L’interstizio
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di anatomia
Scienziati americani svelano l’esistenza di un nuovo organo. È il più grande del corpo umano e probabilmente è alla base dell’efficacia dell’agopuntura.
di anatomia
Scienziati americani svelano l’esistenza di un nuovo organo. È il più grande del corpo umano e probabilmente è alla base dell’efficacia dell’agopuntura.
Rivoluzione nell’anatomia moderna: esiste un organo finora
sconosciuto alla scienza: si chiama interstizio. Ma
non lo dobbiamo immaginare come tutti gli altri, confinato in una zona
specifica del corpo e con una dimensione ben determinata. In realtà, è diffuso
in ogni angolo del nostro organismo: sotto la pelle, nei tessuti che rivestono
i polmoni, l’apparato digerente, i vasi sanguini e i muscoli. Non è altro che
una fitta rete di tessuti interconnessi e pieni di liquido, presente in quasi
tutti gli apparati dell’organismo umano. Una caratteristica dell’anatomia umana
precedentemente sconosciuta, con implicazioni che coinvolgono, appunto, la
funzionalità di tutti gli organi e della maggior parte dei tessuti, ma anche i
meccanismi di moltissime malattie. Incluso il cancro, di cui potrebbe
contribuire a spiegare la diffusione. Pubblicato su Scientific
Reports, il nuovo studio condotto alla Nyu School of Medicine rivela che
questi “strati” del corpo, a lungo considerati semplici tessuti connettivi,
sotto la superficie della pelle o a rivestimento del tubo digerente, dei
polmoni, del sistema urinario, muscolare e ancora dei vasi sanguigni, sono
invece compartimenti interconnessi e pieni di liquido. Supportati da un
reticolo di proteine forti (collagene) e flessibili (elastina), possono agire
come ammortizzatori per impedire ai tessuti di lacerarsi mentre organi, muscoli
e vasi esplicano la loro funzione quotidiana.
A detta dei ricercatori, il fluido contenuto
all’interno dell’interstizio – e il relativo movimento – potrebbe spiegare
perché i tumori si diffondono così velocemente quando invadono tale organo.
Pare infatti che esso sia in qualche modo drenato dal sistema linfatico e, più
probabilmente, la sorgente da cui nasce la linfa vitale per il funzionamento
delle cellule immunitarie che generano l’infiammazione. Le cellule che vivono
nell’interstizio mutano con il passare degli anni e, probabilmente,
contribuiscono alla comparsa di rughe, di malattie infiammatorie,
all’irrigidimento delle articolazioni e ai fenomeni di sclerosi e fibrosi. In
due parole, tutto ciò che è legato al processo di invecchiamento. “Questa
scoperta ha il potenziale di portare a enormi progressi nella medicina, grazie
al fatto che l’analisi diretta del liquido interstiziale potrebbe diventare un
potente strumento diagnostico”, evidenzia il co-autore Neil Theise, professore
nel dipartimento di Patologia della Nyu Langone Health.
Un’altra ipotesi è correlata all’agopuntura.
Una scienza antichissima utilizzata con successo persino ai giorni nostri, mai
compresa appieno dai ricercatori moderni. Tuttavia, la presenza di un
reticolato di proteine che sostiene l’interstizio, potrebbe essere in grado di
generare correnti elettriche durante il loro ripiegamento. Forse è questo –
ipotizzano gli scienziati – il meccanismo che sta dietro all’efficacia di
questa tecnica millenaria.
Il motivo per cui l’interstizio è rimasto nell’ombra fino
ai giorni nostri, nonostante le numerose ricerche scientifiche, è che parte di
quest’organo era stato etichettato come tessuto connettivo. In realtà i metodi
tradizionali che utilizzavamo per studiarlo – come l’esame al microscopio – non
ci consentivano di vederlo come, in realtà, è davvero. Si pensava, infatti, che
potesse trattarsi di un semplice tessuto denso e compatto. Per fortuna, oggi la
scienza ha a disposizione anche tecniche e strumentazioni innovative come la endomicroscopia
confocale laser (CLE). Si tratta di un nuovissimo prodotto nato allo scopo di
visualizzare le immagini della mucosa gastrointestinale in tempo reale e ad
alta magnificazione. Attraverso questo, si possono vedere i tessuti vivi
direttamente dentro il corpo, senza dover fare prima un prelievo.
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