Immaginatevi di tornare indietro almeno di un secolo, all’epoca degli spalloni e del contrabbando di merce (soprattutto tabacco) tra l’Italia e la Svizzera. Immaginatevi di doverlo fare, ovviamente senza mezzi ufficiali, trovando vie poco trafficate e nascoste. Immaginatevi di farlo senza un profitto però, se non quello sentimentale. Immaginatevi, insomma, di contrabbandare emozioni e non oggetti.
Una volta che vi siete calati nella parte, che vi siete attrezzati per le imboscate e deciso il tragitto non vi resta che partire. Siamo nel 2021 ma è un po’ come tornare indietro con la Tabac Brevet, la traccia ciclistica disegnata dal giorna-ciclista Giacomo Pellizzari e dall’amico Massimiliano Muraro che hanno brevettato questo termine e questo percorso proprio in onore di quei contrabbandieri che scavalcavano il confine per portare dalla Svizzera all’Italia merci e persone tra l’inizio dell’800 e la metà del ‘900.
L'idea del progetto
Il percorso si svolge in 3 giorni, misura 395 chilometri e presenta 9.100 metri di dislivello. Piccolo particolare, che avevamo solo sfiorato: tutto questo s’ha da fare in bicicletta. «Abbiamo messo insieme la voglia di fare una ciclovacanza con quella di farne una cosa più importante - spiega Pellizzari - brevettando il nostro percorso per dare la possibilità a tutti di ricompierlo seguendo la nostra traccia. Realizzeremo quest’anno un sito con tutte le indicazioni sia le mappe che consigli su dove mangiare e dormire, chi vorrà potrà registrarsi e dimostrare di aver compiuto tutto il percorso per ottenere il tagliando Tabac Brevet».
Prima tappa: Teglio-Livigno
Fino a qui, tolto quell’accenno alle cifre, tutto bello, romantico, agguerrito e ufficiale. Ma di cosa si tratta effettivamente? Tre le tappe previste. Si parte dalla Valtellina con la prima tappa che scatta da Teglio e arriva a Livigno. 140 chilometri e 4.200 metri di dislivello, numeri alla mano: la più dura. Perché il percorso, da contrabbandieri appunto, prevede di scalare il passo Gavia, il Foscagno e l’Eira con in mezzo i passaggi da Ponte di Legno e Bormio. Sempre in quota, sfidando le aquile e sfuggendo ai controlli.
Seconda tappa: Livigno-Resia
Nella seconda tappa si va da Livigno a Resia scaldando il passo del Forno, Santa Maria, Umbrail Pass, Passo dello Stelvio e l’arrivo, impegnativo a Resia lungo la ciclabile della Val Venosta. Da sciropparsi 120 chilometri e 2.700 metri di dislivello.
Terza tappa: Resia-Teglio
Se anche in questo caso i protagonisti saranno riusciti a sfuggire ad occhi e orecchie indiscrete, ecco la terza tappa. Si parte da Resia, si arriva a Prato allo Stelvio e si scala il passo dal versante opposto rispetto al giorno precedente; picchiata su Bormio e poi il sentiero Valtellina che riporta verso Teglio. 135 chilometri e 2.200 metri di dislivello.
L’arrivo finale consigliato dal duo in avanscoperta Pellizzari-Muraro prevede la scalata del Muro della Gatta che porta fino all’agriturismo Il Vecchio Torchio che sorge in una frazione di Teglio. «Vale la pena un’ultima fatica - spiega Pellizzari - perché con pochi euro si mangia davvero bene, piatti della tradizione preparati con molte materie prime che crescono nell’orto dell’agriturismo.
Il bello di pedalare
L’altitudine, la libertà di movimento, lo sconfinamento, le tappe sono ingredienti che rendono questa attraversata italo-svizzera affascinante. Ogni viaggio in bicicletta lo è, ma questo rimando al contrabbando aggiunge senza dubbio una nota ancora in più per provarci. «La bici da sempre è uno strumento di contrabbando - spiega Pellizzari - basta pensare all’aiuto che Gino Bartali diede agli Ebrei nel corso della 2ª Guerra Mondiale e anche oggi c’è questa sensazione. Lo abbiamo visto, ad esempio, alla dogana con tutti i mezzi motorizzati fermati e noi in bici che, invece, passavamo tranquilli».
Giacomo Pellizzari |
Viaggi di questo genere sono sempre più in voga e cresce notevolmente anche la voglia di condividerli attraverso piattaforme digitali sempre più evolute come Strava o Komoot. La pandemia ha accresciuto il desiderio di fuggire pedalando e questo è il momento di accelerare soprattutto sull’aspetto amatoriale della bicicletta che alimenta quel settore florido e ancora tutto da sfruttare che è il cicloturismo. (Italiaatavola)
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