caratteri morfologici
e funzionali. Anche con il contributo di un botanico italiano
e funzionali. Anche con il contributo di un botanico italiano
Si
chiama TRY ed è il più grande database esistente sui caratteri morfologici e
funzionali delle piante, con dati su quasi un quinto delle specie vegetali del
pianeta. Uno studio come mai ne erano stati condotti prima, pubblicato online
lo scorso dicembre su Nature, è stato realizzato grazie ai dati raccolti in
vent’anni di lavoro da ricercatori di quattordici Paesi diversi.
Il mega catalogo che
descrive nel dettaglio i caratteri morfologici e funzionali delle piante vede
anche la firma di un botanico italiano, Bruno Cerabolini dell’Università degli
studi dell’Insubria a Varese. “Questo lavoro
si basa su una grande mole di dati, accumulati per oltre vent’anni. Per capire
come funzionano le comunità vegetali, ovvero più specie di piante inserite
nell’ambiente, siamo andati a prendere dei caratteri propri delle piante”,
spiega Cerabolini.
“Non
ci siamo limitati a effettuare dei censimenti, ma abbiamo cercato un rapporto
matematico tra i dati della singola specie, prendendo in esame parametri come
l’altezza e la densità del fusto, caratteristiche dei semi, conformazione e
rapporto peso/superficie delle foglie”.
Forma
e funzioni
The global spectrum of
plant form and function, questo il titolo del lavoro pubblicato, ha trasformato le piante in numeri,
indagandone le caratteristiche, dalla minuscola Arabidopsis, utilizzata come
organismo modello negli studi di genetica vegetale, alla maestosa sequoia, dal
rovo al noce del Brasile, dalla canapa all’araucaria, dalla ninfea alle acacie
delle savane. “Le proprietà fisiche e chimiche delle piante tendono a
combinarsi tra di loro secondo poche modalità comuni, selezionate dall’ambiente
nel corso dell’evoluzione.
Grazie a questo studio,
possiamo capire come ciascuna specie si colloca funzionalmente rispetto al
resto del mondo vegetale e prevedere il suo comportamento all’interno degli
ecosistemi”, commenta Cerabolini.
Prevedere
le reazioni ai cambiamenti climatici
Questo studio permetterà
quindi di creare dei modelli in grado di prevedere le possibili reazioni delle
comunità vegetali a vari tipi di sollecitazioni, come ad esempio il cambiamento
climatico. Avrà anche importanti risvolti sul settore primario, permettendo di
comprendere più facilmente i limiti naturali delle piante agricole utilizzate
dall’uomo. “Ho iniziato a intraprendere questo tipo di studi mentre mi trovavo
in Inghilterra con una borsa di studio, circa vent’anni fa”, racconta
Cerabolini. “È sicuramente una voce fuori dal coro, lontano dal conformismo che
caratterizza la ricerca. Lavorare in un’università come quella dell’Insubria,
innovativa ma lontano dal contesto delle storiche università italiane, mi ha
permesso di avere maggiore libertà nella scelta del tipo di ricerca da
condurre».
Classificazione
Ben tre anni prima dell’uscita dell’articolo su Nature, l’Università dell’Insubria stava già mettendo a punto una classificazione delle piante secondo due parametri: la capacità fotosintetica delle foglie e l’allometria, ovvero le dimensioni totali della pianta. “Ora che possediamo un potente strumento di classificazione funzionale delle piante, bisogna subito rimettersi al lavoro, trasferendosi al livello degli ecosistemi. Solo così potremo avere una realistica valutazione dei servizi gratuitamente offerti dalle comunità vegetali come la capacità di produrre biomassa anche per altri organismi, uomo compreso, di depurare l’acqua e l’aria, di regolare il clima, e di offrire un ambiente esteticamente e culturalmente valido per il benessere umano”, conclude il botanico.
Ben tre anni prima dell’uscita dell’articolo su Nature, l’Università dell’Insubria stava già mettendo a punto una classificazione delle piante secondo due parametri: la capacità fotosintetica delle foglie e l’allometria, ovvero le dimensioni totali della pianta. “Ora che possediamo un potente strumento di classificazione funzionale delle piante, bisogna subito rimettersi al lavoro, trasferendosi al livello degli ecosistemi. Solo così potremo avere una realistica valutazione dei servizi gratuitamente offerti dalle comunità vegetali come la capacità di produrre biomassa anche per altri organismi, uomo compreso, di depurare l’acqua e l’aria, di regolare il clima, e di offrire un ambiente esteticamente e culturalmente valido per il benessere umano”, conclude il botanico.
panorama Edit
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