Wine Club Partesa
fa rivivere il Trigabolo: il vino incontra
la leggenda
della cucina italiana
Partesa celebra il mondo del vino con una giornata di degustazioni, masterclass e una cena d’autore al Convento dei Neveri. A coronare l’evento la rievocazione del mitico Trigabolo con Corelli, Bassi e Gualandi . L’iniziativa, guidata da Andrea Grimandi e Alessandro Rossi, ha riunito produttori e professionisti per riflettere sulle nuove tendenze del mercato: qualità, autenticità e sostenibilità
direttore
Dopo quarant'anni rinasce per una sera il mito del Trigabolo, il rivoluzionario ristorante pop italiano che nei primi anni 80, con una brigata di giovanissimi chef, alcuni dei quali minorenni, rivoluzionò la cucina e le abitudini degli italiani, aprendo fra l’altro la strada a quella che era la cucina espresso e guadagnando 3 stelle.

A rievocare quest'esperienza tre dei protagonisti stellati del periodo Igles Corelli, Italo Bassi e Mauro Gualandi (era assente il solo Bruno Barbieri) in occasione di una cena organizzata per Wine Club Partesa, evento che al Convento dei Neveri di Bariano (Bg) ha coinvolto un esclusivo gruppo selezionato di giornalisti e professionisti del vino per valutare insieme sia un centinaio di etichette, sia le prospettive del mondo del vino che ha bisogno di proposte sempre più di qualità
Degustazioni e masterclass d’eccellenza
È stata una giornata di degustazioni e incontri e master class insieme ad Alessandro Rossi, National category manager Wine di Partesa e a produttori italiani e internazionali del portafoglio della società. da Drappier e Silver Oak a Merotto, da San Salvatore a Francesco Bellei, Montauto e molti altri.
Fra i momenti più interessanti della giornata, oltre alla visita al museo di Luigi Veronelli (che è ospitato proprio nell’ex convento), le masterclass tematiche guidate da Eros Teboni, già miglior sommelier d'Italia e collaboratore d'Italia a Tavola, dedicate alla longevità dei grandi vini rossi e dei grandi vini bianchi.
Le parole di Andrea Grimandi: un comparto in evoluzione
«Il 2025 è stato un anno complesso, segnato da profondi cambiamenti e da una continua evoluzione nelle abitudini di consumo, che probabilmente proseguirà anche nei prossimi anni» ha dichiarato Andrea Grimandi, Amministratore Delegato di Partesa. «In questo contesto, la nostra forza è la capacità di adattarci, mantenendo sempre una presenza costante e vicina al mercato, grazie alle nostre persone e a iniziative aggregative e formative come questa. Oggi iniziamo a cogliere segnali concreti di ripartenza: il mercato sta ritrovando equilibrio e i consumatori attribuiscono sempre più valore all’esperienza, alla qualità e all’identità dei prodotti. Partesa è e continuerà ad essere al fianco di produttori, operatori e clienti, evolvendo modelli e format per anticipare i cambiamenti e supportare la creazione di valore lungo la filiera. Il comparto enologico resta centrale nella nostra strategia e continueremo a investire in formazione, innovazione, servizi e momenti di incontro importanti come questo».

Il futuro del vino secondo Alessandro Rossi
«Il settore del vino vive una fase di trasformazione che va letta con lucidità e apertura» ha aggiunto invece Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa. «I consumatori chiedono vini più autentici, trasparenti e sostenibili, con profili più freschi e una gradazione moderata. È un cambiamento che nasce non solo dal gusto, ma da una nuova consapevolezza culturale: si beve meno, ma meglio. La ristorazione gioca un ruolo decisivo in questa evoluzione: oggi è nei ristoranti che si forma la cultura del vino, grazie a carte più ragionate e inclusive, capaci di avvicinare anche le nuove generazioni. Con Partesa vogliamo accompagnare questo processo, offrendo ai professionisti del settore strumenti, formazione e un portafoglio capace di rappresentare il vino come valore, non solo come prodotto».
La cena evento: tre chef e un mito gastronomico
Le interessanti opportunità offerte oggi dal gruppo Partesa, con le sue selezioni di vini, bevande e spirits di ogni genere, sono state l'occasione per la ricordata cena a cura dei tre chef stellati che si è aperta con un antipasto Yin Yang di Italo Bassi: un'insalata di gamberi Rossi , quinoa, zenzero, avocado, mango, sale di Cervia e caviale.

Una proposta decisamente gustosa, interessante e oggi - a distanza di oltre quarant'anni della sua prima presentazione - assolutamente attuali e simbolo di una creatività davvero vincente anche ai tempi del Trigabolo. Ad accompagnare il piatto uno champagne Drappier Grande Sendrèe rosé 2010.

Sempre di Italo Bassi è seguiti un Risotto al cavolo nero, caprino, latte di aringa affumicata e polvere di cipolla bruciata in abbinamento ad un vino austriaco, un Wachau Gruner Veltliner Smarago Ried Achletien.
Il piatto di Igles Corelli e l’eredità del Trigabolo
Il piatto forte è stato poi quello di Igles Corelli, un’altra delle eredità simbolo del Trigabolo: Il capriolo si fa tonno con mele speziate e sformato di porri. Una proposta assolutamente più che attuale, in cui la tecnica e le sfumature degli accostamenti sanno di originalità e di buon gusto. In questo caso l'abbinamento era con il francese Henry de Villamont Vosne Romanée 2020.

Il dessert di Mauro Gualandi: un ritorno alla dolcezza
E per finire il dessert a cura di Mauro Gualandi. Anche in questo caso un piatto “datato”, che probabilmente è difficile oggi ritrovare nei menu per la discutibile tendenza a togliere dolcezza e zucchero nelle proposte dei dolci, ma che rappresenta davvero un inno al concetto di dessert: Bignè fritti e caramellati con crema al mandarino.

Anche in questo caso l'abbinamento era con un vino francese, uno Chateau de Fargues Sauternes Lur Saluces.


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