mercoledì 1 giugno 2022

Spiagge, che affare: in dieci anni i balneari sono cresciuti del 25%

 

Spiagge, che affare: 

in dieci anni i balneari sono cresciuti del 25%

Uno studio di Unioncamere, che tiene conto solo di una parte minoritaria delle attività, ovvero solo le imprese registrate sul registro delle Camere di Commercio, segnala che dal 2011 la corsa a gestire la balneazione ha portato a un forte incremento dei gestori. Molte le attività a gestione famigliare, ma ci sono anche quelle con incassi a sei zeri.

di Martino Lorenzini

Spiagge, che affare: in dieci anni i balneari sono cresciuti del 25%Negli ultimi dieci anni si è assistita a una vera e propria corsa ad accaparrarsi le spiagge libere (inclusi laghi e fiumi) della nostra Penisola. Secondo i dati di Unioncamere-Infocamere, che tengono conto soltanto delle imprese presenti sul registro delle Camere di Commercio (non sono quindi stati considerati i bagni di hotel, ristoranti, bar, villaggi e camping), dal 2011 a oggi c'è stato un incremento complessivo di 1.443 unità per arrivare agli odierni 7.137 (per il sindacato balneari le imprese considerando tutte le tipologie di attività sono invece circa 30mila).

Le protagoniste della crescita nell’ultimo decennio sono le regioni del Sud, decisamente lanciate al recupero delle posizioni rispetto al Centro-Nord. In particolare la Calabria, la Sicilia, la Campania e la Puglia. 

Analisi confermata anche dal Sib il sindacato balnerari. «Al Sud ci sono ancora tante spiagge libere», ha spiegato il presidente Antonio Capacchione.

Anche se la "culla" dei balneari resta l'Emilia Romagna. È infatti la Regione dove si concentrano più lidi, pari a 1.063 attività, secondo Unioncamere.

Molte attività sono a gestione famigliare, ma ci sono anche 1.700 società di capitale. La metà di queste ha un bilancio inferiore ai 250mila euro. Solo un piccolo drappello, pari al 3,4% totalizza incassi oltre i sei zeri.


Spiagge, in dieci anni le attività sono cresciute del 25%

Nel periodo considerato da Unioncamere, la crescita più rilevante in termini assoluti ha interessato la Calabria (+328 unità) che ha raddoppiato la dotazione del 2011. Seguono la Sicilia (+198 attività, +67,6% nel decennio), la Campania (+184) e la Puglia (+160). In termini relativi, l’accelerazione più consistente del decennio è quella della Sardegna (+162,5%).

Spiagge, che affare: in dieci anni i balneari sono cresciuti del 25%

In Romagna, la "culla" delle attività balneari

È la riviera romagnola la “culla” delle imprese impegnate nelle attività di “gestione di stabilimenti balneari”: 1.063 su 7.173 complessivamente operanti alla data del 31 dicembre scorso. La predominanza delle località romagnole emerge chiaramente dalla graduatoria dei comuni italiani con il maggior numero di realtà imprenditoriali del settore.

Ai primi tre posti si trovano, infatti, tre comuni romagnoli: Ravenna (191), Rimini (155), Cervia (153). Se si aggiungono le 117 imprese di Riccione (quinta) e i 114 di Cesenatico (sesta) i cinque comuni romagnoli totalizzano 730 realtà imprenditoriali, il 68,7% di tutte le infrastrutture della riviera romagnola e il 10,2% del totale nazionale.

Spiagge, che affare: in dieci anni i balneari sono cresciuti del 25%

In Toscana la massima concentrazione di attività balneari

Subito a ridosso dell’Emilia-Romagna, l’Olimpo della balneazione vede sul podio due destinazioni ‘storiche’ per gli amanti del mare italiano: la Toscana, con 914 attività distribuite lungo 397 km di costa (2,3 imprese ogni km) e la Liguria, con 807 imprese a presidiare 330 km di litorale (2,4 ogni km). Alla Toscana, con Camaiore (91 imprese lungo 3 soli km di costa) spetta anche il record di densità massima di attività balneari (31 imprese per km), a fronte di una media nazionale (misurata sui 770 Comuni che si affacciano sui nostri mari) fissa sul rapporto uno a uno tra imprese e chilometri di litorale.  

I gestori: dalle imprese familiari alle società di capitale

L’esercizio di questa particolare attività si realizza prevalentemente sotto forma di società di persone (3.507 le aziende con questa forma giuridica alla fine del 2021, pari al 43% del totale), un probabile riflesso della frequente conduzione familiare di questo tipo di attività.

Prendendo in esame le circa 1.700 società di capitale per cui sono disponibili i dati di bilancio, la foto restituita dal Registro delle imprese disegna l’identikit di un settore popolato per metà (il 68,4%) da realtà al di sotto dei 250mila euro di fatturato. Il 18,6% si colloca tra i 250 e 500mila euro, il 9,5% è nella fascia tra 500mila e 1 milione mentre un piccolo drappello (il 3,4%) totalizza a fine anno incassi superiori ai sei zeri 

L’esercizio di questa particolare attività si realizza prevalentemente sotto forma di società di persone (3.507 le aziende con questa forma giuridica alla fine del 2021, pari al 43% del totale), un probabile riflesso della frequente conduzione familiare di questo tipo di attività.

Spiagge, che affare: in dieci anni i balneari sono cresciuti del 25%

Il sindacato: «Al Sud ci sono ancora tante spiagge libere»

Per Antonio Capacchione, presidente di Sib, il sindacato italiano dei balneari, i dati di Union Camere sono sottostimati.

«I nostri dati parlano di 30mila attività e non di 10mila, probabilmente sono registrate diversamente rispetto a quelle che ha segnalato Unioncamere nel suo studio basato sui dati della Camera di Commercio - ha premesso - Al di là di questo aspetto posso confermare questa tendenza. Al Sud ci sono sempre state più spiagge libere rispetto al Centro e al Nord d'Italia. Ce ne sono ancora volendo, ma l'incremento dei gestori potrebbe di fatto arrestarsi se lo Stato non si deciderà a fare delle leggi più chiare che ne definiscano la gestione e i termini delle concessioni». Iat

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