Annie Féolde in difesa
dell'extravergine
«Non ancora tutelato
dalle istituzioni!»
Annie Féolde lamenta una mancanza di tutela
nei confronti dell'olio extravergine italiano. D'accordo con la chef-owner dell'Enoteca Pinchiorri anche Rocco Pozzulo, presidente della Federazione italiana cuochi: «L'olio è prodotto bandiera della nostra cucina, le istituzioni sensibilizzino ristoratori e consumatori»
nei confronti dell'olio extravergine italiano. D'accordo con la chef-owner dell'Enoteca Pinchiorri anche Rocco Pozzulo, presidente della Federazione italiana cuochi: «L'olio è prodotto bandiera della nostra cucina, le istituzioni sensibilizzino ristoratori e consumatori»
L'olio extravergine d'oliva non è abbastanza tutelato dalle istituzioni. Questa l'"accusa" di Annie Féolde (nella seconda foto), che lancia un appello a suo nome e a quello del suo ristorante Enoteca Pinchiorri a Firenze (3 Stelle Michelin), nella speranza che finalmente anche l'oro verde italiano venga riqualificato.
«L'olio extravergine è ancora in pericolo - dice la chef fiorentina d'adozione - perché le leggi italiane non lo tutelano. E anche nella ristorazione mi fa rabbia vederlo in altri locali svilito. Bisogna far assaggiare tanti oli, far vedere le etichette e avere un carrello degli oli, tanto più ora che in Italia sono stati fatti molti progressi per la qualità olivicola, e ci sono le monocultivar. Chi è in sala deve saper raccontare il prodotto, e tutto quello che c'è attorno all'olio, in termini di tutela del paesaggio, di gusto e di tradizione produttiva». Questo il grido d'allarme lanciato tramite Ansa dalla lady pluristellata in occasione delGourmet festival, promosso da Relais & Chateaux con 43 cene a quattro mani in 24 ristoranti associati.
L'extravergine è una costante anche nella cucina di Anthony Genovese da Il Pagliaccio di Roma, unico due Stelle Michelin della capitale, sia nelle espressioni più vicine all'esperienza lavorativa a Tokyo come il Fegato grasso al miso, ricciola e mela, sia nei piatti più di tradizione italiana con gli Spaghetti di grano arso, ricci e lumachine di mare. Insieme all'impegno di valorizzazione di altri due patrimoni nazionali, il vino con una cantina ricca di rarità enologiche e le acque minerali, con tanto di idrosommelier in sala. Da qui l'appello dei due chef pluristellati, in linea col Manifesto associativo, a «preservare le tradizioni culinarie di tutto il mondo» e a «instaurare un dialogo con i protagonisti della filiera agricola e produttiva anche al fine di proteggere la biodiversità».
Pozzulo ha molto a cuore la qualità dei prodotti scelti, sia in cucina che nelle iniziative della federazione: «Per svariati anni - ricorda il presidente - abbiamo risentito nelle gare e nei concorsi internazionali, a cui abbiamo preso parte come associazione, dell'uso dell'olio extravergine: molto spesso le giurie prediligevano il burro. Abbiamo lottato, tenuto alta la qualità dei nostri prodotti».
E per quanto riguarda le istituzioni, «sono le prime che dovrebbero muoversi, dando importanza a questo prodotto. Prima di tutto - conclude Rocco Pozzulo - perché l'olio viene prodotto su tutto il territorio nazionale, rappresenta la nostra identità. In secondo luogo perché i ristoratori potrebbero godere di un plus nel proporre una carta degli oli o comunque oli di qualità, se ne fosse fatta sufficiente informazione. Se le istituzioni per prime promuovessero le produzioni del territorio, facessero conoscere con eventi e tutelassero con norme gli oli italiani, quelli artigianali in particolare, sicuramente questi sarebbero più apprezzati dal consumatore e serviti con più frequenza nei ristoranti».
I discorsi della Féolde e di Rocco Pozzulo, sono perfettamente in linea con le esigenze del fare impresa. Un'esigenza ora compresa dal sindaco di Firenze Dario Nardella: «Recentemente il sindaco - ha raccontato Annie Féolde - aveva proposto l'obbligo di utilizzo per il 70% di prodotti locali. Abbiamo spiegato quel che serve a una realtà come la nostra Enoteca che ha 45 dipendenti, dei quali 20 in cucina, e ha recentemente aperto a Dubai, oltre che a Nagoya in Giappone».
«Con Nardella ci siamo capiti, l'obbligo - conclude Féolde - avrebbe reso impossibile l'attività di ristorazione, ed è stato chiuso il malinteso. Una legge può stimolare l'educazione alimentare, e su questo ho fiducia. Non può tuttavia imporre limiti, e io non voglio morire di cinta senese se posso scegliere la mora romagnola, una carne più costosa ma ne vale la pena».
Ricordiamo che Annie Féolde è stata uno dei principali relatori al talk show“L’ospitalità e lo stile italiano motori del turismo e della filiera agroalimentare” svoltosi a Firenze nell'ambito del Premio Italia a Tavola. Dopo il convegno le è stato consegnato il premio speciale Pegaso del Consiglio regionale Regione Toscana “per 40 anni di stile e alta cucina”, e infine ha coordinato la super-brigata di chef durante la cena di gala, svoltasi a Palazzo Borghese.
Italiaatavola
«L'olio extravergine è ancora in pericolo - dice la chef fiorentina d'adozione - perché le leggi italiane non lo tutelano. E anche nella ristorazione mi fa rabbia vederlo in altri locali svilito. Bisogna far assaggiare tanti oli, far vedere le etichette e avere un carrello degli oli, tanto più ora che in Italia sono stati fatti molti progressi per la qualità olivicola, e ci sono le monocultivar. Chi è in sala deve saper raccontare il prodotto, e tutto quello che c'è attorno all'olio, in termini di tutela del paesaggio, di gusto e di tradizione produttiva». Questo il grido d'allarme lanciato tramite Ansa dalla lady pluristellata in occasione delGourmet festival, promosso da Relais & Chateaux con 43 cene a quattro mani in 24 ristoranti associati.
L'extravergine è una costante anche nella cucina di Anthony Genovese da Il Pagliaccio di Roma, unico due Stelle Michelin della capitale, sia nelle espressioni più vicine all'esperienza lavorativa a Tokyo come il Fegato grasso al miso, ricciola e mela, sia nei piatti più di tradizione italiana con gli Spaghetti di grano arso, ricci e lumachine di mare. Insieme all'impegno di valorizzazione di altri due patrimoni nazionali, il vino con una cantina ricca di rarità enologiche e le acque minerali, con tanto di idrosommelier in sala. Da qui l'appello dei due chef pluristellati, in linea col Manifesto associativo, a «preservare le tradizioni culinarie di tutto il mondo» e a «instaurare un dialogo con i protagonisti della filiera agricola e produttiva anche al fine di proteggere la biodiversità».
Annie Féolde
Dalla parte di Annie Féolde anche il presidente della Federazione italiana cuochi Rocco Pozzulo (nella terza foto) che si erge a rappresentanza di tutta l'associazione, sperando che questo prodotto bandiera italiano trovi un suo spazio nella cultura enogastronomica del Belpaese. «È necessario che l'olio extravergine venga rivalorizzato - afferma Pozzulo - e per fare questo bisogna informare il consumatore su quanto vasta e di qualità possa essere la sua produzione. Il problema purtroppo ha radici profonde: molto spesso anche alcuni ristoratori non lo utilizzano in cucina per contenere le spese, e questo è sbagliato. L'olio è uno dei prodotti bandiera del Made in Italy».Pozzulo ha molto a cuore la qualità dei prodotti scelti, sia in cucina che nelle iniziative della federazione: «Per svariati anni - ricorda il presidente - abbiamo risentito nelle gare e nei concorsi internazionali, a cui abbiamo preso parte come associazione, dell'uso dell'olio extravergine: molto spesso le giurie prediligevano il burro. Abbiamo lottato, tenuto alta la qualità dei nostri prodotti».
Rocco Pozzulo
E per quanto riguarda le istituzioni, «sono le prime che dovrebbero muoversi, dando importanza a questo prodotto. Prima di tutto - conclude Rocco Pozzulo - perché l'olio viene prodotto su tutto il territorio nazionale, rappresenta la nostra identità. In secondo luogo perché i ristoratori potrebbero godere di un plus nel proporre una carta degli oli o comunque oli di qualità, se ne fosse fatta sufficiente informazione. Se le istituzioni per prime promuovessero le produzioni del territorio, facessero conoscere con eventi e tutelassero con norme gli oli italiani, quelli artigianali in particolare, sicuramente questi sarebbero più apprezzati dal consumatore e serviti con più frequenza nei ristoranti».
I discorsi della Féolde e di Rocco Pozzulo, sono perfettamente in linea con le esigenze del fare impresa. Un'esigenza ora compresa dal sindaco di Firenze Dario Nardella: «Recentemente il sindaco - ha raccontato Annie Féolde - aveva proposto l'obbligo di utilizzo per il 70% di prodotti locali. Abbiamo spiegato quel che serve a una realtà come la nostra Enoteca che ha 45 dipendenti, dei quali 20 in cucina, e ha recentemente aperto a Dubai, oltre che a Nagoya in Giappone».
«Con Nardella ci siamo capiti, l'obbligo - conclude Féolde - avrebbe reso impossibile l'attività di ristorazione, ed è stato chiuso il malinteso. Una legge può stimolare l'educazione alimentare, e su questo ho fiducia. Non può tuttavia imporre limiti, e io non voglio morire di cinta senese se posso scegliere la mora romagnola, una carne più costosa ma ne vale la pena».
Ricordiamo che Annie Féolde è stata uno dei principali relatori al talk show“L’ospitalità e lo stile italiano motori del turismo e della filiera agroalimentare” svoltosi a Firenze nell'ambito del Premio Italia a Tavola. Dopo il convegno le è stato consegnato il premio speciale Pegaso del Consiglio regionale Regione Toscana “per 40 anni di stile e alta cucina”, e infine ha coordinato la super-brigata di chef durante la cena di gala, svoltasi a Palazzo Borghese.
Italiaatavola
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