La Doc Monreale
cerca l'identità
Vini siciliani
da 4 vitigni
Nove aziende per una produzione che di circa 50mila bottiglie, ma che punta a crescere: questa la realtà del Consorzio Doc Monreale guidato da Mario Di Lorenzo.
«Noi ci crediamo tanto - ha spiegato Mario Di Lorenzo - abbiamo la fortuna di avere un territorio molto particolare, un territorio ampio con diversi terreni, altitudini e varietà, condizioni che ci consentono di ricercare e ottenere un'identità, grazie soprattutto ai quattro vitigni scelti».La Doc Monreale è tra le denominazioni più estese della provincia di Palermo, interessando infatti un'ampia area della Sicilia nord occidentale che equivale all'incirca all'antica Diocesi di Monreale, da sempre territorio rurale ed agricolo che ancora oggi costituisce un patrimonio vitale, grazie alla produzione di vino, per tutto il tessuto economico della provincia di Palermo.
Una Doc che come detto ammette a disciplinare unicamente quattro vitigni. Non è stato sempre così: adottato nel 2000 e modificato nel 2011, viene nuovamente variato nel 2018 quando le dodici varietà ammesse vengono ridotte a quattro. Niente più Chardonnay, niente più Nero d'Avola. La Doc Monreale decide di puntare tutto su tre autoctoni e un alloctono, ovvero «il Catarratto e l'Inzolia per quanto riguarda i vitigni a bacca bianca, il Perricone e il Syrah per i vitigni a bacca rossa».
Catarratto, Inzolia e Perricone «hanno fatto la storia del nostro territorio». Una storia sicuramente molto particolare: «Da noi in Sicilia fino a 30-40 anni fa il 95% del vino veniva venduto sfuso, quello che si produce invece oggi è sicuramente diverso, molto più adatto ai mercati nazionali e internazionali». Una riflessione, questa di Di Lorenzo, sollevata in occasione di Sicilia en Primeurdal presidente di Assovini Sicilia Alessio Planeta.
La scelta di mantenere all'interno del disciplinare il Syrah è invece dovuta al fatto che «si tratta di un vitigno che nel nostro territorio ha trovato veramente della caratteristiche pedoclimatiche capaci di dare risultati tra i più interessanti sia a livello nazionale che internazionale. Ecco perché molte aziende del nostro territorio stanno puntando su questa varietà ed ecco perché anche noi come consorzio crediamo nella possibilità di trovare un'identità nostra anche con un vitigno alloctono».
Sono nove le aziende che seguono questo disciplinare e risultano iscritte regolarmente alla Doc: Alessandro di Camporeale, Cantina Sociale dell'Alto Belice, Azienda agricola Case Alte, Baglio di Pianetto, Gregorio De Gregorio, Feudo Disisa, Porta del Vento, Principe di Corleone e Sallier de la Tour. Da queste nove aziende per il momento vengono prodotte «circa 50mila bottiglie come Doc Monreale, ma abbiamo un potenziale molto più ampio e stiamo lavorando proprio su questo, tanto che nell'ultimo anno sono entrate a far parte della Doc 4 nuove aziende».
Otto di queste nove aziende hanno portato in degustazione, durante Sicilia en Primeur, una loro etichetta rappresentativa. Baglio di Pianetto ha scelto Murriali, un bianco Doc Monreale del 2018; 12 Filari per l'azienda Case Alte, un Catarratto Doc Sicilia 2018; ancora Catarratto per Cantina Sociale dell'Alto Belice, con Trerrè 2016; Ridente il nome del Syrah Igp Terre Siciliane 2018 di Principe di Corleone; Syrah Vigna di Mandranova 2016 per Alessandro di Camporeale; ancora Syrah, ma stavola Doc Monreale, per Sallier de la Tour con il suo La Monaca 2016; Perricone 2016 Terre Siciliane Igp di Porta del Vento; Feudo Disisa a chiudere con Granmassenti Perricone Doc Monreale 2017.
La scelta di queste etichette non deve ingannare: sempre in relazione alla crescita del consorzio, Mario Di Lorenzo ha sottolineato come i soci stiano trasferendo le loro produzioni da Sicilia Doc e Terre di Sicilia Doc a Doc Monreale per distinguere i loro vini di qualità.
Alberto Lupini
direttore
di Italiaatavola
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