mercoledì 7 dicembre 2016

TRY il più grande database sui caratteri delle piante



TRY il più grande database  
sui caratteri delle piante
Il mega catalogo descrive nel dettaglio i caratteri morfologici

e funzionali. Anche con il contributo di un botanico italiano
Si chiama TRY ed è il più grande database esistente sui caratteri morfologici e funzionali delle piante, con dati su quasi un quinto delle specie vegetali del pianeta. Uno studio come mai ne erano stati condotti prima, pubblicato online lo scorso dicembre su Nature, è stato realizzato grazie ai dati raccolti in vent’anni di lavoro da ricercatori di quattordici Paesi diversi.
Il mega catalogo che descrive nel dettaglio i caratteri morfologici e funzionali delle piante vede anche la firma di un botanico italiano, Bruno Cerabolini dell’Università degli studi dell’Insubria a Varese. “Questo lavoro si basa su una grande mole di dati, accumulati per oltre vent’anni. Per capire come funzionano le comunità vegetali, ovvero più specie di piante inserite nell’ambiente, siamo andati a prendere dei caratteri propri delle piante”, spiega Cerabolini.
“Non ci siamo limitati a effettuare dei censimenti, ma abbiamo cercato un rapporto matematico tra i dati della singola specie, prendendo in esame parametri come l’altezza e la densità del fusto, caratteristiche dei semi, conformazione e rapporto peso/superficie delle foglie”.
Forma e funzioni
The global spectrum of plant form and function, questo il titolo del lavoro pubblicato, ha trasformato le piante in numeri, indagandone le caratteristiche, dalla minuscola Arabidopsis, utilizzata come organismo modello negli studi di genetica vegetale, alla maestosa sequoia, dal rovo al noce del Brasile, dalla canapa all’araucaria, dalla ninfea alle acacie delle savane. “Le proprietà fisiche e chimiche delle piante tendono a combinarsi tra di loro secondo poche modalità comuni, selezionate dall’ambiente nel corso dell’evoluzione.
Grazie a questo studio, possiamo capire come ciascuna specie si colloca funzionalmente rispetto al resto del mondo vegetale e prevedere il suo comportamento all’interno degli ecosistemi”, commenta Cerabolini.
    Prevedere le reazioni ai cambiamenti climatici
Questo studio permetterà quindi di creare dei modelli in grado di prevedere le possibili reazioni delle comunità vegetali a vari tipi di sollecitazioni, come ad esempio il cambiamento climatico. Avrà anche importanti risvolti sul settore primario, permettendo di comprendere più facilmente i limiti naturali delle piante agricole utilizzate dall’uomo. “Ho iniziato a intraprendere questo tipo di studi mentre mi trovavo in Inghilterra con una borsa di studio, circa vent’anni fa”, racconta Cerabolini. “È sicuramente una voce fuori dal coro, lontano dal conformismo che caratterizza la ricerca. Lavorare in un’università come quella dell’Insubria, innovativa ma lontano dal contesto delle storiche università italiane, mi ha permesso di avere maggiore libertà nella scelta del tipo di ricerca da condurre».
Classificazione
 Ben tre anni prima dell’uscita dell’articolo su Nature, l’Università dell’Insubria stava già mettendo a punto una classificazione delle piante secondo due parametri: la capacità fotosintetica delle foglie e l’allometria, ovvero le dimensioni totali della pianta. “Ora che possediamo un potente strumento di classificazione funzionale delle piante, bisogna subito rimettersi al lavoro, trasferendosi al livello degli ecosistemi. Solo così potremo avere una realistica valutazione dei servizi gratuitamente offerti dalle comunità vegetali come la capacità di produrre biomassa anche per altri organismi, uomo compreso, di depurare l’acqua e l’aria, di regolare il clima, e di offrire un ambiente esteticamente e culturalmente valido per il benessere umano”, conclude il botanico.
panorama Edit

Nessun commento:

Posta un commento