sabato 26 luglio 2025

La rivincita del Rosso di Montalcino

 

La rivincita del Rosso 

di Montalcino: 

non più fratello minore e con potenziale raddoppiato

Il fratello maggiore
Il Rosso di Montalcino vive una fase di rilancio identitario: da “baby Brunello” a vino autentico, versatile e contemporaneo, risponde alla domanda di leggerezza, terroir e bevibilità. Cresce la produzione (+21% fascette nel 2025) e l'interesse di mercati e giovani consumatori. Una rinascita culturale e commerciale per la denominazione

La rivincita del Rosso di Montalcino: non più fratello minore e con potenziale raddoppiato

Ci sono annate calde in cui non tutte le ciambelle riescono col buco… e non tutte le bottiglie hanno in sé la perfezione. Per qualcuno è proprio nell’interstizio tra questo problema ormai generalizzato in prospettiva - il global warming lo sentono tutti i produttori, in vigna e poi in cantina - e l’evoluzione dei consumi verso una maggiore “leggerezza” che si potrebbe identificare la terza via del Rosso di Montalcino. Nel panorama enologico italiano, il Rosso ilcinese vive infatti un paradosso che si potrebbe definire di posizionamento “ontologico". Pensato come second vin del più blasonato Brunello, ha sempre vissuto nell’ombra come un “fratello minore” - dato che i produttori per primi l’hanno considerato tale, spesso deducendolo dalla produzione principale con declassamento. E allo stesso tempo ha viaggiato sul crinale di un’incertezza identitaria: troppo nell’anima di Montalcino per essere un vino quotidiano, troppo non-Brunello per diventare etichetta da investimento. Eppure, in un mercato sempre più orientato alla ricerca di autenticità, versatilità e valore esperienziale, questa posizione ambigua può rivelarsi un’opportunità più che una criticità.

La rivincita del Rosso di Montalcino: non più fratello minore e con potenziale raddoppiato

Rosso di Montalcino: più di un baby Brunello

Rosso di Montalcino, crisi o rilancio dell'identità liquida?

Ci sono produttori in terra di Montalcino che non amano il Rosso, soprattutto perché potrebbe rappresentare una sorta di rinuncia rispetto alla grandeur del Brunello. Se infatti il territorio è lo stesso, le vigne sono le stesse, le botti sono talvolta le stesse e io cantinieri sono sempre loro - osserva qualcuno - perché mai un’azienda vitivinicola dovrebbe abdicare al top di gamma per lasciare il passo a un figlio cadetto? In fin dei conti - osserva uno dei produttori storici all’ombra di Sant’Antimo - produrre Rosso e produrre Brunello costa uguale (al netto dell’affinamento, che comporta un lungo immobilizzo del capitale).

Obiezioni comprensibili, ma forse è passato il tempo del Rosso - Doc introdotta nel 1983 - come un vino d’attesa, di scarto o di emergenza. Perché se molti consumatori, soprattutto tra le nuove generazioni, cercano oggi vini più snelli, meno austeri e pure meno costosi, quella del Rosso potrebbe diventare l’identità cercata. Non è un caso che il Consorzio abbia deciso di spingere la denominazione, allargando le maglie della rivendicabilità del Rosso, e di portarlo in piazza con un evento come Red Montalcino che sembrava forse paradossale. Sì, perché portare all’assaggio del pubblico e degli operatori vini rossi toscani sotto il sole estivo di giugno poteva essere un azzardo. E invece il successo è arrivato, con la voglia di Rosso sia all’evento che nelle cantine.

Vini "classici di terroir"

Scardinando l’etichetta banalizzante di “baby Brunello” - in fondo non troppo spregiudicata fino a qualche anno fa - il Rosso di Montalcino può dunque ricercare una collocazione in una categoria peculiare: quella dei “classici di terroir”. Un contesto che andrebbe a condividere con vini come il Valpolicella Superiore o il Langhe Nebbiolo, ma - perché no? - anche con la Schiava in Alto Adige, il Piedirosso in Campania o il Gamay del Trasimeno. Tutti vini che, in tempi di riscaldamento globale, possono giocare da protagonisti sulla tavola e negli aperitivi del terzo millennio.

La rivincita del Rosso di Montalcino: non più fratello minore e con potenziale raddoppiato

Il rosso di Montalcino potrebbe diventare un classico di terroir

Strizzando l’occhio alla tendenza “naturale” e potendo sperimentare tra vigna e cantina - per esempio azzerando i solfiti o arrivando al tappo a vite - il Rosso & company potrebbero vincere la sfida di allargare il dialogo con le nuove generazioni. E diventando vini di parcella, di vigneto, che cambiano texture nel tempo in funzione dell’annata, potrebbero raccontare un’identità più fluida e meno ingessata. Il Rosso di Montalcino può essere dunque il portabandiera di questa transizione post-identitaria, rappresentando il territorio non attraverso la “monumentalità” del tempo, ma attraverso una altrettanto nobile nonchalance.

Emancipazione in corso: +21% nel 2025

In attesa di vedere etichette funky e uno storytelling da garage wine per conquistare nuove fasce di marcato - si scherza - i numeri sembrano giocare a favore dell’emancipazione dell’ex figlio cadetto di Montalcino. Nei primi 5 mesi del 2025 il Consorzio ha consegnato il 21% di nuove fascette in più per il Rosso di Montalcino rispetto allo stesso periodo del 2024, per un totale di quasi 1,9 milioni di bottiglie (dati Valoritalia). Da settembre, inoltre, per la prima volta la denominazione potrà affacciarsi sul mercato con un potenziale produttivo raddoppiato. Grazie all'allargamento dell'albo dopo 27 anni, la Doc è passata da 520 a 872 ettari portando la capacità produttiva oltre i 7,3 milioni di bottiglie, il doppio rispetto alla media degli anni precedenti.

La rivincita del Rosso di Montalcino: non più fratello minore e con potenziale raddoppiato

Giacomo Bartolommei, presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino

«In un momento particolarmente complesso sul fronte di mercati e dei consumi - osserva il presidente del Consorzio Giacomo Bartolommei - l'aumento della richiesta delle fascette di Stato rappresenta un segnale incoraggiante che, seppur non direttamente collegabile alle vendite e probabilmente influenzato anche dall'anticipo del mercato statunitense, conferma l'interesse verso il Rosso. Una sfida impegnativa ma che vogliamo affrontare anche attraverso l'ampliamento delle destinazioni commerciali, a partire da quelle asiatiche». Non per nulla il neo-presidente (il più giovane nella storia del Consorzio) ha più volte sottolineato l’affezione per il Rosso di Montalcino, promuovendo un approccio prima di tutto culturale verso una nuova declinazione della cosiddetta “piramide” legata soprattutto ai valori di mercato.

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