sabato 17 febbraio 2024

L'Amarone ha troppo alcol? Si può rimediare

 

L'Amarone 

ha troppo alcol? 

«Si può rimediare 

senza cambiare 

il disciplinare»

Per molti produttori del Gruppo Giovani del Consorzio Valpolicella «si può già fare a 14 gradi». La risposta alla richieste di un vino più contemporaneo è nelle regole di produzione. La media decennale è però tra i 15 e 16%. La soluzione? Una segmentazione più netta tra i vini della zona. L'esempio arriva da una nuova realtà: Contrada Palui


di Davide Bortone

L'Amarone ha troppo alcol? «Si può rimediare senza cambiare il disciplinare»

Non serve cambiare il disciplinare di produzione: le regole che permetterebbero di produrre un Amarone senza troppo alcol esistono già. È quanto sostengono i produttori del Gruppo giovani del Consorzio della Valpolicella, nel ricordare che si può chiamare "Amarone" un vino che abbia (almeno) 14 gradi. Sul mercato, però, sono ancora troppo pochi quelli che si attengono a questo limite, ovvero al “minimo sindacale” stabilito per legge: molti di più gli Amaroni tra i 15 e i 16% vol. Lo confermano le medie decennali fornite a Italia a Tavola - Winemag dal Consorzio, che mostrano una sorta di stabilità nell'alcol a volume medio indicato sulle etichette. Rispetto ai 16,06% del 2010, i produttori si sono assestati tra i 15,31% medi del 2016 ai 15,85% del 2011. L'ultimo dato disponibile è quello del 2021, con 15,72%.

E allora il punto, forse, è un altro: quel che occorre alla Valpolicella è una segmentazione più netta dei vini, dalla “base” della piramide qualitativa al vertice: “Valpolicella”, "Valpolicella Superiore”, “Valpolicella Ripasso” e “Amarone della Valpolicella”. Perché se si cercano le concentrazioni in questo vino - e soprattutto se si utilizza l'appassimento anche nel Superiore - l'Amarone non potrà che essere un vino fotocopia o, nel migliore dei casi, un vino ancora più concentrato e potente, che rischia tuttavia di finire entro qualche anno fuori mercato. In zona, un esempio da cui (ri)partire ci sarebbe. L'annata 2021 del Valpolicella “Graspo Alto prodotto in Val Squaranto da una delle ultime cantine nate nella zona, Contrada Palaui dell'altoatesino Hannes (Hans Karl) Pichler, riportava in retro etichetta appena 11,5%. Non a caso un vino nato con la supervisione enologica di un giovane e promettente winemaker locale, Marco Signorini.

«Dobbiamo fare un Amarone più contemporaneo - ha dichiarato il presidente del Consorzio che tutela il grande rosso veronese, Christian Marchesini in occasioen di Amarone Opera Prima 2024 - contenendo innanzitutto il grado alcolico a cui il consumatore presta una grande attenzione e rendendo quindi tutti i nostri vini più freschi, con i produttori che devono agire sia in vigna, proteggendo dai raggi del sole i grappoli, visto il clima sempre più caldo, che in fruttaio». Ecco come la pensano otto esponenti di spicco del Gruppo Giovani del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, guidato dal 33enne Davide Manara.

Parola ai giovani produttori della Valpolicella

Davide Manara, Azienda agricola Manara: «Attenzione all'identità»

«Considerando il disciplinare di produzione dell'Amarone - dichiara Davide Manara dell'Azienda agricola Manara - potremmo già produrlo con gradazioni alcoliche inferiori a quelle attualmente presenti sul mercato in quanto esso ci autorizza, volendo, a vinificarlo con gradazione minima consentita di 14% alc. Come produttrici e produttori della Valpolicella preferiamo differenziare quello che è l'offerta vinicola. Una distinzione nel posizionamento dei nostri vini come Amarone, Valpolicella Ripasso, Valpolicella Superiore e Valpolicella ci consente di soddisfare le preferenze di tutti gli amanti dei grandi rossi, senza correre il rischio di intaccarne l'identità e di instillare confusione nella mente dei consumatori. Ad ogni modo, il Consorzio per la tutela dei Vini Valpolicella dal 2022 organizza incontri sul territorio per sensibilizzare di giorno in giorno i produttori alle nuove tendenze di consumo»

Pietro Sartori, Collis Heritage Spa: «Evoluzione, non rivoluzione»

«I disciplinari - commenta Pietro Sartori di Collis Heritage Spa - sono scritti per dare la massima espressione vitivinicola di un territorio e tutelarla. In un contesto in continuo mutamento per condizioni climatiche, ampelografiche e tecnologiche è normale che si renda necessaria qualche modifica per adattarli. Evoluzione però non è rivoluzione ed è fondamentale mantenere l'identità di un prodotto così iconico come lo è l'Amarone. I margini di miglioramento del testo comunque ci sono, soprattutto sulla parte agronomica, sul sistema di allevamento e sull'intensità di impianto».

L'Amarone ha troppo alcol? «Si può rimediare senza cambiare il disciplinare»

Davide Manara, Pietro Sartori, Marta Galli, Malvina Begalli

Marta Galli, Le Ragose: «Mai seguire le mode»

«Mentre 30-40 anni fa si facevano normalmente Amaroni di 14-14,5% - evidenzia Marta Galli della cantina Le Ragose - oggi difficilmente si riesce a stare sotto i 16. Puntiamo su eleganza e bevibilità dal 1969 prima con il nonno Arnaldo e la nonna Marta che fondarono l'azienda e dagli anni 90 con il papà Paolo e lo zio Marco (agronomo ed enologo). Negli anni non abbiamo mai seguito le mode e siamo sempre stati fedeli alla nostra filosofia ed al rispetto del territorio e delle sue tradizioni. L'utilizzo di varietà locali, la vinificazione in botte grande per lungo tempo (usciamo con Amaroni riserva di 10 anni come annata corrente) e la ricerca di una grande bevibilità sono sempre stati per noi i punti di partenza. Il nostro disciplinare permette già di fare Amaroni dai 14 gradi in su ma le condizioni climatiche non lo permettono e fare l'Amarone con l'uva cruda puo` abbassare sì la gradazione ma la qualita` e` un'altra cosa».

Malvina Begalli, Corte Odorico Wine Relais: «Modifica inutile»

«Essere consapevoli e rimanere aggiornati sulle direzioni dei mercati e consumi internazionali è importante - rimarca Malvina Begalli di Corte Odorico Wine Relais - ma credo che, avendo la Valpolicella a disposizione cinque referenze che variano ampiamente per tipologia, complessità e livelli di alcol, il nostro territorio e la nostra denominazione possano già offrire al mercato internazionale prodotti diversi che possano soddisfare le diverse richieste. Una modifica al disciplinare non sarebbe necessaria in quanto il Disciplinare di Produzione dell'Amarone ci autorizza già a vinificarlo con gradazione minima di 14% alc. Se il mercato richiede vini meno “carichi” dal punto di vista alcolico, la Valpolicella può offrire già tre diverse referenze, il Valpolicella, Valpolicella Superiore e il Ripasso, quindi e solo una questione di consapevolizzare il consumatore ed il mercato di questa stupenda varietà di offerta».

Alcol dell'Amarone, la chiave è nel disciplinare

Nicola Perusi, Azienda agricola Mizzon: «Modifiche? Sulla parte agronomica»

«I disciplinari - dichiara Nicola Perusi dell'Azienda agrucola Mizzon - sono scritti per dare la massima espressione vitivinicola di un territorio e tutelarla. Nel tempo cambiano le condizioni climatiche, ampelografiche, tecnologiche e quindi è corretto adattarli passo passo con l'evoluzione del territorio senza snaturare il prodotto. Io sul disciplinare lavorerei molto sulla parte agronomica, sistema di allevamento, produzione, intensità di impianto, tipi di uve, anche con lo sviluppo di studi e l'inserimento di uve resistenti che sempre più si confermano qualitative e rispettose dell'uva originale. Altro passo è, inoltre, un lavoro di maggiore definizione dal punto di vista alcolico dei vini delle nostre denominazione per mantenere una identità più lineare e definita. È fondamentale il legame vino-territorio, anche per vini che subiscono la tecnica dell'appassimento, tramite la quale si vanno ad esaltare proprio le caratteristiche del territorio».

Giuseppe Venturini, Villa Crine: «L'alcol deve essere integrato»

«L'Amarone - sottolinea Giuseppe Venturini - è da sempre stato un vino con un elevato tenore alcolico. Negli ultimi anni si è visto un incremento di esso e le cause si possono attribuire a più fattori, in primis il clima durante le fasi di maturazione dell'uva. Il grande pregio di un Amarone di qualità sta nel fatto che sebbene l'alcol sia presente in elevate quantità è ben integrato nella struttura del vino e conferisce quindi sensazioni calde e dolci oltre ad avere una elevata predisposizione ai lunghi affinamenti. Per valutare proposte di modifica del disciplinare mi piacerebbe capire che tecniche si metterebbero in atto al fine di modificarne le caratteristiche».

L'Amarone ha troppo alcol? «Si può rimediare senza cambiare il disciplinare»

Nicola Perusi, Giuseppe Venturini, Sofia Bustaggi, Sofia Fugolo

Sofia Bustaggi, Corte Figaretto: «Esiste l'Amarone da 14%»

«La modifica di un disciplinare è cosa delicata - ammette Sofia Bustaggi di Corte Figaretto - ed io nel mio piccolo non ho gli strumenti per avere una visione di insieme. Eventualmente la competenza di questa scelta sarebbe del Consorzio che riceve quotidianamente feedback dal trade, dalla ricerca, dalla stampa quindi ha tutte le competenze per adottare eventuali modifiche. Comunque, il disciplinare consente già oggi di proporre Amarone con grado alcolico 14% e quindi personalmente non vedo la necessità di scendere sotto questo limite. Noi ci troviamo in Valpantena, l'appassimento delle uve si svolge in Valpantena e i singoli appezzamenti vengono vinificati e affinati separatamente. L'assemblaggio è poi effettuato prima dell'imbottigliamento».

Sofia Fugolo, Azienda agricola Fugolo Gianluca: «Non snaturiamo l'Amarone»

«Stiamo vivendo anni di cambiamento non solo nel trend di consumo - ricorda Sofia Fugolo dell'Azienda agricola Fugolo Gianluca - ma soprattutto di cambiamento climatico con un clima sempre più caldo che incide in modo diretto sull'alcolicità dei nostri vini. Ma le sfide non ci hanno mai fatto paura. Credo che sia stimolante lavorare in questi anni perché oltre a clima, suolo e ambiente sono fondamentali anche le nostre scelte e il modo di lavorare in vigneto sempre più meticoloso e di assoluta attenzione. Fondamentale, secondo me, è non snaturare il significato di Amarone. Credo che il Consorzio abbia un ruolo importante e di responsabilità nel guidare un'intera denominazione verso quelli che sono i trend di consumo per mantenere attiva, di qualità e soddisfacente la produzione di un vino Docg come l'Amarone, di importanza storica e paesaggistica. La scelta di modificare un disciplinare deve essere ponderata e valutata nei minimi dettagli per adattarlo all'evoluzione ma è importante che non andiamo a perdere qualità e prestigio». IAT

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