giovedì 7 agosto 2025

A giugno inflazione stabile, ma...

 

A giugno inflazione stabile, 

ma gli italiani continuano 

a spendere con cautela

Sotto la superficie dei prezzi stabili, anche i pubblici esercizi restano in attesa: le famiglie tengono stretto il portafoglio e, senza segnali di fiducia, la ripartenza dei consumi rischia di non arrivare mai [...]

    

L'inflazione si è stabilizzata, il potere d'acquisto delle famiglie è in ripresa, ma i consumi (anche nel mondo dell'Horeca) non decollano. È questo il quadro che emerge dai dati Istat di giugno e dalle analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio, che invita a guardare con attenzione ai prossimi mesi: senza fiducia, il rilancio dei consumi rischia di restare fermo, con riflessi sull'intera economia e sui conti pubblici.

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Secondo le prime stime diffuse dall'Istat, l'inflazione ha registrato un modesto aumento a giugnoin linea con le attese e legato a dinamiche stagionali, confermando la sostanziale stabilizzazione sia in termini congiunturali sia tendenziali. A sostegno dell'ipotesi di una stabilizzazione dell'inflazione sui valori attuali anche nei prossimi mesi ci sono i movimenti contenuti dell'inflazione di fondo, che lasciano il dato tendenziale vicino al 2%, e la stabilità dei prezzi alla produzione al netto dell'energia rilevata a maggio. «Si conferma la sostanziale stabilizzazione dell'inflazione e il modesto aumento rilevato nel mese, sia in termini congiunturali sia tendenziali, riflette principalmente alcune dinamiche stagionali ed è in linea con le attese. A supportare l'ipotesi di una stabilizzazione dell'inflazione sui valori attuali anche nei prossimi mesi vi sono i moderati movimenti registrati dall'inflazione di fondo, che lasciano il dato tendenziale su valori prossimi al 2%, e la stabilità registrata a maggio dai prezzi alla produzione al netto dell'energia: questo il commento dell'Ufficio Studi Confcommercio alle prime stime relative all'andamento dei prezzi nel mese di giugno diffuse dall'Istat».

Il calo delle tensioni inflazionistiche, insieme all'aumento dell'occupazione e agli effetti dei rinnovi contrattuali, ha contribuito a riportare in alto il potere d'acquisto delle famiglieora superiore ai livelli del terzo trimestre 2021anche se ancora lontano da quelli del 2007. «L'attenuarsi delle tensioni inflazionistiche - prosegue la nota - ha permesso, unitamente alla crescita dell'occupazione e al dispiegarsi degli effetti dei rinnovi contrattuali, importanti recuperi del potere d'acquisto delle famiglie. Oggi il reddito reale è superiore ai massimi del terzo trimestre del 2021 (ma ancora inferiore, in ottica di lungo termine, rispetto al 2007)».

Eppure, nonostante questa ripresa del reddito reale, la spesa delle famiglie resta inchiodata. Dai conti trimestrali emerge che tra il primo trimestre 2023 e lo stesso periodo del 2024 i redditi reali sono cresciuti del 2,3%, ma la spesa reale dei residenti si è fermata a un risicato +0,2%. Risultato: cresce la quota di risparmio, ma i consumi restano al palo, un freno che pesa sul ritmo della ripresa per tutto il settore horeca e per l'economia in generale. «Tuttavia, anche dalle evidenze dei conti trimestrali dei settori istituzionali, non sembrano ancora prodursi effetti benefici sulla dinamica dei consumi. Infatti, tra il primo trimestre del 2023 e il primo quarto dell'anno in corso i redditi reali sono aumentati del 2,3% a fronte di una stagnazione (+0,2%) della spesa reale dei residenti, con il conseguente incremento della quota di risparmio».


Per Confcommercio, la chiave ora sta nella fiduciasenza un clima di maggiore serenità sul futuro, sarà difficile vedere un'accelerazione dei consumie senza consumi non ci potrà essere un reale rilancio dell'attività economica. «È necessario, nei prossimi mesi - conclude l'Ufficio Studi - un rasserenamento dell'orizzonte proprio in termini di fiducia prospettica. Senza la spinta dei consumi sarà impossibile un'accelerazione della dinamica dell'attività economica nel complesso, con risvolti negativi anche in termini di parametri di finanza pubblica». Per il mondo horeca, che vive sul ritmo dei consumi quotidiani tra bar, ristoranti e ospitalità, è un segnale da non ignorare. Più potere d'acquisto non basta se le famiglie non si sentono sicure di spendere: serve un clima di fiducia per rimettere in moto la spesa e dare respiro a un settore che resta una delle leve più importanti per l'economia italiana.

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