Tostato
Quella carne passata sul fuoco aveva un aroma diverso, e
tutte le volte che si sentiva quell’aroma prima di mangiare, nella tribù erano
sempre meno le persone che poi stavano male.
Nessuno sapeva il perché, ma piano piano si unì quell’aroma alla sicurezza alimentare, tanto da trasmetterne geneticamente il carattere, in modo da ridurre sempre più i pericoli derivanti dal cibo. Piano piano si studiarono diversi sistemi di cottura, scoprendo che ognuno dava una nuance aromatica differente che amplifica la promessa di piacere prima e il livello edonico poi.
Nessuno sapeva il perché, ma piano piano si unì quell’aroma alla sicurezza alimentare, tanto da trasmetterne geneticamente il carattere, in modo da ridurre sempre più i pericoli derivanti dal cibo. Piano piano si studiarono diversi sistemi di cottura, scoprendo che ognuno dava una nuance aromatica differente che amplifica la promessa di piacere prima e il livello edonico poi.
Ecco, dire che un caffè sa di tostato potrebbe apparire
banale, ma così non è, perché il suo più alto valore non sta nella quantità di
caffeina, bensì al suo quadro aromatico in cui il tostato spicca per
importanza, fino a definire l’arte del tostatore.
Ma come si origina il
tostato? La reazione principale è una vera storia di amore: zuccheri e
proteine, secondo la semantica di genere diverso, si trovano insieme in un bel
letto caldo dove generano una serie sterminata di figli. Questi interagiscono tra
loro dando altre molecole ancora. In totale possiamo considerare oltre venti famiglie
chimiche che mettono in campo più di millecinquecento molecole oggi rilevabili.
Ma man mano che gli strumenti di analisi progrediscono altre ancora verranno scoperte.
Gli assaggiatori di caffè, ricorrendo forzatamente all’analogia per definire
una percezione olfattiva, individuano cinque sottofamiglie del tostato:
caramello, vaniglia, pasticceria, cereali e cacao. Il caramello è decisamente
il più facile e l’eventuale scarsa intensità è dovuta a caffè di origine con
pochi zuccheri (dai quali deriva) o a una tostatura troppo spinta con relativa
riduzione del medesimo. Ben più pregiata è la nota di vaniglia, che in quanto
aldeide, non appartiene a una famiglia di buon nome, ma è particolarmente intrigante.
Di notevole suadenza è la pasticceria, che ammicca con la frutta secca
attraverso l’amaretto, ma si esprime soprattutto con note di dolci da forno.
Non da meno i cereali, con la pregiata nuance, anche perché rara, di pan
tostato che si staglia su malto e crosta di pane. Chiude il cacao, così
presente e gradito nei caffè naturali, colti ben maturi e ben tostati.
Il
tostato: una storia con l’evoluzione dell’uomo e la sua scoperta del fuoco, con
il passaggio dalla sicurezza alimentare al piacere. Il caffè deve a questa
famiglia aromatica la sua stessa esistenza: da un chicco crudo dotato di
qualche nota vegetale e poco più, a principe del piacere aromatico con
centinaia di molecole differenti che, intervenendo sui sensori olfattivi,
generano emozioni e inducono in evocazioni importanti. Il tostato è il metro
con il quale si valuta l’intera filiera del caffè, ma soprattutto la qualità
del verde, l’arte della tostatura, la perizia nella maturazione e nella
conservazione.
L’ESPRESSO
ITALIANO
È VITA
Mai
come in questo periodo l’Istituto Espresso Italiano ha dovuto battersi per la
tutela di un tassello della nostra cultura: il caffè del bar. Ecco cosa ne
pensa il presidente dell’Istituto, Luigi Morello In questi mesi, settimane, giorni, siamo stati bombardati
dal panico pandemico dei media, che per confermare le loro teorie hanno dato
voce solo agli “scienziati” esibizionisti e catastrofisti raccontando il mondo
come luogo contaminato e i locali come luoghi contaminanti. Questo ha
inevitabilmente condizionato molti, compreso gli operatori del nostro settore,
molti dei quali si sono immaginati un futuro fatto di protezioni antivirus,
locali cellofanati e clienti vestiti da palombari che consumano il caffè
servito da robot in un bicchierino di carta e bevuto dalla cannuccia in
assoluta solitudine.
#IODISSENTO Il caffè è condivisione di intimità e di amicizia e deve
essere rigorosamente consumato in compagnia. L’Espresso Italiano in particolare
non è una bevanda calda con caffeina magari nobilitato dall’origine. L’Espresso
Italiano è vita, è esperienza tramandata, raccontata e imparata. L’Espresso Italiano
è un rito, la celebrazione di un momento, che sia una pausa di ricarica o di relax.
Gustare un espresso è un momento topico, sinestesico in cui tutti i sensi sono coinvolti
e, quando questo momento è condiviso, l’appagamento è di livello superiore. La
scienza (National Institute of Health) ha dimostrato che bere 4 o più tazze di caffè
al giorno, rende felici, cioè riduce del 10% la probabilità di sentirsi
depressi. Questo grazie agli antiossidanti contenuti, ma il beneficio, è ancora
più efficace quando il caffè viene consumato insieme, come ha anche dimostrato
una recente ricerca dell’Istituto Espresso Italiano eseguita da Yougov.
#DINUOVOINSIEME Corona virus e politica ci hanno reso sicuramente più
poveri, ma non dobbiamo permettere che ci cambino le abitudini e le tradizioni.
Dobbiamo impiegare tutte le nostre energie e la nostra creatività per rendere i
nostri locali sicuri, ma sempre luoghi di incontro e socialità. La socialità è
fonte di cultura in quanto contribuisce all’apprendimento e all’educazione, alla
condivisione delle regole, in un processo che lineare non è. Per questo è
fondamentale conoscere e rispettare la prossemica, che è diversa nelle diverse società
e spesso varia da individuo a individuo. Il prolungamento della distanza sociale
infatti rischia di deteriorare il nostro tessuto sociale in modo irreversibile.
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