Shanghai, il respiro
della metropoli
Centinaia di grattacieli in un paesaggio di acciaio e vetro. Tra viadotti e treni superveloci la “città sul mare” guarda al futuro decisa a
Una metropoli in continuo divenire
25 milioni di abitanti, ma col prossimo censimento si sfioreranno i 30: la città più popolata del mondo si presenta come una immensa galassia di strade a quattro corsie, grattacieli, ponti e viadotti.

Tutto qui è veloce e “smart”, anche le grandi rivoluzioni urbanistiche realizzate in appena vent’anni. Il panorama cittadino è rapidamente cambiato: dove c’erano campi ora fiorisce una miriade di grattacieli e il profilo della città è diventato una sorta di gigantesco pop-up che da ogni angolo visuale decuplica prospetticamente l’orizzonte della metropoli per antonomasia, New York.
La città in verticale
La città in verticale

I grattacieli sono centinaia, migliaia, e tutti di nuovissima costruzione. Fra i giganti di Shanghai, il più “antico” (è del 1995…) è la torre televisiva Oriental Pearl Tower, alta 468 metri e progettata da Jia Huan Cheng, ispiratosi, nel disegno, a un poema della dinastia Tang.
Sfiora il mezzo chilometro, con i suoi 492 metri, lo Shanghai World Financial Center (inaugurato nel 2008), il terzo più alto grattacielo di Shanghai e di tutta la Cina. Nella parte superiore è stata realizzata una grande apertura rettangolare che ne diminuisce la resistenza al vento; vista da lontano, la silhouette è quella di un apribottiglie, e con questo nomignolo è oggi conosciuto l’edificio. Secondo il disegno originale, commissionato allo studio di architettura Kohn Pedersen Fox e poi sviluppato da un consorzio di investitori giapponesi, l’apertura doveva essere circolare, ma è stata modificata perché troppo simile al sole nascente della bandiera giapponese.
Di poco più bassa (421 metri) è la Jin Mao Tower, ma la primatista è la Shanghai Tower, che con i suoi 128 piani svetta per 632 metri: è il secondo grattacielo più alto al mondo, superato solo dal Burj Khalifa di Dubai. Ma i primati di Shanghai non finiscono qui.Il futuro è adesso

Come in tutte le metropoli “in progress”, anche qui il tempo del lavoro, dei traffici e della produttività comprime sempre più gli spazi di contemplazione del passato. Sarà per questo che si vede qualche anziano sedere con aria sconcertata in luoghi poco adatti alla sosta, come all’incrocio di grandi arterie di scorrimento o sotto intersezioni multiple di cavalcavia dove il traffico delle ore di punta si imbottiglia inesorabilmente.
Forse tanto impetuoso divenire stordisce. Chi resta indietro sembra tagliato fuori. E magari aveva ragione Einstein: la vita è come andare in bicicletta e per restare in equilibrio bisogna pedalare.
Marco Bevilacqua
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