Il mondo del vino
dal 1982 ad oggi
Fondamentale
la qualità
della vigna
L'archivio, in questi giorni di arsura, costituisce, per me, un valido rifugio per rinfrescare il corpo e la mente. E fra i quotidiani ingialliti ho trovato il "Corriere delle inchieste" del 20 ottobre 1982.
Titolo del tutto casuale : "La moda del vino". Più che autorevoli le firme dei pezzi: Piero Chiara, Giorgio Manganelli, Leonardo Vergani, Luciano Mondini, Davide Lajolo e Massimo Alberini. Quattro pagine da leggere d'un fiato con una sintesi, a 26 anni di distanza, più che mai d'attualità.Eccola: "È stata una vendemmia eccezionale che porterà, dicono gli esperti, il 1982 nell'empireo delle grandi annate. Ma se questo basta a fare la gioia dei buongustai, non risolve i problemi di agricoltori e vinificatori alle prese con un prodotto in rapida e radicale trasformazione. I consumi si fanno sempre più selezionati mentre un numero crescente di persone si avvicina alla cultura del bere e la bottiglia di qualità diventa uno status symbol generalmente accettato".
Cosi, nell'autunno del 1982 il Corriere. E oggi? Il panorama non sembra essere cambiato di molto. Significativa in proposito l'esperienza di un gruppo di tecnici del Sata, lo studio agronomico fondato nel 1990 a Brescia da Pier Luigi Donna. Si tratta di un team di giovani e motivati agronomi ed enologi che offre la propria esperienza e il proprio bagaglio di competenze ad aziende sia italiane che estere.
Mentre la vendemmia è alle porte i tecnici bresciani ricordano che si è soliti dire che il vino si fa in vigna, ma è anche certo che l'enologo potrà fare del buon vino solo se l'agronomo avrà fatto della buona uva.
«Sata - ribadiscono gli esperti bresciani - percorrendo in lungo e in largo l'Italia porta avanti una filosofia in vigna basata sulla ricerca della sostenibilità, della tutela della biodiversità e della riduzione al minimo dell'impatto dei fitofarmaci e del rame, sia sull'ambiente sia sugli operatori. Tutto ciò prende il nome di Biopass, un progetto esclusivamente italiano che mira alla salvaguardia del suolo della vigna, in particolare al mantenimento della fertilità attraverso l'utilizzo di elementi naturali».
Il fulcro quindi è la vita naturale del terreno; da un suolo ricco di vita nasce e cresce un'uva viva da cui si potrà produrre un vino migliore. E torniamo al 1982 quando Manganelli scriveva che : "A differenza di una macchina il vino non si fabbrica; ma nasce diverso a seconda dell'anno, del luogo, ed anzi della giacitura dei terreni, diverso affatto se bacio o solatìo. Il vino appartiene ai misteri destinati a restare tali, quale che sia l'entusiasmo con cui si accostano".
Ricordiamocelo adesso che si avvicina la raccolta delle prime uve.
di Renato Andreolassi
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