mercoledì 18 aprile 2018

Il futuro del vino italiano a Vinitaly

Strategie, prospettive 

e opportunità
Il futuro del vino 

italiano a Vinitaly




La filiera del vino italiano si è ritrovata compatta in occasione di Vinitaly per fare il punto della situazione sulle prospettive del settore e sulle strategie da mettere in atto. Hanno preso parte al convegno il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero. 

Il tavolo di lavoro, moderato dalla giornalista Rai Chiara Giallonardo, ha visto gli interventi del presidente di Veronafiere Maurizio Danese oltre ai vertici internazionali del settore: il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, il presidente Cia - Agricoltori italiani Dino Scanavino, la coordinatrice del settore vitivinicolo Alleanza cooperative agroalimentari Ruenza Santandrea, il presidente dell'Uiv - Unione italiana vini Ernesto Abbona, il presidente di Federvini Sandro Boscaini, il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro e il vicepresidente di Assoenologi Emilio Renato Defilippi.

Chiara Giallonardo, Dino Scanavino, Sandro Boscaini, Ruenza Santandrea, Ernesto Abbona, Emilio Renato Defilippi, Riccardo Ricci Curbastro (Strategie, prospettive e opportunità Il futuro del vino italiano a Vinitaly)
Chiara Giallonardo, Dino Scanavino, Sandro Boscaini, Ruenza Santandrea, Ernesto Abbona, Emilio Renato Defilippi, Riccardo Ricci Curbastro

Innovazione, competitività e promozione sui mercati esteri i temi centrali del convegno, durante il quale si è ribadita la necessità sia di investire in tecnologie per lo sviluppo del settore (con annessa una semplificazione delle procedure), sia di valorizzare il vino italiano all'estero con strategie promozionali che valorizzino la cultura del Made in Italy. L'accento è stato posto anche sul gioco di squadra, sulla necessità di lavorare uniti, in collaborazione con le istituzioni.

Ad aprire il dibattito è stato Massimiliano Giansanti: «L’innovazione rappresenta un elemento fondamentale per competere nei mercati globali ed il vino è fra i settori che meglio hanno recepito l’urgenza di cogliere le continue sfide per soddisfare le esigenze dei consumatori. Innovazione e vitivinicoltura sono un connubio oramai imprescindibile. Le aziende del settore rispondono attivamente agli stimoli proposti dalle moderne tecnologie, ma occorre sostenere il loro lavoro con contesti normativi efficienti e le opportune semplificazioni amministrative».

«Le misure di mercato che la politica agricola comune prevede per il settore vitivinicolo - ha aggiunto Dino Scanavino, Presidente Cia - costituiscono spesso un fattore di successo per il vino made in Italy. Strumenti strategici per la competitività del comparto attraverso cui le imprese possono sostenere investimenti, promuovere all’estero i loro prodotti e valorizzare la componente sostenibile e paesaggistica del vino.  Un’esperienza, quella dell’Ocm vino, importante e vincente che va difesa e rafforzata nella prossima riforma della Pac anche attraverso interventi di sostegno all’innovazione lungo la filiera, senza trascurare la necessità di un’attenta ed efficace politica di semplificazione del settore».

La filiera con Paolo Gentiloni e Andrea Olivero (Strategie, prospettive e opportunità Il futuro del vino italiano a Vinitaly)
La filiera, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il viceministro alle Politiche agricole Andrea Olivero

«Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un cambiamento nel modo di produrre vino - ha evidenziato la coordinatrice Vino dell’Alleanza cooperative agroalimentari Ruenza Santandrea - con l’adozione di tecniche sempre più sostenibili per trovare un nuovo equilibrio tra produzione agricola e ambiente e provare a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Si contano numerose iniziative messe in campo da aziende vitivinicole in tutta Italia volte ad un minor utilizzo di acqua e fertilizzanti o a percorsi virtuosi per evitare scarti che vengono reimpiegati al termine del processo produttivo. Ma tutti questi sforzi da soli non bastano, senza la ricerca, una ricerca scientifica diffusa e condivisa, che guardi agli interessi della viticoltura tutta e che sia in grado di trasferire in soluzioni concrete ed efficaci i propri risultati. Ostacolare o rifiutare la ricerca e il progresso scientifico, in nome di una tradizione intoccabile, può diventare una moda pericolosa ed è un rischio che non possiamo permetterci».

Chi ha messo invece l'accento sull'importanza di diffondere una corretta cultura del vino italiano all'estero è stato Ernesto Abbona, presidente Unione italiana vini: «Da sempre, il vino riveste un ruolo centrale nella storia del nostro Paese: questo ne descrive, attraverso le sue infinite declinazioni, le peculiarità del territorio e del paesaggio. Infatti, il vino e la “cultura” di cui lo stesso può godere rispecchiano il nostro Paese in maniera totale. Come filiera abbiamo il dovere di un impegno proattivo sulle tematiche relative al consumo responsabile, l’obbligo di contrastare la demonizzazione del vino, dato che le singole iniziative nazionali potrebbero portare ad una escalation di nuovi leggi proibizionistiche e misure sanzionatorie in tutta Europa, e, in particolare, nei principali mercati ove sono destinate le nostre esportazioni, danneggiando l’immagine del nostro prodotto».

«Concentriamo le nostre energie sul valore del nostro prodotto anche nei mercati internazionali - ha commentato Sandro Boscaini, presidente Federvini - cogliamo tutte le opportunità per migliorare il sistema di promozione dei nostri vini, evitiamo gli errori del recente passato. Dobbiamo come produttori, tutti, fare uno sforzo importante per concentrare l’attenzione sul valore dei nostri territori, delle produzioni vitivinicole e dei nostri prodotti. Appare necessario avere tutti lo stesso programma e gli stessi obiettivi».

Paolo De Castro e Paolo Gentiloni (Strategie, prospettive e opportunità Il futuro del vino italiano a Vinitaly)
Paolo De Castro e Paolo Gentiloni

L'invito a mantenersi compatti e a collaborare con le istituzioni è arrivato anche dal presidente Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro. «Promuovere e tutelare i nostri vini a Denominazione, che sono un patrimonio collettivo apprezzato in tutto il mondo, è fra i nostri principali compiti, ma abbiamo bisogno di strumenti idonei a supporto da parte delle Istituzioni per farli crescere sui principali mercati target e per proteggerli dalle usurpazioni e dalle contraffazioni che avvengono, proprio sui mercati più strategici».

Un monito all’eccessiva burocrazia e un auspicio alla semplificazione delle procedure sono stati infine lanciati da Emilio Renato Defilippi, vicepresidente Assoenologi. «Occorre attuare delle azioni di alleggerimento burocratico nell’ambito del lavoro dell’enologo, attese dall’intero settore anche alla luce del prezioso lavoro svolto nell’approvazione del Testo unico del vino. Chiediamo un serio impegno nella semplificazione del settore. Dell’ambiente vitivinicolo abbiamo una visione di un settore da controllare, frutto di trascorsi negativi che la storia e l’evoluzione qualitativa dei nostri prodotti hanno oggettivamente superato, occorre quindi un cambio di prospettive dove la professionalità dei tecnici e l’etica imprenditoriale siano il reale riferimento fiduciario dei consumatori. Chiediamo che ci venga riconosciuto anche a livello legislativo il ruolo di garante e di responsabile di produzione, al pari della fiducia che molti imprenditori ci riconoscono per la programmazione dei loro investimenti».

Sono inoltre intervenuti nel dibattito i rappresentanti delle Istituzioni europee Joao Onofre, capo unità vino, Dg Agricoltura e sviluppo rurale, Commissione europea; Felice Assenza, direttore generale Politiche internazionali e Unione europea - Mipaaf e l'onorevole Paolo De Castro, vicepresidente Commissione agricoltura - Parlamento europeo, che hanno ribadito l'impegno a livello nazionale e comunitario per sostenere il settore nelle sue richieste.

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