Nel 2025 la struttura dei consumi delle famiglie italiane continua a cambiare, spinta da un mix complesso di fattori economici, demografici e inflattivi. In particolare, si assiste a un aumento delle spese obbligate, che superano il 42% della spesa complessiva. Questa dinamica si riflette negativamente sulla domanda interna, limitando la capacità delle famiglie di destinare risorse ad acquisti discrezionali. Parallelamente, si osserva un calo nella spesa per beni alimentari, mentre cresce l'interesse per servizi commercializzabili come la ristorazione e il tempo libero (forse per l'aumento costante dei prezzi?). Tuttavia, tale incremento non è sufficiente a bilanciare la pressione esercitata dai costi fissi in continuo aumento.
Questi i dati più salienti dell'analisi condotta dall'Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie italiane nel periodo 1995–2025 (Qui il testo integrale).
Cresce la spesa obbligata, ma ristorazione e turismo tornano a salire
Nel 2025, oltre il 42% dei consumi delle famiglie italiane è assorbito da spese obbligate, come abitazione, energia, sanità, assicurazioni e trasporti. Ogni cittadino spende in media 9.300 euro all'anno per coprire questi costi, su una spesa totale pro capite di 22.114 euro. In cima alle voci di spesa resta la casa (5.171 euro), seguita da carburanti ed energia. Questo scenario riduce la capacità delle famiglie di destinare risorse ai consumi discrezionali. Negli ultimi trent'anni, il prezzo dei beni essenziali è cresciuto del 132%, con picchi nel settore energia (+178%), erodendo il potere d'acquisto delle famiglie italiane.
A confronto, i beni commercializzabili (prodotti non essenziali) hanno registrato aumenti più contenuti (+55%). L'effetto combinato di inflazione e costi fissi in aumento riduce lo spazio per altri consumi, influenzando in modo diretto le scelte quotidiane.
Nonostante il peso crescente delle spese fisse, il 2025 segna un segnale positivo: ristorazione e turismo tornano a crescere. La spesa media pro capite per i servizi commercializzabili aumenta di 134 euro rispetto all'anno precedente. La quota complessiva dedicata a questi servizi raggiunge il 20,8%, avvicinandosi ai livelli pre-pandemici (21,3% nel 2019). Si tratta di un segnale di ripresa della domanda e di voglia di socialità e svago, soprattutto nei settori legati al tempo libero.
Spesa per la ristorazione in aumento costante
Nel settore della ristorazione italiana si registra un aumento del valore economico, determinato da una crescita dei prezzi pari al +15% dal 2019. Tuttavia, il numero di visite e i volumi consumati rimangono ancora al di sotto dei livelli precedenti alla pandemia. In termini reali, il valore aggiunto del comparto ha superato i 59 miliardi di euro nel 2024, con un incremento dell'1,6% reale rispetto al 2023.
Nel solo mese di agosto 2025, la ristorazione si confermerà una delle voci principali dei consumi fuori casa, con una spesa complessiva di 5,4 miliardi di euro solo nei ristoranti. A questa cifra si aggiunge il contributo rilevante di bar, take away e street food, che hanno evidenziato una crescente domanda nei consumi estivi, per un totale di 9,3 miliardi di euro di spesa prevista.
Calo per alimentari e beni tradizionali
In controtendenza, si osserva una riduzione della spesa per beni alimentari e prodotti tradizionali, con un calo di 57 euro pro capite. Anche l'acquisto di alimenti, un tempo considerato incomprimibile, subisce un ridimensionamento, a causa dell'aumento dei prezzi e della necessità di razionalizzare il budget familiare.
Dal 2014 al 2025, la popolazione residente è diminuita di 1,4 milioni di persone, influenzando negativamente i consumi interni. L'invecchiamento della popolazione e il calo demografico riducono la domanda aggregata, aggravando l'impatto delle spese obbligate sull'economia.
A prezzi costanti, i consumi pro capite restano ancora inferiori di 200 euro rispetto al 2007. L'aumento della spesa per la casa (+109 euro annui) continua, mentre i volumi dei beni commercializzabili sono in flessione. La spesa obbligata cresce più velocemente rispetto al resto, comprimendo la spesa libera e limitando la ripresa economica interna.
Le conseguenze economiche: minore crescita, minore fiducia
Un simile scenario influisce non solo sulla crescita del sistema economico, ma anche sulle aspettative delle famiglie. Quando le spese obbligate assorbono quote sempre più ampie del reddito disponibile, la propensione al consumo libero si riduce, generando effetti negativi a catena.
Come sottolineato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: «Per le famiglie italiane il costante aumento delle spese obbligate è un forte ostacolo alla ripresa dei consumi. Occorre agire su tariffe e fiscalità per rafforzare il potere di acquisto e rilanciare la crescita economica del nostro Paese».
Contenere i costi fissi per rilanciare la spesa
Il quadro delineato per il 2025 mostra una persistente compressione della libertà di spesa, aggravata dall'aumento delle spese obbligate e dalla crescita dei prezzi nei settori essenziali. Anche se alcuni segmenti, come la ristorazione e i servizi per il tempo libero, mostrano segnali positivi, il quadro generale resta fragile. Per rilanciare la domanda interna, serve una strategia di lungo periodo che miri a contenere i costi fissi, sostenere il reddito disponibile e promuovere una distribuzione più equilibrata delle risorse all'interno dei bilanci familiari.
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