Booking licenzia anche in Italia. La piattaforma olandese di viaggi ha annunciato un piano di riorganizzazione globale che prevede il taglio di migliaia di posti di lavoro, con una stima non ufficiale che arriva a quota mille esuberi. Il piano coinvolge anche la sede italiana, dove l'azienda ha comunicato l'intenzione di procedere con 9 licenziamenti su circa 150 dipendenti. A essere colpito sarebbe soprattutto il team che cura le traduzioni, la localizzazione e il controllo qualità dei contenuti per il mercato italiano.
Licenziamenti in casa Booking: nel mirino anche il team italiano delle traduzioni
L'annuncio ha subito acceso l'attenzione dei sindacati, che denunciano l'ennesima strategia aziendale mascherata da “ottimizzazione”. Secondo le fonti, il gruppo coinvolto nell'esubero sarebbe quello che ogni giorno lavora per rendere accessibili e comprensibili in italiano il sito, le app, le newsletter, l'extranet per le strutture e persino gli annunci pubblicitari pay-per-click. In pratica, la squadra che garantisce che Booking parli davvero la lingua dei viaggiatori e degli albergatori italiani. Le motivazioni fornite da Booking parlano della necessità di «ottimizzare i costi», «innovare in modo più intelligente» e «prepararsi all'automazione», con l'obiettivo dichiarato di «aumentare velocità e agilità, e investire saggiamente per garantire il successo a lungo termine». Dichiarazioni che però, secondo la Filcams Cgil, nascondono altro: «Un linguaggio ambiguo, che nasconde una strategia ormai ben nota: tagliare posti di lavoro per aumentare i margini, a discapito delle persone» accusa il sindacato, che annuncia una mobilitazione per difendere gli addetti coinvolti.
Anche Fisascat Cisl e Uiltucs hanno espresso forte contrarietà alla decisione e chiesto all'azienda di considerare soluzioni alternative, come l'uso di ammortizzatori sociali, percorsi di ricollocazione interna o qualunque altra via utile a evitare i licenziamenti: «L'unica disponibilità ottenuta da Booking è stata una proposta economica del tutto insufficiente, accompagnata inoltre dalla pretesa di selezionare le persone da licenziare» dicono da Filcams. L'impressione è che la scelta di tagliare proprio nel comparto linguistico non sia casuale, ma legata ai progressi dell'IA generativa, sempre più in grado di gestire traduzioni complesse e adattamenti linguistici con rapidità ed efficienza, imparando da miliardi di dati testuali. Una tecnologia che sta ridefinendo interi settori, ma che pone interrogativi urgenti quando viene utilizzata come pretesto per smantellare team specializzati.
A far discutere è anche un altro passaggio emerso nelle comunicazioni interne. Secondo Filcams, tra le giustificazioni addotte per i licenziamenti, l'azienda avrebbe citato i risultati di questionari anonimi interni, che segnalerebbero un «basso senso di appartenenza al team» e una «diminuzione della motivazione». «Il cambiamento del settore non può e non deve diventare un alibi per ridurre l'organico e scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso di scelte aziendali unilaterali. È inaccettabile che, tra le giustificazioni addotte per i licenziamenti, l'azienda arrivi a citare questionari interni anonimi» attacca ancora la Filcams. Resta da capire se e come si aprirà un vero confronto tra azienda e sindacati, ma il segnale è chiaro: anche il turismo digitale non è immune dalle logiche di ristrutturazione, e il peso delle nuove tecnologie si fa sentire sempre più. Anche sulla pelle delle persone.
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