Un bar del Centro Direzionale di Napoli ha inviato tramite messaggistica privata un’offerta di lavoro a un aspirante cameriere. Le condizioni prevedevano turni dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 17, con pausa pranzo, per un totale di circa 50 ore settimanali. La retribuzione proposta era di 150 euro a settimana, pari a circa 3 euro l’ora, per mansioni di «consegna e servizio ai tavoli».
L’offerta, priva di riferimenti a contratti regolari, è stata rilanciata sui social dal deputato napoletano dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, che ha denunciato pubblicamente il caso. La cifra indicata è lontana dai minimi salariali previsti dai contratti collettivi del settore.
La proposta ha suscitato numerosi commenti critici. «Per 150 euro a settimana vuol dire che cerca uno schiavo, non un collaboratore», scrive un utente. E un altro aggiunge: «Poi dicono che la generazione di oggi non vuole lavorare, ma in giro ci sono questi parassiti che vogliono sfruttare. È logico che nessuno accetti».
L’episodio evidenzia le difficoltà persistenti nel comparto della ristorazione, tra offerte di lavoro irregolari e carenza di personale qualificato. Il nodo resta quello del rispetto dei contratti collettivi e di una retribuzione adeguata alle mansioni, un tema centrale per la sostenibilità del settore turistico e della ristorazione.
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