Chiude lo stabilimento
Pernigotti
Restano a casa
100 dipendenti
Uno dei simboli dell’industria dolciaria italiana chiude i battenti. A Novi Ligure (Al) ha spento infatti la catena di produzione Pernigotti con 100 dipendenti che ora temono per le loro sorti professionali.
La famiglia Averna era stata la regista per cinque generazioni dell’industria nota per il cioccolato gianduia e per il torrone ma non solo perché si era fatta apprezzare anche per il gelato e la pasticceria. Nel 2013 il primo cambiamento radicale col passaggio di testimone al gruppo famigliare turco Toksoz il quale aveva garantito continuità e si era dichiarato consapevole del valore storico e qualitativo del marchio.Ora però i sindacati annunciano la chiusura. «L'amministratore delegato - ha dichiarato Tiziano Crocco (Uila) - era accompagnato dai legali e ci ha comunicato che non sono interessati allo stabilimento. I pochi impiegati del settore commerciale che rimarranno saranno trasferiti a Milano».
I lavoratori della Pernigotti oggi decideranno la mobilitazione. «Sarà un'iniziativa forte per rimarcare il duro colpo che subiranno la città e l'economia della provincia». Una storia lunga quasi 160 anni quella di Pernigotti che affonda le radici nel 1860 quando Stefano Pernigotti aprì una drogheria nel cuore di Novi Ligure.
Dopo essersi fatto conoscere con le prime produzioni Paolo Pernigotti dà la svolta modificando la ricetta del Torrone introducendo il miele concentrato al posto dello zucchero. Il mitico Gianduiotto nasce invece nel 1927 prima del gelato e del Cremino che arriva sul mercato negli anni ’70. Gusti, profumi e sensazioni che probabilmente rimarranno legate ad un passato non più rievocabile.
Amaro il commento del neopresidente di Coldiretti, Ettore Prandini: «È il risultato del circolo vizioso della delocalizzazione che inizia con l’acquisizione di marchi storici del Made in Italy - ha detto - continua con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e si conclude con la chiusura degli stabilimenti con effetti sull’occupazione e sull’economia nazionale dal campo alla tavola».
italiaatavola
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