domenica 27 luglio 2025

Mercato agrifood: il prezzo dell'uva passa alle stelle

 

Mercato agrifood: 

il prezzo dell'uva 

passa alle stelle, 

farina di soia ai minimi

Gelate, caldo anomalo e raccolti scarsi spingono verso l'alto la sultanina turca, mentre la farina di soia crolla sotto il peso di un'offerta abbondante e della forte domanda di olio. I dati aggiornati da Areté [...]

    

Dall'inizio di aprile, la quotazione della sultanina turca è salita del 12%mentre la farina di soia ha toccato i livelli più bassi degli ultimi anni. È lo scenario che emerge dagli ultimi dati elaborati da Areté, società italiana specializzata in analisi e previsioni sul mercato delle commodity agrifood, che ogni settimana pubblica gli aggiornamenti più rilevanti sugli andamenti globali. Due prodotti molto diversi, due tendenze opposte, ma entrambe indicative di come eventi climatici e dinamiche della domanda continuino a influenzare i prezzi delle materie prime.

Mercato agrifood: il prezzo dell'uva passa alle stelle farina di soia ai minimi

Uva passa alle stelle, farina di soia ai minimi: le due facce del mercato agrifood

Partendo dall'uva passa, il balzo riguarda in particolare la sultanina turca n.9 (Exw Uk), arrivata intorno alle 2.900 sterline per tonnellata. Il motivo, spiega Areté, è da ricercare nelle aspettative per il raccolto 2025/26, che in Turchia dovrebbe calare del 3%, scendendo a 220mila tonnellate, un livello ben lontano dalla media delle cinque campagne pre-2023/24, che si aggirava intorno alle 300mila. Si tratta della terza campagna consecutiva con un'offerta limitata, e il ridimensionamento produttivo è il risultato delle gelate tardive di aprile, sommate alle recenti ondate di caldo che stanno colpendo la principale regione produttrice, accelerando anche l'inizio della raccolta. Il fenomeno, tuttavia, non si limita alla Turchia. A livello globale, secondo le stime dell'International nut and dried fruit council (Inc), la produzione di uva passa per la campagna 2025/26 dovrebbe diminuire del 5% rispetto alla stagione precedente, fermandosi sul secondo livello più basso dal 2018/19. L'incertezza legata all'offerta turca, combinata con l'assenza di significativi rimbalzi produttivi da parte delle altre origini, continua quindi a tenere alta la pressione sul mercato. Questo, nonostante una domanda in fase di ridimensionamento nella campagna 2024/25, come dimostrano le esportazioni turche, ai minimi degli ultimi anni.

Sul fronte opposto c'è la farina di soia, che sta attraversando una fase di ribassi prolungati. I cali sono iniziati già all'inizio del 2025, ma hanno subito una forte accelerazione da giugno in poi, coinvolgendo contemporaneamente Stati Uniti, Europa e Italia. Anche in questo caso il quadro è ben tracciato da Areté, che attribuisce la debolezza delle quotazioni a un insieme di fattori. Da un lato, la buona disponibilità globale di semi di soia nella campagna 2024/25 e le prospettive favorevoli anche per il 2025/26; dall'altro, la forte domanda di olio di soia, che negli ultimi mesi è stato il più abbondante tra gli oli vegetali, intercettando una parte consistente di domanda che, in passato, si sarebbe rivolta all'olio di palma. Quest'ultimo, però, ha mantenuto prezzi più alti rispetto all'olio di soia per gran parte dell'autunno e dell'inverno scorsi. Per soddisfare la domanda di olio, i livelli di frantumazione sono rimasti alti, generando inevitabilmente un surplus di farina sul mercato e aggravando la fase discendente dei prezzi. A luglio, le quotazioni della farina di soia hanno toccato i minimi dal 2016 sia sul Cme statunitense che a Rotterdam. In Italia la situazione è persino più estrema: complice anche il rafforzamento dell'euro sul dollaro, i prezzi sono scesi a livelli che non si vedevano dal 2011.

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