Studia da pasticcera
ed è sfuggita al sisma
Giada Prestano
ai Campionati
di cucina
Ha diciassette anni e viveva ad Amatrice, nel convitto dell’Istituto alberghiero di Roma dove studia da quattro anni. Ora si prepara a gareggiare ai Campionati della cucina di Rimini per il titolo di “Miglior allieva”
Il destino ci prova spesso a metterci lo zampino mettendo a dura prova la vita di ogni persona. Ma la capacità, la caparbietà, la positività e la voglia di guardare sempre avanti sono doti che permettono di piegarsi magari, ma mai di spezzarsi per potersi rafforzare godendo di seconde occasioni e di gioie che arrivano, talvolta inaspettate. È il caso, ad esempio, di Giada Prestano, romana di 17 anni, al quarto anno dell’istituto alberghiero capitolino che ha rischiato di crollare dopo il terremoto della scorsa estate. Viveva ad Amatrice, nel convitto dell’istituto, là dove il terremoto ha fatto i danni peggiori tra cui portarsi via due dei suoi tutor. Ma il 18 febbraio Giada sarà a Rimini, ai Campionati della cucina italiana organizzati dalla Fic-Federazione italiana cuochi, dove gareggerà per il trofeo di “Miglior allievo”.
«La gioia più grande - ha spiegato al Corriere della sera - è stata vedere l’orgoglio di compagni e professori quando è arrivata la notizia. Perché questo non è un successo solo mio, ma di tutti. È il risultato della nostra perseveranza, una piccola rivincita collettiva. All’inizio non mi sentivo pronta ad affrontare le selezioni. A darmi il coraggio e la determinazione necessaria è stata la volontà di rappresentare la mia scuola, perché nessuno dimentichi ciò che è successo, i sacrifici che stiamo facendo e tutte le persone alle quali il sisma ha distrutto la vita».
Quella per la cucina è una passione che Giada ha sin da bambina. «Passavo le domeniche con mia nonna Assunta, mi insegnava a fare le torte, era divertente impastare la farina con le mani sul tavolo di legno e poi aspettare davanti al forno che il dolce fosse pronto». Così, finite le medie, la scelta di iscriversi all’alberghiero per lei è stata naturale. Ad Amatrice è arrivata nel 2013, a 14 anni: «È diventato per me una nuova casa e lì ho trovato una seconda famiglia. Quando si passano cinque giorni interi a settimana, tempo libero compreso, insieme a dei compagni, dei tutor o dei professori, diventano qualcosa di più: amici, confidenti». Col passare degli anni tra incontri e lezioni ha capito che la pasticceria è il suo campo. «È un’arte in cui tutto si gioca sulla precisione, se sbagli anche solo un piccolo particolare il piatto non riesce. Lo trovo davvero affascinante», spiega.
Amatrice era il suo mondo e lo è ancora oggi, tre giorni dopo Giada è tornata ad Amatrice. «Volevo incontrare i miei amici, vedere con i miei occhi cosa era successo. Il corso, la chiesa, i bar, ogni posto a me familiare non c’era più. Alcuni compagni mi hanno raccontato di avere perso dei parenti. Mi sono sentita fortunata, perché i miei stavano tutti bene, e allo stesso tempo distrutta». L’istituto alberghiero da ottobre è ospitato in una struttura temporanea a Rieti, negli stabili del locale polo universitario, e i suoi allievi accolti in un hotel non distante. «La scuola ci ha aiutato molto, i professori hanno cercato di riportarci alla routine, sui banchi e in cucina. Questo è stato importante per noi ragazzi. Ma niente è come prima e viviamo con la paura che arrivino nuove scosse». Qualunque sarà il risultato della gara, Giada e i suoi compagni sanno di aver già ottenuto qualcosa di importante.
Giada Prestano
«La gioia più grande - ha spiegato al Corriere della sera - è stata vedere l’orgoglio di compagni e professori quando è arrivata la notizia. Perché questo non è un successo solo mio, ma di tutti. È il risultato della nostra perseveranza, una piccola rivincita collettiva. All’inizio non mi sentivo pronta ad affrontare le selezioni. A darmi il coraggio e la determinazione necessaria è stata la volontà di rappresentare la mia scuola, perché nessuno dimentichi ciò che è successo, i sacrifici che stiamo facendo e tutte le persone alle quali il sisma ha distrutto la vita».
Quella per la cucina è una passione che Giada ha sin da bambina. «Passavo le domeniche con mia nonna Assunta, mi insegnava a fare le torte, era divertente impastare la farina con le mani sul tavolo di legno e poi aspettare davanti al forno che il dolce fosse pronto». Così, finite le medie, la scelta di iscriversi all’alberghiero per lei è stata naturale. Ad Amatrice è arrivata nel 2013, a 14 anni: «È diventato per me una nuova casa e lì ho trovato una seconda famiglia. Quando si passano cinque giorni interi a settimana, tempo libero compreso, insieme a dei compagni, dei tutor o dei professori, diventano qualcosa di più: amici, confidenti». Col passare degli anni tra incontri e lezioni ha capito che la pasticceria è il suo campo. «È un’arte in cui tutto si gioca sulla precisione, se sbagli anche solo un piccolo particolare il piatto non riesce. Lo trovo davvero affascinante», spiega.
Amatrice era il suo mondo e lo è ancora oggi, tre giorni dopo Giada è tornata ad Amatrice. «Volevo incontrare i miei amici, vedere con i miei occhi cosa era successo. Il corso, la chiesa, i bar, ogni posto a me familiare non c’era più. Alcuni compagni mi hanno raccontato di avere perso dei parenti. Mi sono sentita fortunata, perché i miei stavano tutti bene, e allo stesso tempo distrutta». L’istituto alberghiero da ottobre è ospitato in una struttura temporanea a Rieti, negli stabili del locale polo universitario, e i suoi allievi accolti in un hotel non distante. «La scuola ci ha aiutato molto, i professori hanno cercato di riportarci alla routine, sui banchi e in cucina. Questo è stato importante per noi ragazzi. Ma niente è come prima e viviamo con la paura che arrivino nuove scosse». Qualunque sarà il risultato della gara, Giada e i suoi compagni sanno di aver già ottenuto qualcosa di importante.
Italiaatavola
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