È stata approvata in America ed è la versione «digitale» di un vecchio
antipsicotico.
All’interno ha un sensore che si attiva se la pasticca non viene ingerita, ma non tutti sono convinti della sua utilità
All’interno ha un sensore che si attiva se la pasticca non viene ingerita, ma non tutti sono convinti della sua utilità
Quando siete malati ed assumete le medicine che vi sono
state prescritte, siete sicuri di seguire esattamente le indicazioni del
medico? Negli Stati Uniti a qualcuno è venuto qualche dubbio visto che l’errata
assunzione dei medicinali è fonte di un incremento della spesa sanitaria
nazionale di circa 100 miliardi di dollari. E così, per la prima volta, la Food
And Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della
regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha dato il via libera
a una pillola “digitale”: un medicinale che invia un segnale a un’applicazione
quando viene ingerito, rendendo possibile un migliore controllo delle abitudini
dei pazienti nel corso di una terapia. Il prodotto è stato sviluppato
dall’azienda farmaceutica giapponese Otsuka Pharmaceutical in collaborazione
con Proteus Digital Health, società californiana che si è occupata di
progettare il sensore.
L’approvazione del nuovo sistema sta facendo discutere
perché se da un lato potrebbe consentire ai medici di assicurarsi che i loro
pazienti assumano i farmaci prescritti, dall’altro potrebbe portare a
violazioni della privacy in un ambito estremamente delicato come quello
sanitario. La
pillola che contiene il sensore è una versione modificata del farmaco Abilify
di Otsuka, utilizzato per trattare stati di depressione, disturbi bipolari e
schizofrenia. All’interno del medicinale sono state inserite piccole dosi di
rame, magnesio e silicio (elementi spesso presenti nel cibo e non pericolosi)
che a contatto con i succhi gastrici nello stomaco producono un segnale
elettrico a bassa intensità per qualche minuto. Questo segnale viene captato da
un cerotto con un sensore, che deve essere indossato sul lato sinistro della
cassa toracica e sostituito ogni settimana.
Il dato raccolto dal cerotto viene poi inviato tramite
Bluetooth allo smartphone del paziente, insieme ad altre informazioni come i
suoi livelli di attività fisica. L’applicazione che raccoglie i dati può essere
utilizzata dai pazienti per aggiungere manualmente altri dati come il loro
umore o il numero di ore dormite. Periodicamente l’applicazione si collega a
Internet e invia un rapporto a un database, che può essere consultato dai
medici e, se il paziente lo desidera, anche da alcuni parenti. Le
autorizzazioni per condividere i propri dati possono essere rimosse in qualsiasi
momento dal paziente, nel caso in cui dovesse cambiare idea.
In
attesa di risposte
Otsuka ha in programma di metterla in commercio solo
l’anno prossimo e di condurre qualche test di mercato prima di stabilire un
prezzo finale. Molto dipenderà dalla risposta dei medici e dei pazienti verso
la novità, anche se alcuni sono scettici circa la sua utilità. I dubbi
principali sono legati al fatto che il sistema sia utilizzato con un farmaco
per trattare la schizofrenia, quindi con pazienti difficili da seguire e che
potrebbero non rispettare le istruzioni per farlo funzionare. Anche se è abbastanza
intuitiva, la gestione dell’applicazione può risultare macchinosa e ci si deve
comunque assicurare che i pazienti la utilizzino regolarmente, senza contare la
necessità di cambiare il cerotto toracico con il sensore ogni settimana.
Abilify è un farmaco molto utilizzato e da poco tempo il
suo brevetto è scaduto: altre aziende hanno avuto quindi la possibilità di
venderne una versione generica, riducendo le opportunità di affari per Otsuka.
L’azienda ha comunque il brevetto sulla versione della pillola con il
segnalatore al suo interno, ed è proprio su questa che punta per stabilizzare
le vendite di Abilify. Nei test clinici condotti finora, il sistema
tecnicamente ha funzionato senza particolari imprevisti, ma non è stato
dimostrato con certezza che il suo utilizzo migliori la dedizione dei pazienti
nel seguire un trattamento.
Dal canto suo, Proteus lavora da anni al perfezionamento
di un sensore per rilevare l’ingestione di una pillola. Molte aziende
farmaceutiche, come Novartis e Medtronic, hanno intuito le potenzialità del
sistema e hanno investito circa 400 milioni di dollari nella società per
accelerare lo sviluppo di questa nuova tecnologia. Prima dell’autorizzazione
della FDA, il sistema non poteva essere inserito direttamente nei farmaci, ma
era comunque possibile offrire ai pazienti capsule che lo contenevano, da
ingerire insieme alle pillole per testare il cerotto e monitorare l’assunzione
dei farmaci. Una versione commerciale con queste capsule è disponibile da più
di un anno, ma per ora non ha avuto un gran successo commerciale. Proteus
confida che potendo inserire il segnalatore direttamente nelle pillole le cose
cambino, portando a una maggiore diffusione del suo sistema. Negli ultimi anni,
altre aziende hanno sperimentato soluzioni simili, ma senza ottenere grandi
risultati.
Il
nuovo prodotto di Otsuka e Proteus potrebbe avere un impatto positivo nel caso
delle terapie che richiedono una costante e regolare assunzione di farmaci, ma
non è chiaro se possa portare davvero a qualche beneficio in più rispetto alle
app già in circolazione che aiutano a ricordare di assumere i medicinali e in
quali quantità. Alle perplessità sulla privacy, i responsabili dell’iniziativa
hanno risposto ricordando che il sistema è completamente su base volontaria e
che spetterà a medici e pazienti decidere insieme se adottarlo o meno.La messa
in vendita della pillola con il chip è stata definita dal New York Times
“l’arrivo del Grande Fratello” in medicina.
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